Gigi Garanzini, Il Sole-24 Ore 10/7/2010;, 10 luglio 2010
«LIPPI? NON VOGLIO INFIERIRE»
Il solito caffè, in zona Vigentina, con un piccolo pergolato fresco dove fermarsi a chiacchierare. Mentre donna Luisa fa la spola tra una commissione e l’altra e stratifica, poco alla volta, le borse della spesa, il sacchetto da farmacia, vecchie e nuove ricette. Era un bel po’ che non si faceva vedere, il vecio Enzo, tra un controllo e un tagliando, qualche brutto periodo, altri di sollievo. Adesso che si è deciso parte a voce fioca, come al telefono, ma sale presto di tono, mano a mano che si accalora. Finendo per reclamare l’attenzione dei tavolini intorno, proprio come ai bei tempi.
Che mondiale è stato per il ct più amato dagli italiani?
Una delusione tremenda. Di cui c’erano state avvisaglie, ma che non mi aspettavo in queste proporzioni. Un disastro. E io che ormai al calcio guardo con grande distacco, quando c’è di mezzo l’Italia non ho ancora imparato e non imparerò mai a non soffrire. Della maglia azzurra sono rimasto tifoso. Così tifoso che a vederla in quello stato mi arrabbio. Anzi, se sul Sole 24 Ore si può caricare il verbo, mi incazzo.
Non è un linguaggio da patriarca, ma effettivamente rende meglio l’idea. Che cosa in particolare?
Tutto. Il risultato, il gioco, l’approccio, la caccia alle streghe che si scatena in questi casi.Ma soprattutto l’errore commesso prima, anzi il doppio errore.
Vediamo se indovino. Un commissario tecnico che va e viene come se casa-Italia fosse il Twiga?
Io credo che dalla guida di una nazionale si debba andar via solo da sconfitto. Non da vittorioso. E in ogni caso non per poi cambiare idea e tornare sui propri passi quando ti fa comodo.
Ferma restando la responsabilità di chi ti richiama.
Quella senza dubbio. L’ultima parola spetta sempre alpotere,ed è chiaro che l’errore più grave lo ha commesso il potere. Dopo aver già sbagliato prima.
Con Donadoni.
Sissignore, con Donadoni. Per lui mi è spiaciuto davvero tanto, perché è stato un grande giocatore ed è una persona perbene. Se poi la vogliamo mettere sul piano dei risultati, ricordo che Donadoni fu licenziato per aver pareggiato e poi perso ai rigori con la squadra che sarebbe diventata campione d’Europa. E che domani sera potrebbe diventare anche campione del mondo. La ricordo bene quella partita. Primo tempo Spagna, secondo tempo Italia,e l’amarezza finale per la sensazione che fosse mancato davvero poco, pochissimo per buttarli fuori.
In Sudafrica invece.
Una delusione enorme, su tutta la linea. Tanto da chiederti di cambiare discorso, perché non ho mai infierito in vita mia e non vorrei cominciare adesso alla mia veneranda età. Basta che non senta più parlare di ’86 perché mi pare di ricordare che il girone lo passammo,e pareggiammo con l’Argentina di Maradona che avrebbe poi vinto il mondiale, e a eliminarci agli ottavi fu la Francia di Platini che era per noi in quel momento un ostacolo troppo alto e non per caso arrivò in semifinale.
Che mondiale è stato?
Buono. Ma ci voleva un altro pallone, non quella roba di plastica. Ho visto errori inammissibili per grandi giocatori. E quando sbagliano tutti vuol dire che è sbagliato il pallone, visto che i campi erano perfetti.
Tatticamente?
Interessante, ma con qualche stranezza. Ho visto squadre con un loro gioco ben costruito smarrirsi, e perderlo, proprio quando avevano in mano la partita. Mi ha colpito in particolare la Spagna nel finale della partita con la Germania. Ha fatto il solito, grande possesso palla fino al gol. Poi, una volta in vantaggio, quando a maggior ragione sarebbe stato il momento del titic-titoc, non era più lei, lo aveva smarrito. Difficile dirlo da così lontano, ma credo sia un problema di stress che evidentemente è sempre più alto.
Si potrebbe spiegare così anche il flop dell’Inghilterra. Vedere gente come Lampard e Gerrard balbettare calcio contro l’Algeria, con tutto il rispetto, non è normale.
Anche lì non facile da spiegare. Forse troppe vittorie iniziali, parlo delle qualificazioni, l’illusione che fosse tutto più semplice. Capello non è uno che sbaglia la scelta dei giocatori, probabilmente non conosceva abbastanza gli uomini. E forse è stato tradito da persone che credeva di conoscere e riteneva migliori. L’esempio è Terry. Prima è crollato come persona, poi come giocatore.
Anche a te ha fatto male misurare la sofferenza di Maradona?
Sì, perché ho sempre avuto simpatia per lui. E sapendo quanto sia stato malato, mi ha dato una gran pena vederlo quasi piangere per la sconfitta. Lui è un sentimentale, ha scelto quelli che giocano in Argentina per affetto e non si è reso ben conto di quello che invece gli argentini avevano prodotto in Europa. Fermo restando che non portare uno come lo Zanetti di quest’anno è peccato mortale.
Un allenatore che non conoscevi e ti ha colpito in maniera particolare?
Non al Mondiale. Rafa Benitez mi piace molto. una persona colta, e questo è un valore aggiunto.
Prandelli ha speso per te parole molto belle.
Che mi hanno toccato. Penso di lui che abbia già dato un grande contributo alla crescita di tanti giovani, e sono certo che a maggior ragione ora procederà in questa direzione.
Però viene anche lui dal mercato, dai club. E la tua teoria è che il commissario tecnico debba provenire dai ranghi federali.
Non è mia, è di Artemio Franchi, il più grande dirigente che il calcio italiano abbia avuto. Franchi gli allenatori li allevava, dalle giovanili fino alla nazionale maggiore. Io per esempio sono stato allevato da lui, persona di statura oggi inimmaginabile.
l’ora di rincasare, di consegnare la spesa a Luisa. «La roccia a cui resto aggrappato. Fa bene a costringermi ogni tanto ad uscire, sa che i saluti e l’affetto della gente mi danno gioia. Qualcuno lo farà magari perché mi vede col bastone, ma succedeva anche quando ero più sano. Quando hai problemi di salute, una stretta di mano, qualche volta un abbraccio per strada sono un balsamo». Inutile aggiungere che l’ho a mia volta stretto forte,sull’ascensore di casa, a nome di tutti i lettori del Sole.