Gabriele Dossena, Corriere della Sera 10/7/2010, 10 luglio 2010
LA LUCE? SI ACCENDE GRAZIE ALL’IDROGENO - (A
Marghera il via alla prima ecocentrale al mondo: produce energia elettrica) -
Il Petrolchimico di Porto Marghera rinasce con l’idrogeno. Da lunedì, a Fusina, nell’area industriale di Marghera, entrerà in funzione la prima centrale elettrica a idrogeno del mondo. Un evento quasi di portata storica, destinato a capovolgere il concetto di Porto Marghera, da paradigma dell’inquinamento atmosferico a luogo-simbolo dell’energia pulita.
Si avvera così un sogno cominciato nel 2003, quando parlare di idrogeno sembrava ancora fantascienza. E comincia una nuova era: la centrale di Fusina, con i suoi 16 megawatt di potenza sarà in grado di produrre 60 milioni di chilowattora all’anno, quanto basta per soddisfare il fabbisogno di 20 mila famiglie, evitando l’emissione nell’atmosfera di oltre 17 mila tonnellate di anidride carbonica. Lunedì mattina, l’inaugurazione. Che vedrà schierati in prima fila il sindaco di Venezia Giorgio Orsoni e il governatore della Regione Veneto Luca Zaia, oltre al numero uno dell’Enel Fulvio Conti.
Il progetto, nato nell’ambito del consorzio Hydrogen Park avviato dall’Enel nel 2003, insieme all’Unione industriali di Venezia, alla Regione Veneto e al ministero dell’Ambiente, si pone anche l’obiettivo di dare corpo al «Distretto dell’idrogeno» a Porto Marghera. Un’operazione ambiziosa, con l’obiettivo, non secondario, di avviare la riconversione dell’intera area di Porto Marghera, insieme all’attivazione di una serie di interventi sperimentali su tecnologie innovative per la produzione, lo stoccaggio e l’utilizzo dell’idrogeno nella generazione dell’elettricità e nei trasporti (come la navigazione in laguna: allo studio c’è anche il progetto per far viaggiare a idrogeno i 160 vaporetti di Venezia).
Punto di forza della centrale di Fusina, che ha comportato circa 50 milioni di investimento, è l’utilizzo dell’idrogeno come combustibile, che viene bruciato all’interno di una speciale caldaia, per produrre elettricità. Un modo, apparentemente semplice, ma quanto mai comodo e vantaggioso, dal momento che la «materia prima» sarà proprio quell’idrogeno fino a ieri relegato a prodotto di scarto dei cicli di lavorazione dell’etilene dal vicino polo petrolchimico. Dal Petrolchimico l’idrogeno sarà trasferito alla nuova centrale tramite una tubatura lunga 4 chilometri, e poi brucerà azionando una turbina per la produzione diretta di energia elettrica. Nemmeno il calore di scarto dell’impianto andrà disperso, dal momento che verrà utilizzato per produrre vapore che, a sua volta, farà girare la turbina della vicina centrale a carbone.
Per l’ex monopolista elettrico, tra l’altro primo produttore mondiale di energia pulita (21 miliardi di kilowattora prodotti in 600 impianti attivi in 16 Paesi tra Europa e Americhe) si tratta di un nuovo traguardo, che comunque rientra in un piano da 7,4 miliardi di investimenti da destinare entro il 2012 all’innovazione tecnologica per uno sviluppo compatibile, all’interno del più ampio «Progetto ambiente e innovazione». E con la centrale di Fusina parte una nuova sfida. Un tuffo nel futuro.