Luca Ricci, Il Messaggero 10/7/2010, 10 luglio 2010
LA BORSA DEGLI SCRITTORI
notorio: nel rutilante mondo delle patrie lettere basta un niente per far impennare le azioni di un autore o farle colare a picco (è anche questo un segnale, terribile, dell’endemica fragilità del sistema). Un libro che s’accende per il passaparola o, viceversa, delude le aspettative, un premio vinto o perso (magari con lo scarto di un solo voto), un peana o una stroncatura da parte di un critico... E allora, in attesa di sapere chi vincerà tra rapsodi e reporter (leggasi: New Italian Epic versus New Italian Realism), chi sale e chi scende, chi è in ribasso e chi in rialzo, nel borsino letterario dell’estate 2010?
Valeria Parrella è in ribasso. Sarà che il film tratto dal suo libro einaudiano Lo spazio bianco (Einaudi 2008, 14,50) non andò bene perché uscì in tempi di presunta pandemia influenzale, fatto sta che con l’ultima sortita Ma quale amore (Rizzoli 2010, 15,00) l’autrice napoletana ha confezionato una specie di autofiction con troppo mestiere e troppo poco cuore. Sono lontani i tempi degli strepitosi racconti di Mosca più balena (minimumfax 2003, 9,50).
Giorgio Vasta è alle stelle. Tra poco uscirà la versione francese de Il tempo materiale (minimumfax 2008, 13). I diritti se l’è aggiudicati Gallimard, non proprio la più piccola e misconosciuta tra le case editrici d’oltralpe. Come se non bastasse, l’appena uscito Spaesamento (Laterza 2010, 9,50), una season en enfer a Palermo per parlare del berlusconismo, ha avuto soltanto elogi sperticati da parte della critica. Un libro del genere non dovrebbe mettere tutti d’accordo, ma tant’è.
Christian Frascella è alle stalle. Dopo l’ubriacatura per il successo di Mia sorella è una foca monaca (Fazi 2009, 17,50) ha insistito sulla falsariga dell’epopea adolescenziale. In Sette piccoli sospetti (Fazi 2010, 17,50) scrive di un gruppetto di ragazzini in una provincia immaginaria che cercano di svaligiare una banca. Flop di vendite e probabile fuoriuscita dall’editore che poco più di un anno fa lo lanciò in grande stile.
Antonio Moresco è in rialzo. Dopo le balsamiche difficoltà per esordire, ha trascorso alcuni anni per assemblare (anche editorialmente) i vari tasselli dei Canti del caos (Mondadori 2009, 25,00) che però è caduto nell’indifferenza generale. Per scrivere il nuovo libro Gli incendiati (Mondadori 2010, 18,50) ha impiegato un solo mese e c’è chi ha gridato al capolavoro. Che sia finalmente guarito dalla sindrome dell’agnello sacrificale?
Tiziano Scarpa è in ribasso. L’effetto Strega, una sorta di down fisiologico che affligge tutti i vincitori del premio letterario più ambito e chiacchierato dello Stivale, non si è fatto attendere. Prima ha sfornato l’accessorio La vita, non il mondo (Laterza 2010, 10,00) in cui snocciola pensierini sull’importanza dell’io, e poi Le cose fondamentali (Einaudi 2010, 18,00) in cui marzulleggia beato su figli e paternità fino a scivolare sulla buccia di banana di una chiusa da soap.
Michela Murgia è alle stelle. Dopo il romanzo-pamphlet Il mondo deve sapere (Isbn 2006, 10,00), racconto verità sull’orrore del precariato e di cosa significhi vendere aspirapolveri in un call center, in pochi avrebbero scommesso sulle sue doti di vera scrittrice. Un libro di denuncia in fondo può scriverlo chiunque, altra cosa è dare alle stampe un libro di letteratura. Ci hanno creduto in via Biancamano a Torino e il risultato Accabadora (Einaudi 2009, 18,00) è piaciuto moltissimo ai giurati dei premi. Attualmente è in corsa per il Campiello ed ha appena vinto, in ossequiosa rima baciata, il SuperMondello.
Alessandro Piperno è alle stalle. Dopo l’esordio fulminante di Con le peggiori intenzioni (Mondadori 2005, 17,00), epopea erotica della famiglia ebrea altolocata romana dei Sonnino, nessuno ne ha più saputo niente. Certo, resistere alla sirene del mercato e non diventare uno scrittore da un libercolo l’anno, in un mondo normale, sarebbe nobile. Ma nella consorteria letteraria conta soltanto apparire, cioè pubblicare.
Giulio Mozzi è in rialzo. Enfant prodige dei pur desertici anni Novanta, dopo il collage postmoderno di Fiction (Einaudi 2001, 14,46), smarrì la strada dell’editoria mainstream andandosi a rintanare su Internet. Dopo anni di silenzio, ha fatto uscire tre libri quasi in contemporanea: Sono l’ultimo a scendere e altre storie credibili (Mondadori 2009, 18,50), storielle di ordinaria follia narrate dall’autore stesso; Corpo vivo e corpo morto (Transeuropa 2009, 10,00), una breve ma acuminata riflessione sulla vicenda Eluana Englaro; (non) Un corso di scrittura e narrazione (Terre di Mezzo 2009, 14,90), creative writing per chi vuole imparare non tanto la tecnica quanto l’approccio giusto.
Ma il borsino letterario è magmatico e in perenne cambiamento. I capolavori e le ciofeche non dell’estate, ma del mese, della settimana, del giorno, dell’ora e perfino del secondo (!) si sprecano. Alla prossima fluttuazione.