Ferruccio Sansa, il Fatto Quotidiano 10/7/2010;, 10 luglio 2010
MATTONI&BERLUSCONI - Quattordici mesi. Dopo nemmeno un anno e mezzo il centrodestra sardo già scricchiola
MATTONI&BERLUSCONI - Quattordici mesi. Dopo nemmeno un anno e mezzo il centrodestra sardo già scricchiola. Ma forse a preoccupare Silvio Berlusconi sono piuttosto Carboni, Cappellacci, la massoneria, i tanti snodi dell’inchiesta romana sull’eolico. Perché il Cavaliere li ha incrociati tante volte. Proprio in Sardegna, l’isola che da trent’anni ha scelto per vacanze e affari. ”Noi avevamo puntato su una nuova classe dirigente al posto di quella che comandava da decenni”, ricorda Renato Soru, il governatore sconfitto nel 2009 dal Pdl (e da una parte del suo centrosinistra). Bisognava essere in Sardegna quella mattina del febbraio 2009. Sembrava un giorno come tanti, con il vento freddo dell’inverno che pareva staccare l’isola dai suoi ormeggi e rendeva taglienti i crinali. Invece i sardi lo capirono subito: tutto era cambiato, l’orologio del potere era tornato indietro di cinque anni. A gioire della vittoria di Cappellacci, tra gli altri, c’erano Flavio Carboni e la massoneria. E insieme con loro tutta la rete di interessi che Soru aveva sparigliato. Perché Cappellacci è un nome, poco più. Per vincere il neogovernatore aveva corteggiato, a suon di promesse, tanti nomi della Sardegna che conta. Si dice che il potere in Sardegna si regga su tre ”M”: mattone, massoneria, medici. Ma qualcuno ne aggiunge due: media e monsignori. Tutte coccolate dal Pdl, tutte con un destino intrecciato in Sardegna con il Cavaliere. Partiamo proprio da Carboni e dal progetto di Berlusconi di realizzare un complesso turistico di 278 mila metri cubi. Erano i primi anni ’80, l’allora emergente imprenditore milanese, dopo aver realizzato Milano 2 aveva in mente di esportare il modello in Sardegna, costruendo Olbia 2 (un progetto che ha ritrovato vigore con Cappellacci). Ma lasciamo che a parlare dei rapporti con Carboni sia Berlusconi in una deposizione resa il 27 agosto 1982 al Tribunale di Milano (non c’era ancora il legittimo impedimento): ”Circa la mia conoscenza e i miei rapporti con Carboni, posso dire quanto segue: il mio gruppo ha una piccolissima attività a Porto Rotondo. Se ne occupa il mio amico Romano Comincioli. stato lui a parlarmi delle varie possibilità imprenditoriali che offriva Olbia. L’idea di creare una sorta di città satellite per Olbia incontrò l’approvazione degli enti locali. Peraltro, l’unica possibilità di insediamento era costituita da una zona attigua ad Olbia... i cui terreni erano in parte in mano al Carboni... Fu così che conobbi il Carboni, che mi venne presentato dal Comincioli... I terreni che ho man mano acquisito nel contesto del progetto sono stati intestati a società che stanno tuttora operando per il progetto e che sono destinate a far parte del Gruppo Fininvest… Per essere più specifico ed esauriente posso dire che il Comincioli è titolare di una certa società, che ha ricevuto da noi mano a mano i finanziamenti necessari per l’acquisto dei terreni, acquisto effettuato appunto tramite il Carboni”. Questo il punto chiave della deposizione, riportata anche nella requisitoria dei pm nel processo palermitano a Marcello Dell’Utri (che già allora bazzicava la compagnia). I pm siciliani – convinti che Carboni avesse legami con la Banda della Magliana e con la mafia interessata ad affari immobiliari in Sardegna – conclusero che le parole di Berlusconi confermavano la sua ”cointeressanza” con Carboni e il fatto che Comincioli agisse come ”prestanome” del Cavaliere. Vecchie storie, ma quei rapporti, scopriamo oggi, sono sopravvissuti agli anni e alle inchieste giudiziarie: Carboni e Dell’Utri (insieme fanno 15 anni di reclusione) si incontrano con Denis Verdini. La Sardegna, lontana dai riflettori nazionali, riproduce in scala ridotta il modello di potere berlusconiano. A cominciare dall’intreccio inestricabile tra mattone e media (che hanno avuto un peso decisivo nella sconfitta di Soru). A parte la Nuova Sardegna – gruppo Espresso – tutti i giornali sono in mano a editori di fede azzurra. Anzi, alcuni direttamente in affari con Berlusconi. L’Unione Sarda, storico quotidiano dell’isola, con le emittenti Videolina e Radiolina è in mano all’imprenditore del mattone Sergio Zuncheddu (uno dei fondatori de Il Foglio della famiglia Berlusconi). Non c’è da stupirsi se Zuncheddu si schierò con Cappellacci (che con le sue scelte urbanistiche rischia di far piovere sull’isola 45 milioni di metri cubi di cemento). C’è anche la Sardegna del gruppo ”E Polis” proprietà di una cordata di cui ha fatto parte anche Dell’Utri. Oggi tra gli azionisti figura Alberto Rigotti (il filosofo-imprenditore vicino a Cl). Non basta. Giovedì, appena diffusa la notizia dell’arresto di Carboni, in molti hanno ricordato i suoi rapporti con Licio Gelli, il Gran Maestro della P2 cui era iscritto Berlusconi. C’è, però, un’altra massoneria, quella ufficiale, diciamo. Tra gli assessori di Cappellacci – sulla poltrona degli Affari Generali, del Personale e della Riforma della Regione – troviamo Ketty Corona. La sua famiglia (imprenditori del mattone) è stata socia proprio di Zuncheddu. Armandino Corona, il padre di Ketty, fu Gran Maestro della Massoneria (da cui espulse Gel-li). Ma soprattutto ebbe rapporti con Carboni e nel 1982 raccontò un episodio oggi molto scomodo per il Cavaliere: ”Carboni disse che intendeva presentarmi Berlusconi, un imprenditore che aveva interessi con lui… in effetti successivamente Carboni venne con Berlusconi ed entrambi mi dissero che avevano dei grossi progetti per la Sardegna”. Fino all’ultima ”M”, mosignori. La chiesa, ufficialmente, non si è schierata nella campagna elettorale. Ma ogni settimana il Cavaliere scendeva giù in Sardegna: prima un comizio poi un pranzo con vescovi e monsignori. Cappellacci se n’è ricordato: ha nominato alla Cultura Lucia Baire, l’ingegnere della Sovrintendenza che guidò il comitato per la visita del Papa in Sardegna. Giorgio La Spisa, assessore al Bilancio e all’Industria, è figura di spicco del mondo cattolico e vicino a Cl (un altro tassello del potere targato centrodestra). Insomma, il piccolo mondo antico di Berlusconi si ricompone sotto l’ombrello di Cappellacci: Carboni, Dell’Utri e il mattone. Quanti ricordi, quanti sogni: come quello di realizzare Olbia 2 che lo fa sentire di nuovo giovane imprenditore.