Fabrizio Galimberti, Plus24 10/7/2010;, 10 luglio 2010
YUAN DA RIVALUTARE? NON DETTO
Il cambio dello yuan continua a ipnotizzare i mercati, e la battaglia fra il Congresso Usa e le autorità cinesi assume toni quasi gladiatori: rivalutate lo yuan, minacciano congressmen e premi Nobel dell’economia. Finito il tempo delle carote, la sola cosa che può spaventare i cinesi sono i bastoni: la minaccia di dazi e quote per fermare quelle esportazioni che, si dice, tolgono posti di lavoro agli americani. Naturalmente, se pur con toni meno rozzi, anche la Ue è del medesimo avviso, e tutti i reggitori delle politiche economiche nel Vecchio continente deplorano la moneta cinese "sottovalutata". Ma le lamentele sullo yuan sottovalutato sfondano in verità una porta aperta. E per due ragioni: primo, perché se si passasse a logiche puramente di mercato - cosa che i critici dello yuan auspicano - non è affatto detto che la moneta cinese si rivaluterebbe. Se non altro per ovvie ragioni di diversificazione valutaria l’immenso risparmio dei cinesi, finora recintato all’interno del paese, si riverserebbe in parte all’estero, e questi deflussi di capitali potrebbero più che compensare gli afflussi e il surplus corrente (che sta diminuendo per conto suo).
L a seconda ragione - e scusate se è poco - sta nel fatto che la moneta cinese si è già rivalutata, sol che si guardi ai cambi veri - quelli effettivi, che riguardano tutte le monete - e alla dimensione reale, che tiene conto dei differenziali di inflazione. Il grafico mostra, per i paesi Bric (Brasile, Russia, India, Cina - e per la sola Cina gli andamenti sarebbero ancora più accentuati) gli andamenti, da un anno a questa parte, del cambio effettivo - nominale e reale - di quei paesi e dell’area euro. Come si vede, la divaricazione è forte: i paesi Bric (e le stime della Banca dei regolamenti internazionali non tengono ancora conto dell’ulteriore recente rivalutazione dello yuan) vedono un forte apprezzamento delle loro valute. I cambi, insomma, si stanno già muovendo nel senso di attenuare gli squilibri.