Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2010  luglio 11 Domenica calendario

LA GUERRA (PERSA) CONTRO I GADGET DI MCDONALD’S

Se c’è una cosa che legrandi corporation non amano è di doversi giustificare in pubblico. O peggio dover difendersi dagli attacchi di chi si erige a difesa del "bene comune". Il Center for Science in the Public Interest (Cspi), letteralmente Centro per la scienza nel pubblico interesse, lo aveva verificato nel 2006, quando con la sola minaccia di una causa aveva costretto la Kellogg’s a negoziare un accordo che aumentava considerevolmente il valore nutritivo dei cereali prodotti e commercializzati per bambini. Ma se pensava di fare lo stesso con la McDonald’s e i suoi Happy Meal, se il suo piano era di intimorire il gigante degli hamburger per spingerlo a negoziare, ebbene stavolta al Cspi è andata male. Perché McDonald’s ha risposto contrattaccando. Nella stessa pubblica arena in cui era sceso il Cspi il 22 giugno scorso quando aveva diffuso una lettera aperta alla McDonald’s in cui le intimava di smettere di commercializzare figurine e giocattoli legati a cartoni animati assieme ai suoi menù per bambini, gli Happy Meal. «Il marketing della McDonald’s - sosteneva il Cspi - ha l’effetto di fare dei bambini americani un esercito di insopportabili piazzisti che assillano i propri genitori per essere portati in un ristorante della catena per i giocattoli prima ancora che per il cibo». Così facendo, era l’accusa,la grande catena di fast food crea nuovegenerazioni di americani assuefatti al cibo ipercalorico, grasso, salato o dolciastro, destinati ad accrescere la popolazione di obesi e diabetici. Anche perché praticamente tutte le scelte di menù degli Happy Meal superano la quota di 430 calorie ritenuta più sana per i bambini tra i 4 e gli 8 anni.
«Quei giocattoli promuovono abitudini alimentari che nel lungo andare danneggeranno la salute dei bambini», scriveva il Cspi. E se quella prassi non fosse cessata, il Cspi avrebbe fatto causa alla McDonald’s non in uno ma in almeno quattro Stati americani: Massachusetts, California, New Jersey e Texas.
McDonald’s ha lasciato passare due settimane senza rispondere. Ma chi pensava che l’azienda puntasse a ignorare la sfida si sbagliava. Il 6 luglio l’amministratore delegato Jim Skinner ha aperto il fuoco contro il Cspi in una lettera al direttore esecutivo, il dottor Michael Jacobson. Puntualmente resa pubblica. «Dovreste essere voi a chiedere scusa ai bambini americani, che dipingete come un esercito di piazzisti, e ai loro genitori, i quali a differenza di quanto pensate voi sono perfettamente capaci di fare scelte autonome », ha scritto Skinner. «L’America - continuato l’amministratore delegato - non sta dalla vostra parte: siti internet, blog e sondaggi attestano che l’opinione pubblica è in larghissima parte schierata contro di voi. E nove su dieci dei nostri clienti non concordano con la vostra premessa: i genitori americani sono convinti di avere loro e non il Cspi il diritto e la responsabilità di decidere che cosa è meglio per i propri figli. Noi della McDonald’s, i nostri clienti li ascoltiamo. E da oltre 30 anni ci stanno dicendo che sono contenti del nostro programma Happy Meal, che offre regalini divertenti e menù di qualità e nella giusta quantità per i loro bambini».
E se poi si vuole misurare chi più si dà da fare per il bene dei bambini, dice Skinner, è difficile battere la Ronald McDonald’s House Charity, l’associazione di beneficenza aziendale con I suoi 465 milioni di dollari in donazioni a favore di iniziative per i bambini meno fortunati. «Nella mia veste di amministratore delegato, le voglio far sapere che farò di tutto per difendere con vigore il nostro nome, la nostra reputazione, il nostro cibo e la libertà di scelta dei nostri clienti» concludeva Skinner.
Insomma, di fronte all’accusa di fare un uso strumentale di figurine e giocattoli per assuefare le nuove generazioni al cibo industriale e poco salutare, Mc Donald’s ha risposto rifocalizzando il dibattito sullo spirito da Grande Fratello del Cspi che pretende di decidere cosa si può mangiare e cosa no.
Nessun margine per un negoziato. Se Cspi vuole lo scontro in tribunale, Skinner è pronto ad affrontarlo. Convinto di avere dalla sua il grosso dell’opinione pubblica. Probabile, ma qualche crepa è apparsa: lo scorso aprile il comune di Santa Clara, in California, ha approvato un’ordinanza che vieta la distribuzione di giocattoli nelle catene di fast-food.