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 2010  luglio 09 Venerdì calendario

LA GIUSTIZIA AL COLLASSO MA LE TOGHE SI DANNO MILLE PERMESSI IN 6 MESI

Non bastano i tanti, troppi fuori ruolo nella magi­stratura. In più ci sono tante toghe impegnate in incari­chi temporanei extragiudi­ziari, mentre la giustizia affo­ga tra milioni di arretrati e ac­cumula ritardi da record nel deposito delle sentenze. Tra queste, un giudice-lumaca, sotto processo al Csm per aver depositato sentenze con grave ritardo, che fa par­te della Commissione per in­dividuare gli sta­ndard di pro­duttività delle toghe ed evita­re proprio i ritardi dei colle­ghi.
Palazzo de’ Marescialli è di manica larga e autorizza non solo quelli che la toga la met­tono nell’armadio per anni, anche decenni, per fare i par­lamentari, gli amministrato­ri locali, i ministeriali, i diplo­matici in organismi interna­zionali, i membri dello stes­so organo di autodisciplina della magistratura, ma an­che quelli che a centinaia en­trano in commissioni di stu­dio, tengono insegnamenti universitari o corsi di specia­lizzazione e formazione pro­fessionale, fanno lezione un po’ a tutti, nelle accademie navali e negli ospedali, al­l’Aci, a vigili e ingegneri, cara­binieri, giornalisti e doganie­ri.
Sono stati 957 i nulla osta dati da Palazzo de’ Marescial­li tra novembre 2009 e mag­gio 2010. Ma ora, nella Quar­ta Commissione si discute se liberalizzare questo tipo di incarichi.Finora c’era un tet­to di 40 ore all’anno, che sali­vano a 50 in casi particolari. In primavera, una senten­za del Consiglio di Stato ha aperto la porta, dando ragio­ne ad un magistrato cui era stata negata l’autorizzazio­ne perché superava appunto il limite fissato dalla circola­re del Csm. Per il supremo giudice amministrativo il no non può essere legato solo al tetto orario, ma dev’essere giustificato con un previsto pregiudizio dell’attività quo­tidiana del magistrato.
Così, a Palazzo de’ Mare­scialli circola una nuova boz­za di circolare che tra pochi giorni potrebbe ampliare di molto il monte ore annuale se non addirittura abolirlo. Si fa l’ipotesi di un silenzio­assenso per gli incarichi sot­to le 40 ore annuali, mentre l’autorizzazione dovrebbe essere chiesta al Csm solo per quelli che superano il li­mite.
Non preoccupa che ci sia già un esercito di fuori ruolo con incarichi permanenti a Palazzo Chigi, nei ministeri, alla Corte costituzionale, al Quirinale, al Csm, in com­missioni e autorità, organi­smi internazionali e amba­sciate, missioni varie all’este­ro. Sono 277, malgrado i cir­ca mille e 400 posti vuoti ne­gli uffici giudiziari, soprattut­to nelle sedi disagiate, sem­pre più in affanno nel loro la­voro.
Almeno le toghe in servizio dovrebbero lavorare full ti­me. E invece no: gli incarichi extragiudiziari per il Csm de­vono essere aumentati. Ep­pure, diverse volte la sezione disciplinare si è trovata alle prese con casi di magistrati sotto processo per i ritardi ac­cumulati nel loro lavoro che come giustificazione soste­nevano di essere stati impe­gnati in altri incarichi, rego­larmente autorizzati dallo stesso Csm che ora li incolpa­va. Questo mentre la prima condizione per ottenere il nulla osta è che non ci sia «in­terferenza dell’incarico con l’attività giudiziaria».
Il caso più recente riguar­da il giudice di Milano Enri­co Consolandi. Il 23 giugno il Csm lo ha autorizzato a fare un seminario di 20 ore sul processo telematico all’uni­versità di Milano, malgrado egli sia sotto procedimento disciplinare proprio per ritar­di nel deposito delle senten­ze, rilevati da una recente ispezione del ministero del­la giustizia.
Il fatto più clamoroso è che Consolandi fa parte della Commissione del Csm, inse­diatasi a dicembre 2008, che si occupa di stabilire gli stan­dard di produttività per i col­leghi. Sembra peraltro, che in quella Commissione non sia l’unico ad essere stato in­dividuato come giudice-lu­maca. Ma non è tutto.
Un’altra regola del Csm è quella di non dare l’ok per at­tività part time a chi subisce un procedimento disciplina­re. Per tanti c’è stato il rifiuto, ma Consolandi (pare appog­giato da una forte corrente di sinistra) è stato regolarmen­te autorizzato. Non era la pri­ma volta. Perché aveva avuto l’okay per entrarenella Com­missione del Csm sulla pro­duttività mentre pendeva sul suo capo un altro proces­so disciplinare. Nel 2007, do­po un violento alterco, aveva spinto in malo modo un an­ziano di 75 anni fuori dal suo studio, facendolo cadere e sbattere alla porta. Questi era finito al pronto soccorso con un ematoma e il giudice aveva subito un processo pe­nale per lesioni. Il Csm, pur censurando il suo comporta­mento, ad aprile scorso lo ha assolto.
Altro caso che val la pena di ricordare quello del giudi­c­e del tribunale di Milano Gu­glielmo Leo. Tra il 1997 e il 2001 aveva depositato 13 sen­tenze penali con ritardi an­che di 4-5 anni. «Ero molto impegnato - spiegò a Palaz­zo de’ Marescialli, durante il suo processo disciplinare­anche per il lavoro nel Comi­tato scientifico per la forma­zione del Csm, con molti viaggi a Roma e in altre cit­tà ».
Pensare che, come abbia­mo detto, la prima regola per l’autorizzazione sarebbe che il nuovo incarico non pe­si negativamente sul lavoro d’ufficio. Per la cronaca, quel gip nel 2006 è stato assol­to. Era «laborioso», anche se fuori dal tribunale.