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 2010  luglio 09 Venerdì calendario

BOCCHINO, L’ANIMA NERA DI FINI

Nel 1996, Italo Bocchino era un neodeputatino aperto e cor­diale di 29 anni. Apparteneva al vivaio di Pinuccio Tatarella di cui era il saltellante puledrino. Gli faceva strada come l’araldo col re, lo affiancava come un le­gionario, lo seguiva come una damigella d’onore.Era il suo mo­do di monopolizzarlo.
Italo non aveva nulla del neofa­scista. Già prima di diventare de­putato era stato, con Tatarella e Domenico Fisichella, un berlu­sconiano della prima ora e tifava per il cambio di pelle del Msi in An, suggellato a Fiuggi (gennaio 1995).Quando però,nel 1999,Pi­nuccio morì, il puledrino perse le coordinate e si trasformò in grillo parlante. Col tempo, si è fat­to querulo.
Napoletano di nascita, Bocchi­no è deputato di Casal di Princi­pe. Un collegio difficile, regno dei clan Casalesi. A lungo, ha sfo­gato in loco la sua natura portata alle trame. Nel 2005, commise l’imprudenza di sfidare il gover­natore pds, Antonio Bassolino, O’ Re, per la guida della Campa­nia. Stracciato,invece di fare il ca­po dell’op­posizione in Regione­secondo l’impegno preso con gli elettori- optò per il comodo tran tran di Montecitorio. In Campa­nia mantiene però braccia e pie­di per controllare il reticolo di amicizie.
La nascita due anni fa del Pdl­con la fusione di Fi e An - ha ac­centuato il gusto di Italo per l’in­trigo. Oggi passa per l’anima ne­ra di Gianfranco Fini che, non avendone una propria, è ben contento di lasciare al linguac­ciuto collaboratore le sparate più grosse. Se c’è da minacciare e promettere senza mantenere, Bocchino è in prima linea. Così, è stato ospite fisso di Santoro. L’ Unità ne raccoglie il verbo.I fe­stival della sinistra se lo conten­dono. Anche l’ultima intimida­zione al Pdl è farina sua. In un’in­tervista a Libero di due giorni fa, Italo ha detto che il Cav farà bene a sottostare ai diktat di Fini se non vuole una scissione che lo priverebbe al Senato del premio di maggioranza.
Italo è una miniera di maligni­tà. Tempo fa ebbe una lite in tv col deputato del Pdl Maurizio Lu­pi. Non riuscendo ad averne ra­gione, lanciò a freddo: «Voi di Co­munione e lib­erazione siete ma­estri nel prendere poltrone e vie­ni a fare la morale a me?
». Da no­tare che, tra i due, il solo ad avere una poltrona vera era Bocchino, vicepresidente vicario dei depu­tati del Pdl. Lupi, offeso come cat­tolico, reagì: «Dimettiti. Non ti ri­conosco più come mio vicepresi­dente ». Italo sibilò inviperito: «Sei un fascista e squadrista». Sentendo il bue che dava del cor­nuto all’asino, ci furono malori in sala per il gran ridere. Giorni dopo, anche in seguito al bistic­cio che evidenziava l’incompati­bilità tra finiani e Pdl, Bocchino si dimise. Disse melodrammati­co: «Sono stato epurato». Era fal­so ma in ogni caso, benedetto fi­gliolo, se insulti che pretendi? Non puoi essere insieme la gui­da e l’aguzzino dei tuoi.
Da allora, è dilagato. Alle re­centi elezioni campane, ha mes­so il veto sulla candidatura a go­vernatore del sottosegretario pdl Nicola Cosentino, anche lui di Casal di Principe e suo nemi­co personale. Il pretesto era la ri­chiesta di arresto di Cosentino avanzata dalle toghe di Napoli per presunta intelligenza col clan dei Casalesi. Domanda re­spinta dalla Camera per scarsità di prove. Di fronte all’attacco, il sottosegretario si è ritirato dalla lizza. Non contento, Bocchino è andato a uno dei congressi pdl preparatori dell’elezione e ha fo­tografato col cellulare la sala. Con sapienti inquadrature, l’ha mostrata semivuota con l’inten­to di documentare il poco segui­to di Cosentino. Scoperto e de­nunciato come sabotatore da una signora e un signore, funzio­nari del Pdl, Italo si è vendicato definendoli in un comunicato ­per il fatto che abitano da anni in­sieme con figli- «coppia di convi­venti ». Meschineria che dimo­stra un’indole da zappaterra. Inoltre, se Cosentino è sospetta­to di camorrismo, non va meglio a Bocchino. Tale Vassallo, im­prenditore legato al clan Bido­gnetti, ha infatti dichiarato: «Bi­dognetti Raffaele riferì che gli on.
Bocchino, Cosentino (più un pa­i­o di altri, ndr ) facevano parte del nostro tessuto camorristico».Er­go: Italo, occupati della trave tua.
Bocchino, purtroppo, tende a impancarsi nelle vesti del giusto. Dopo le dimissioni da vicepresi­dente vicario, sapendolo avvele­nato, Maria Latella lo invitò a Sky tv. Italo dichiarò solenne: «Su un politico non ci deve essere nem­meno un centimetro quadrato di ombra»,e un’aureola gli spun­tò sulla testa magra. Il Nostro non aveva però titolo per fare l’as­serzione.
Recentemente è stato assolto dal sospetto di avere favorito l’imprenditore napoletano Alfre­do Romeo per un appalto comu­nale. L’oggetto era la manuten­zione delle strade di Napoli. L’ac­cusa: turbativa d’asta, associa­zione per delinquere, corruzio­ne. Il tribunale è stato clemente ma resta la telefonata intercetta­ta tra Bocchin­o e Romeo che mo­stra il politico prono e rispettoso.
C’erano state difficoltà nella deli­ber­a che mettevano in forse l’affi­damento dei lavori. Bocchino tranquillizza l’altro. «Ho seguito tutto», «Tutto è a posto». Romeo però continua a essere preoccu­pato: «Non c’è nessuna volata a qualcun altro?». Bocchino: «No, no, nessun problema». Romeo: «Quindi possiamo entrare nel merito?». Bocchino: «Come no, come no, come no». Che ne di­te? Non sarà reato,ma la premu­­ra c’era. Insomma, se sermoneg­gi sul centimetro d’ombra non puoi ridurti un tappetino.
Sentite quest’altra. Dovete sa­pere che Italo ha la tigna dei gior­nali.
Possiede due quotidiani, il
Roma el’ Indipendente e una rivi­sta,
Con-Conservatori contem­poranei. Sua moglie, Gabriella Buontempo, è proprietaria di una società di produzione tv, Go­odtime , che lavora per la Rai. Nel 2001, ottennero dalla Fin Broker di San Marino 4 miliardi e 200 mi­­lioni di lire: 1,8 per finanziare Go­odtime ; 2,4 per ripianare i debiti del Roma . Titolare della società di San Marino era Loris Bassini. I soldi da lui versati ai coniugi Boc­chino erano del conte Vitali che­a dire di Bassini­ gli aveva affida­to 22 miliardi frutto di una tan­gente (legittima) percepita dal nobiluomo come mediatore per l’affare Telekom Serbia.Una fac­cenda oscura di cui si è occupata una commissione parlamenta­re d’inchiesta di cui - quando si dice il caso - Italo ha fatto parte. Senza entrare nei particolari, Bocchino ha sempre detto di non avere mai saputo che il pre­stito in suo favore fosse di prove­nienza tangentizia. Bassini dice di averlo avvertito fin dall’inizio. Successivamente, il broker ha passato i guai suoi perché il con­te ha rivoluto indietro la somma.
Ora, Bassini rivuole i soldi dai Bocchino e nel novembre 2009 ha cercato di pignorarne la casa romana per ottenere da Gabriel­la la restituzione dei denari pre­stati a Goodtime . Gli sposi si limi­tano a dire di essere in pace con la legge e la coscienza e si sono chiusi in corrucciato silenzio. E no, Italo. Per uno specchiato gen­tiluomo questo è un errore. O fai chiarezza. O smetti di fare le pul­ci agli altri.