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 2010  luglio 09 Venerdì calendario

FARE Crisi, artigiano si uccide "Nessuno mi paga" Ha annunciato il suicidio a un’amica e si è impiccato nella sua officina

FARE Crisi, artigiano si uccide "Nessuno mi paga" Ha annunciato il suicidio a un’amica e si è impiccato nella sua officina. L’uomo ha lasciato una lettera ai genitori : "Perdonatemi" stampa | dizionario |invia per E-mail | condividi Una pattuglia dei carabinieri (foto Newpress) Sarzana, 8 luglio 2010 - «PERDONATEMI per i problemi che vi ho fatto passare». Le ultime parole di Paolo, quarantenne di Riccò del Golfo, scritte in una breve lettera ai genitori prima di suicidarsi ieri sera, nella sua officina meccanica di via Emiliana. Oppresso da problemi di lavoro provocati dalla crisi, schiacciato dal pensiero di non avere ancora trovato una stabilità ecomomica, ha deciso di farla finita. Si è impiccato con una grossa corda, utilizzata solitamente per ormeggiare le barche al molo. Riparava motori delle barche, era esperto nel settore e molto ricercato per la sua professionalità, ma ultimamente le cose non andavano bene. Anche lui travolto dalla crisi che impediva ai suoi clienti di saldare i loro debiti: lavorava ma non incassava. Particolare agghiacciante: circa due settimane fa Paolo aveva chiesto una fune a un amico, il che fa pensare a come da tempo il 41enne stesse studiando quel gesto drammatico, dovuto essenzialmente alle difficoltà incontrate sul lavoro. Le stesse che hanno spinto giorni fa un 45enne di Santo Stefano a tentare di togliersi la vita gettandosi sotto un treno. L’allarme è scattato ieri poco dopo le 19 quando una sua conoscente ha chiamato i carabinieri di Sarzana per avvertirli delle intenzioni suicide dell’amico. «Mi ha telefonato poco fa – ha detto – annunciandomi che l’avrebbe fatta finita». Questione di attimi: la caserma della compagnia è proprio di fronte all’officina, ma quando sono entrati nel fondo Emiliana i carabinieri per Paolo non c’era ormai più niente da fare. Il suo corpo, appeso a un grosso gancio attaccato al muro, non dava più segni di vita. Per raggiungere quel gancio l’artigiano ha creato una piccola scala con due pezzi di legno ed è salito su un grosso bidone dove smaltiva gli olii esausti dei motori che riparava. A terra, il telefonino usato pochi istanti prima per dire addio all’amica. Il «via vai» delle sirene dei mezzi di soccorso e dei carabinieri ha richiamato davanti alla porta del fondo usato come officina i numerosi commercianti della zona, sconvolti dalla notizia della morte del quarantenne. Lo conoscevano tutti da molto tempo, e in tanti lo avevano visto pochi minuti prima in un bar poco distante sulla Variante Aurelia. Fra questi un amico fraterno, al quale negli ultimi tempi ha confidato le difficoltà che stava attraversando. «Mi parlava dei suoi problemi sul lavoro – racconta l’uomo, ascoltato successivamente anche dai carabinieri – di come spesso i clienti non lo pagassero per quello che faceva. Mese dopo mese, la situazione peggiorava sempre di più». Finché i problemi a Paolo sono apparsi troppo grandi, insormontabili. «Abbiamo cercato di stargli vicino, di tirarlo su. Sinceramente non credevamo potesse arrivare a tanto». Da quanto emerso dai racconti di amici e conoscenti, Paolo ultimamente si colpevolizzava anche per la vecchia lite con una parente stretta con cui non aveva più contatti da quasi dieci anni. «L’ho visto non più di dieci minuti fa – racconta un noto commerciante della zona – era al bar, ha acquistato alcuni gratta e vinci e una bottiglia di vino lui che era praticamente astemio. Poi è uscito dirigendosi verso la sua officina». Davanti alla porta del garage è rimasta parcheggiata la Ford con cui tutti i giorni raggiungeva Sarzana da Riccò, e dentro l’auto una breve lettera indirizzata ai genitori. «Perdonatemi, anche per tutti i problemi che vi ho fatto passare» le ultime parole prima di fare l’ultimo passo per uscire per sempre da una vita che credeva di non poter più vivere.