GIAMPAOLO VISETTI, la Repubblica 8/7/2010, 8 luglio 2010
IPO DEL GRUPPO CREDITIZIO DI MAO NUOVO RECORD DELLA FINANZA CINESE
Pechino - Agricoltural Bank of China, colosso del credito comunista fondato da Mao Zedong, si appresta a diventare il simbolo globale del nuovo capitalismo cinese. L´istituto di credito, che per conto dello Stato continua a sostenere il settore agricolo, ha lanciato l´Ipo (Initial public offering) più ricca della storia. Alle Borse di Shanghai e Hong Kong, a inizio settimana, ha già raccolto dagli investitori 19,2 miliardi di dollari. Se tutte le opzioni di acquisto saranno esercitate, entro fine mese potrà raggiungere quota 22,2 miliardi. Supererà così la concorrente Industrial & Commercial Bank of China, che nel 2006 raccolse dai mercati 21,9 miliardi di dollari, stabilendo un primato che nessuno pensava possibile in Asia. AgBank, controllata dal governo di Pechino, è la banca con il maggior portafoglio clienti del mondo. Conta 320 milioni di correntisti, 3 milioni di clienti corporate, 24 mila filiali e oltre mille miliardi di dollari di depositi. Il prezzo delle azioni, 3,20 dollari a Hong Kong e 2,68 yuan a Shanghai, ha portato il valore dell´istituto a 128 miliardi di dollari, più di Citigroup e Goldman Sachs. Nonostante la corsa all´acquisto dei titoli del maggior creditore della Cina, gli analisti dubitano che i milioni di nuovi azionisti interni e stranieri riescano a concludere l´affare della vita. Negli ultimi trent´anni Agbank, creata per finanziare la rivoluzione tecnologica dell´agricoltura cinese, è stata più volte ricapitalizzata dal governo e sconta l´obbligo politico di elargire prestiti non remunerativi. Tra il 2006 e il 2008 lo Stato ha acquistato dalla Banca Agricola crediti inesigibili per oltre 140 miliardi di dollari. Tre anni fa i crediti politici di Agbank valevano un quarto dei suoi utili.
L´istituto assicura oggi che i prestiti "non performing" sono meno del 3% del patrimonio, ma l´adesione degli investitori all´Ipo dei record segnala uno scetticismo di fondo. Nelle scorse settimane i mercati avevano ipotizzato che lo sbarco in Borsa della banca di Mao potesse raccogliere fino a 30 miliardi di dollari. Il mandato pubblico di sostenere in ogni caso aziende agricole in crisi e contadini, lontano dalle metropoli ricche e scommettendo sull´urbanizzazione, ha convinto i nuovi azionisti privati a non puntare troppo su un istituto agganciato alla fascia più bassa della crescita cinese. Dentro i dubbi finanziari e i segnali di fragilità dell´economia made in China, si nasconde però una realtà politica che rivoluziona le prospettive delle Borse mondiali. La Cina continua a scommettere su sé stessa, completa il salvataggio delle sue quattro banche di livello internazionale (costato oltre 650 miliardi di dollari), cementa la sua leadership nelle Ipo e la sua nuova dimensione di potenza economica. Nel 2010, per la prima volta, quasi tutte le maggiori offerte d´azioni sono avvenute fuori da Usa e Ue. Nel 2009 le Ipo cinesi erano state un quarto del totale mondiale, mentre quest´anno sono già più di un terzo. La raccolta di denaro di Agbank, l´ultima dopo l´esordio in Borsa di China Construction Bank, Industrial & Commercial Bank of China e Bank of China, conferma anche la strategia più ampia di Pechino.
La quotazione e la partecipazione azionaria di grandi investitori stranieri, come Bank of America e Standard Chartered, costringe gli istituti cinesi ad una maggior disciplina, preparandoli a diventare dei veri concorrenti mondiali. Nel frattempo lo Stato continua a mantenere le presa sulle banche, gonfiandole di prestiti tossici ma pure impegnandosi a garantire il loro successo attraverso l´acquisto dei debiti. Dopo AgBank anche Icbc, in settembre, tornerà così a rivolgersi agli investitori. I suoi azionisti di Hong Kong e Shanghai potranno acquistare nuove azioni per un totale di 6,6 miliardi di dollari.