CONCHITA SANNINO, la Repubblica 8/7/2010, 8 luglio 2010
L´ULTIMO SFREGIO A ELISA "LEI BUTTATA IN UN ANGOLO MENTRE L FACEVANO SESSO" - POTENZA
come se i fantasmi, diciassette anni e quattro mesi dopo, cominciassero a prendere corpo, nella Potenza scossa da un altro temporale. Gli scrosci infradiciano i peluche e i cartelloni del sagrato, sulla chiesa ormai muta che offre un altro segreto: tracce di sperma in più aree dello stesso tempio, a pochi metri dal corpo devastato di Elisa. Come se, una volta calata la lente degli accertamenti scientifici sui numerosi oggetti e sui brandelli di tessuto in mano agli specialisti, si fosse materializzata una vera e propria folla nel luogo dove fu pugnalata e poi abbandonata alla sua agonia una ragazza di appena sedici anni.
Quante coppie, adolescenti o adulte, si incontravano su quel materasso liso e quella brandina, nel sottotetto della Santissima Trinità, a pochi metri dai poveri resti di una ragazza uccisa in un tentativo di stupro, e lasciata lì a diventare scheletro, sempre più invisibile? Quanti si davano appuntamento anche nei locali sottostanti, tra la libreria, la chitarra o il tavolo da ping-pong del centro Newman? Nella chiesa in cui si consumò il delitto, infatti, non c´era solo il dna tratto dal liquido seminale di due uomini, che tra poche ore sarà comparato con quello dell´indagato Danilo Restivo, ma «anche tante altre tracce biologiche». Che raccontano di troppi incontri furtivi. E di un tempio ridotto, come sottolineano i familiari di Elisa, «a squallida alcova».
Molte tracce, meno fantasmi, forse. Spiega il perito di parte civile, il professor Luigi Mastrangelo che assiste la famiglia Claps. «Sono stati trovati vari frammenti di persone diverse: sia nel sottotetto, sia negli altri spazi della chiesa. Ma, in molti casi, non si è riusciti a risalire ad un profilo genetico certo. Le uniche identificazioni del dna riguardavano quei due casi: riferiti però a due luoghi distanti. Ovvero, al materasso di una brandina fissata sulla parete opposta a quella sotto la quale fu trovata Elisa; e ad uno straccio recuperato al piano di sotto, nel centro Newman».
Un´altra ferita per la famiglia che aspetta giustizia. Paradosso crudele: persino troppa vita nella chiesa dove la morte aveva agito indisturbata. durissimo il commento di Gildo Claps, fratello della vittima. « tutto raccapricciante. Mia madre ne è sconvolta. inaccettabile scoprire cosa accadeva in quelle stanze mentre Elisa giaceva buttata come uno straccio nell´angolo più oscuro, abbandonata da tutti meno da chi le voleva bene e disperatamente la cercava».
Si tratta ora di capire se i due codici genetici potranno davvero servire ad incastrare il colpevole. Prosegue Mastrangelo. « chiaro che occorre una relazione più stretta tra le tracce eventualmente attribuite all´indagato e la zona del delitto». dello stesso parere l´avvocato della famiglia Claps, Giuliana Scarpetta. «Quello era il luogo in cui entrava un sacco di gente e questo lo sapevamo, lo abbiamo sempre detto. Ciò può significare anche poco rispetto al delitto, sull´indagato abbiamo elementi più ponderosi e probanti». Per Danilo Restivo, il presunto serial killer ormai detenuto in Inghilterra e inviato a processo per l´omicidio di Heather Barnett, il giudice delle indagini preliminari di Salerno ha infatti già emesso l´ordinanza di custodia cautelare sulla scorta di indizi gravi e convergenti: come la ciocca di capelli trovata lì, tagliata ad Elisa con identiche modalità rispetto al noto "rito" di Danilo; la ferita alla sua mano, che egli si procurò nell´immediatezza e non seppe giustificare; e la mancanza di un alibi per l´ora del delitto, che già gli costò una condanna per false dichiarazioni al pm.
Un solo indagato e tanti fantasmi. Come quello evocato dal bottone tondo, color porpora, conficcato sotto il corpo di Elisa, e che appare compatibile con un abito da monsignore che avrebbe indossato il vecchio sacerdote della Trinità, don Mimì Sabìa. Una nuova ombra sulla memoria del prete burbero, e di ambiente mondano, che non si accorse mai dell´esistenza di un cadavere a "casa propria"? Quell´abito, tuttavia, hanno rilevato gli investigatori, il parroco potè indossarlo in seguito ad una promozione solo nel ”95, e cioè due anni dopo l´omicidio di Elisa.
C´è chi invoca clamorosi risarcimenti. «La Chiesa apra celermente un processo di beatificazione della piccola martire», chiede Antonio Marziale, consulente della commissione parlamentare sull´Infanzia. Così la città che non è riuscita a proteggerla da viva, né (ancora) a seppellirla e a renderle giustizia da morta, può cominciare a coltivarla come "santa".