Notizie tratte da: Adriano Viarengo # Vita di Cavour # Salerno Editrice 2010., 8 luglio 2010
Notizie tratte da: Adriano Viarengo, Vita di Cavour, Salerno Editrice 2010.Sul colera del 1835 vedi pagine 83-84
Notizie tratte da: Adriano Viarengo, Vita di Cavour, Salerno Editrice 2010.
Sul colera del 1835 vedi pagine 83-84.
Area di spaventosa miseria nel quartiere Moschino, sulle rive del Po. «Ancora molti anni dopo, Giuseppe Valerio (giovane medico) descriverà quei ”molti abituri accatastati insieme, collocati sull’ima sponda del Po” e ”lo schifo che ti prende, quando, o per ufficio di medico o per studio statistico, t’aggiri per quelle immonde viuzze, segregate dal commercio, ignote all’igiene”, quasi ”umane cloache, là esistenti per accusare l’umana ingiustizia che agli uni concede e niega agli altri il suolo, l’aria e il sole” (1851).
Disprezzo di Cavour per Roberto d’Azeglio, nota 4, pag. 84
Attività di Roberto d’Azeglio per il colera in 84
Casi di colera a Genova: 4000. A Torino: 349, con 220 morti. [84-85]
11 novembre 1835 (San Martino) comincia la nuova attività [84-85]
Caratteristiche dell’agricoltura piemontese, ripresa della domanda e dei prezzi, quindi studio delle tecniche agricole in [86-87]
«Camillo affrontò i suoi nuovi compiti muovendosi su una doppia linea. Da un lato gli occorreva impratichirsi in loco dei processi produttivi, dall’altro doveva crearsi una base teorica per poter disporre degli strumenti concettuali con i quali analizzare ciò che vedeva. In terzo luogo doveva vedere di persona, là dove più progredita era la tecnica agricola, in Francia e in Inghilterra, ma anche nella ben nota Ginevra, come dalla discussione teorica si fosse passati alla innovazione pratica» [87]
«…un’iniziativa che riscosse grande successo fra i giovani torinesi: la ”Conversazione letteraria”, meglio nota col nome di ”Accademia del canonico Pino”. Si trattava di riunioni settimanali che erano state organizzate da due sacerdoti molto attivi negli ambienti giovanili della piccola borghesia della capitale: Clemente De Negri e Clemente Pino. Era stato quest’ultimo che, grazie a una ricca eredità, poteva ospitare tali adunanze nel suo ampio appartamento cittadino, a richiedere, nel 1835, un formale riconoscimento della sua iniziativa al sovrano»”. Non la ottiene, ma Carlo Alberto gli permette di andare avanti anche grazie alla grande popolarità del Pino. Argomenti dei dibattiti: i diritti sociali delle donne; l’utilità dell’istruzione; il progresso del secolo; il «modo di provvedere al sollievo dei poveri operai»; l’esportazione delle sete gregge. Chiuso nel 1840 con la morte del Pino. Secondo Viarengo da quelle sale uscirono molti protagonisti del giornalismo e della politica subalpina del decennio successivo [103-104].
«Fu col canonico che Lorenzo Valerio – uno dei soci, insieme col fratello medico Gioachino – diede vita, sul finire del 1836, al primo foglio rivolto alle classi più umili, le ”Letture popolari”». Pino promotore di asili d’infanzia e sostegno a Giuseppe Cottolengo, «questo prete ”pallido, magro, con un aspetto […] dolce, amorevole, innocente” (Letture popolari)». Tra i soci della Conversazione, tre soli aristocratici e tra questi Massimo Cordero di Montezemolo (compromesso con la congiura dei Cavalieri della Libertà). «La stragrande maggioranza era costituita da giovani borghesi, non tanto e non solo studenti, ma, in genere, professionisti o pubblici impiegati laureati da poco ai primi passi nelle loro carriere, oppure insegnanti nei collegi, oppure ancora autodidatti volenterosi, impiegati in attività commerciali, come il già ricordato Lorenzo Valerio o il futuro editore Giuseppe Barbera» [104].
«Da quei giovani, da quelle iniziative, verso il 1840 era scaturita anche un’intesa politica che aveva scandalizzato Mazzini. Personaggi come Valerio, Domenico Buffa, Giuseppe Elia Benza, amico d’università dello stesso Mazzini, cominciarono a mettere in atto un progetto politico che mirava a coinvolgere niente meno che il sovrano in un discorso di profonde riforme interne e di patrocinio, sul piano della politica estera, della causa dell’emancipazione nazionale della penisola italiana. Circondare la monarchia di istituzioni repubblicane, l’idea del Lafayette, eroe di due rivoluzioni, stava alla base di quest’idea». Mazzini: utopia, «fare una rivoluzione Italiana con un re» [104-105].
Protettori dell’antiaristocratico Valerio: il marchese Alfieri di Sostegno, il conte Filiberto Avogadro di Collobiano, il conte Stefano Gallina, tra i novatori, ministro dell’Interno e delle Finanze. [105].
Iniziativa sulla linea ferroviaria di Chambéry in [106 e seguenti]
Sistemazione definitiva di zia Vittoria nel 1843 [107]
«Dal 1836 faceva parte della Commissione superiore di statistica» (conta poco, mediazione di Pralormo). [107]
Solaro indirizza a lui Abercromby nel 1841 [108].
Corio e l’Agraria in 108 e seguenti.
Letture popolari soppresse nel 1840 e trasformate in Letture di famiglia [109]
Contrarietà ai poderi-modello in [109]
Tra i firmatari nel 1838 della richiesta di costituzione di una Società degli Asili infantili di Torino (con: Maurizio Farina, sindaco di Rivarolo Canavese, «dove aveva dato vita al primo asilo infantile sul modello aportiano creato in Piemonte, proprio Cesare Alfieri qui promotore di una iniziativa che aveva sconvolgenti aspetti di novità e non tarderà a essere oggetto degli strali dell’arcivescovo di Torino», Clemente Pino). Cavour fu parte sin dall’inizio della direzione della società, costituitasi nel marzo 1839. La presiedeva Cesare Saluzzo di Monesiglio, antico vicedirettore dell’Accademia militare». I veri attivisti della società erano Carlo Boncompagni di Mombello e il conte Luigi Franchi di Prost. [110]
Notizie su Ferrante Aporti e relativo movimento «che veniva sviluppandosi un po’ in tutti gli stati italiani» in [110], «ortopedia delle classi più umili». Insegnavano italiano e sistema metrico decimale, quindi asili come «strumento di italianizzazione dei figli delle classi ”più numerose e più povere” [111]
Cavour promuove la società del whist nel 1841 [111]. Giovani che si incontravano al Fiorio. Tra i 40 fondatori Alfieri di Sostegno. Inziativa che «tendeva a favorire l’incontro tra aristocrazia e alta borghesia, così brutalmente separati dalla Restaurazione». Due anni prima (1839) Cavour coinvolto nella Società di ballo, che aveva tra le proprie finalità proprio quella di organizzare ”balli misti, per metà nobili, per metà borghesi”» (in una nota di 111 il riferimento bibliografico).
«Angelo Brofferio ha osservato acutamente che in tal modo si veniva creando una spaccatura in seno all’aristocrazia subalpina tra coloro che erano favorevoli a questa sorta di fusione tra nobiltà e alta borghesia e coloro che vi si opponevano. Ma non va trascurato che questo amalgama a livelli sociali così alti doveva necessariamente provocare una forte reazione contraria negli ambienti della media e della piccola borghesia delle professioni e degli studi. Ne nascerà, in alcuni di questi, una sorta di ”nobilifobia” (Ilarione Petitti) della quale indubbio campione sarà quel Lorenzo Valerio che già abbiamo incontrato» [111-112]
Nell’Agraria, il Gruppo Valerio formato da ex collaboratori delle Letture: Giovanni Lanza, Carlo Cadorna, Massimo Cordero di Montezemolo (che aveva dato vita, nel 1836, ad una rivista di varia umanità intitolata Il Subalpino, della quale Valerio era stato direttore occulto), Maurizio Farina, Giovan Battista Michelini, Ignazio e Domenico Buffa, Giuseppe Cornero. [112]
Da parte del gruppo Valerio «non si temeva di ipotizzare una sorta di ”andata al popolo” – come avverrà nella Russia dei populisti di qualche decennio dopo – da parte di ”alcuni de’ più dotti e de’ più zelanti suoi membri” incaricati ”ad una tal quale peregrinazione d’insegnamento, ad una specie di pellegrinaggio agronomico” come si poteva ancora leggere nelle Letture. Da quelle ”gite” avrebbe dovuto nascere una nuova coscienza dei bisogni delle campagne: in primo luogo dei problemi generati dalla drammatica carenza di capitali. Quando il sodalizio fosse giunto a riunire ”pressoché tutti gli agricoltori possidenti”, scriveva ancora Cornero (in un articolo apparso sulle letture di famiglia – ndr) sarebbe giunto ”ad avere un tal fondo da istituire co’ suoi propri mezzi e riunire nel suo seno banchi rurali, monti granatici, poderi-modelli, scuole agronomiche tecnologiche, e società d’assicurazioni”. Uno scenario grandioso al quale il Valerio, in un suo opuscoletto dedicato ai problemi dell’industria serica, aggiungerà la creazione di stabilimenti-modello, così come in una sua ”Relazione sullo stato delle Scuole infantili di Torino”, redatta col pedagogista Vincenzo Troya, aveva proposto la creazione di asili-modello» Nell’atto costitutivo dell’agraria erano previsti la promozione del «progresso agricolo con premi, esposizioni di prodotti e macchine agricole, pubblicazioni utili. Certamente però il disegno di Valerio andava ben oltre». Poderi modello di Cosimo Ridolfi in Toscana [113].
Gazzetta dell’Associazione agraria era settimanale, pubblicazione cominciate nell’aprile del 1843. Cavour: «Io mi opporrò con tutte le mie forze allo stabilimento di un podere-modello siccome ad una creazione più nocevole che vantaggiosa all’interesse reale dell’agricoltura piemontese (Cavour ”Considerazioni sulla poca convenienza di stabilire poderi-modello in Piemonte”, Gazzetta dell’Associazione agraria 31 agosto 1843) [113]
31 gennaio 1844. Litigata di Cavour con Alfieri probabilmente per la faccenda dei vicepresidenti. Vedi anche lettere di Costanza 2-11 febbraio 1844 [115].
Ottobre 1844. Viaggio di Cavour e Alfieri per ”peregrinazione agricola” a Mortara e Vigevano (comizi agrari). [115].
Primi del 1845, Alfieri nominato magistrato della Riforma, dissidio all’Agraria per la successione [115 e seguenti].
«Quello che cominciò allora ad essere definito partito popolare» [115]
Richieste dei popolari Agraria: i comizi provinciali volevano più soldi dagli introiti delle quote associative e maggior rappresentanza. Sostenuti da Montezemolo e Giovan Battista Michelini. Battaglia in Agraria da 116 in poi.
Partito più prudente, detto ”agricolo” [116]
Salmour eletto il 20 febbraio 1846 [116]
«Il Collobiano era uno dei protettori dello stesso Valerio, sia pure molto, molto prudente» [118]. Come Valerio ottenne di fatto il controllo dell’Agraria.
«Lo sviluppo di una azienda agricola nella prima metà dell’Ottocento dipendeva largamente dalla disponibilità di letame, che rimaneva il concime fondamentale. Qui gli imprenditori agricoli si trovavano di fronte a un problema assai grave. Poiché la disponibilità di letame era strettamente correlata alla quantità di bestie esistente sul fondo, era necessario poter contare su notevoli quantità di fieno, le quali, a loro volta, imponevano la destinazione a prato di ampie porzioni di terra; in caso contrario, si rendeva necessario acquistare fieno sul mercato esterno. Eventualità che molti, ancora legati al concetto dell’autosufficienza dell’azienda agricola, ritenevano assolutamente disdicevole, e Cavour era fra questi» [119-120].
Guano in [120]
Colli e il trebbiatoio in [121]
«Per restare al riso, e senza entrare troppo nei dettagli, occorre pensare che in sostanza quello commerciabile si otteneva ancora con le tradizionali piste, dove un palo a punta ferrata, azionato idraulicamente, pestava il prodotto grezzo. Bastava un’interruzione, in importa per quale motivo, dell’afflusso d’acqua per bloccare l’attività». Coalizione contro Cavour dei coltivatori piemontesi nel 1849 [121]
Commercializzazione e speculazioni da [122]
«Quest’anno abbiamo lavorato guano, riso e mais. L’anno prossimo sarà il turno della banca e delle ferrovie» (A Emile De La Rüe, 5 aprile 1847). [122]
Frenesia dell’ultima decina di marzo 1847, con lettere [122-123],
23 aprile 1846. Dall’assistere la madre «io non mi allontanerei […] quand’anche tutto il reddito di Leri corresse il pericolo d’essere annientato» [123]
Eredità Lascaris in [124]
Lettera a Cappai (depressione) in [124] seconda metà del 1846
Allontanamento di Cavour dalla Società delle Scuole infantili al principio del 1844 [124-125].
Ottobre 1846, vittoria dei radicali di Fazy [129]. Lettera di William De La Rive 12 ottobre 1846
«Nello stesso tempo, gravi tensioni attraversavano le terre polacche dell’impero asburgico, il quale non trovò di meglio, con grande scandalo dell’Europa intera, che aizzare contro l’aristocrazia terriera polacca i contadini ruteni, autori di impressionanti massacri in Galizia, sotto lo sguardo complice delle autorità di Vienna. L’annessione ai domini della Casa d’Austria della fino ad allora indipendente repubblica di Cracovia completava il quadro di una politica viennese decisamente avversa ad ogni concessione alla nazionalità. In molte parti d’Europa, inoltre, i raccolti dell’annata 1846 furono modesti e quando, l’anno dopo (1847), la cosa si ripetè, lo spettro della fame si affacciò nuovamente sulla scena, specialmente nella parte centro-orientale del continente. Che ne conseguisse, come accadrà nel 1847-48, una crisi finanziaria era solamente una logica conseguenza che veniva a rendere più tetro un quadro già preoccupante» [130].
Saggio sull’Irlanda in 130 e seguenti
Saggio sulle ferrovie 132 e seguenti
Sconfitta dei conservatori nel governo di Carlo Alberto 1840-1841 [134].
Cavour era un isolato in Italia [134-135] Confronto con d’Azeglio
Politica di Carlo Alberto in [136] e seguenti.
1842: amnistia per i compromessi del 1821.
«Carlo Alberto, ricevendo il Valerio, si era detto più amico delle riforme di quanto altri fossero e pensassero, avvertendolo però che solo a lui competeva stabilirne il ritmo. Era il 16 marzo 1846 e quel colloquio con il direttore delle Letture di famiglia nel quale il sovrano evidenziava i suoi intendimenti riformatori sul piano della politica interna, sembra fare quasi da pendant a quello con Massimo d’Azeglio avvenuto il 12 ottobre precedente, con una aperta professione di appoggio – presentandosi l’occasione – il movimento nazionale» [136]
Pio IX [136 e seguenti]
Mazzini nel 1839 ricostituisce la Giovine Italia [137]
Fallimento moti Romagna e Cosenza fratelli Bandiera [137-138]
Copertina Letture di famiglia, Cristo benedicente che sveglia detenuto e mostra arcobaleno su cui sta scritto Pio IX.
Notte tra 16 e 17 luglio 1847. Occupazione di Ferrara. Protesta del cardinale Ciacchi, legato papale, pubblicata nel giornale ufficiale della Santa Sede (6 agosto 1847).
«Cortei formalmente in onore di Pio IX» [138]
Il figlio del Villamarina, Salvatore, aveva sposato la figlia di Roberto d’Azeglio, a sua volta sposo di Costanza, sorella di Cesare Alfieri (Carlo Alfieri, il figlio, sposerà poi Giuseppina Benso di Cavour figlia di Gustavo) [139].
Questione dei matrimoni spagnoli: «Un figlio di Luigi Filippo e un suo cugino sposarono niente meno che la regina Isabella e sua figlia, lasciando così intravedere una futura decisiva influenza sulle vicende spagnole inaccettabile per Londra. Ciò aveva obbligato Guizot a volgersi verso un rapporto più stretto con Vienna e Metternich. Per il piccolo regno sabaudo era questa, da sempre, la peggior iattura» [139-140].
«Tutto questo avveniva mentre i rapporti tra Torino e Vienna attraversavano una evidente crisi. (1845) Il pretesto alle tensioni l’aveva offerto una questione di dazi, l’attesa cioè che, all’adozione di tariffe più favorevoli, che avevano agevolato il commercio dalla Lombardia alle terre sabaude, Vienna rispondesse con un abbassamento del dazio sui vini piemontesi che facevano il percorso inverso. Ma ciò non avveniva. Così Carlo Alberto aveva deciso di non rinnovare l’accordo sulla repressione del contrabbando sul Lago Maggiore, scaduto nel 1842 e di firmare un trattato di commercio con la Francia. L’anno successivo (1846) altra questione: quella del passaggio del sale di Sardegna, attraverso le terre dei Savoia, verso il Canton Ticino, in alternativa all’acquisto che Lugano ne faceva dai domini asburgici» (mmm). Rappresaglia Vienna con dazio sui vini piemontesi [140].
Letture di famiglia soppresse nell’estate del 1847 per via del traffico di ”Così la penso” di Filippo De Boni [140-141]. Rapporti Valerio-Castagnetto che benedice programma de La Concordia. «E non a caso sarà il conte di Castagnetto a leggere, nella seduta del congresso agrario di Casale del 3 settembre 1847, la lettera a lui diretta da Carlo Alberto nella quale era contenuto il passaggio, divenuto famoso, in cui il re affermava che, se mai Dio gli avesse fatto la grazie di poter intraprendere ”una guerra d’indipendenza”, lui solo avrebbe comandato l’armata, ”risoluto a fare per la causa Guelfa ciò che Schamyll (un capo guerrigliero) fa contro l’immeso impero russo». [141-142].
Adesione dei valeriani a Gioberti [142].
Maggio 1847, Cobden a Torino. Dal banchetto, per volere di Petitti, esclusi i radicali. Perché non si voleva una manifestazione politica. Forte discorso di Cavour sul libero scambio. «Il discorso non verrà stampato in Piemonte (dove i soli fogli che l’avrebbero potuto dare alla luce, il Messaggiere torinese e il Mondo illustrato erano in mano a persone allora ostili a Cavour come, nel primo caso, il radicale Angelo Brofferio, e, nel secondo, Giuseppe Massari, portavoce giobertiano a Torino, allora anch’egli ostile ai liberali moderati e legato al Valerio col quale peraltro romperà di lì a poco) ma nel Giornale di commercio di Firenze» [496].
Commento del De Bonis (Così la penso) sulla visita di Cobden a Torino: «Né molto i Torinesi s’edificarono per la domesticità dell’illustre inglese co’ due fratelli C… i quali non favoreggiano grandemente le idee che tutta commuovono Italia, né fu piccola gioia lungo la Dora quando si seppe che al padre loro, celebre infaustamente, toglievasi il vicariato della città di Torino. I due fratelli s’ebber quest’anno l’accusa, non so se via vera o falsa, d’aver accaparrato molto grano per rivenderlo a forte prezzo; ed essendo visto il Cobden passeggiare fra loro, un uomo che onora le lettere colla mente e col cuore al suo vicino esclamava: ”Ecco la libertà di commercio garantita dal monopolio!”». La battuta è di Lodovido Sauli d’Igliano. Moderato e primo finanziatore delle Letture [143].
Tutte le ragioni dell’inimicizia tra Valerio e Cavour in ”Lettere di Ilarione Petitti di Roreto a Vincenzo Gioberti (1841-1850)” a cura di A. Colombo, Roma, Ist. Per la storia del Risorgimento pp. 135-139. Cavour avrebbe chiesto a Valerio di collaborare alle Letture ricevendone un rifiuto [143]
Roberto d’Azeglio organizza le manifestazioni di piazza inneggianti al sovrano. Entusiasmo per le riforme del 30 ottobre [144].