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 2010  luglio 08 Giovedì calendario

LA RETE MOBILE SOVRAFFOLLATA? SI METTANO ALL’ASTA LE FREQUENZE

Il presidente dell’Agcom Corrado Calabrò ha fatto proprio e ufficializzato l’allarme che da tempo circola tra gli esperti: la diffusione degli smartphone rischia di far collassare la rete mobile. Che pure è’ o almeno era’ tra le migliori del mondo. L’allarme è sacrosanto: il volume dei dati che circolano sulla rete mobile è triplicato fra il 2008 e il 2009 e si prevede che triplicherà ancora nel 2010. Telecom Italia afferma di avere rafforzato la rete che collega le centrali ma la rassicurazione rassicura fino a un certo punto.
Se l’allarme è condivisibile, le contromisure indicate dall’Agcom appaiono assai meno convincenti. L’asta per vendere agli operatori mobili le frequenze liberate con il digitale terrestre avrà luogo infatti soltanto nel 2015. Da qui ad allora il cosiddetto dividendo digitale andrà tutto a beneficio delle televisioni, soprattutto Mediaset e Rai. Si aggraverà ulteriormente lo squilibrio che fa dell’etere italiano il più affollato d’Europa, con 11 emittenti nazionali e 550 locali. L’unico dominato, direttamente e indirettamente, dal presidente del Consiglio. Intanto nel maggio scorso lo Stato tedesco ha incassato 4,4 miliardi di euro dall’asta delle frequenze cedute a Vodafone, Telefonica e Deutsche Telekom. Il governo americano ha ricavato 19 miliardi di dollari e altri si appresta a riscuoterne. Francia e Gran Bretagna hanno imboccato la stessa strada.
Insomma: l’asta delle frequenze, là dove si fa, da un lato porta beneficio alle casse dello Stato e dall’altro libera spazio per lo sviluppo della telefonia mobile di quarta generazione, in sigla Lte. Una tecnologia che consente a molti più utenti’ e contemporaneamente – di usare Internet mobile ad alta velocità, evitando congestionamenti e collassi della rete.
Sarebbe perciò auspicabile che anche in Italia, per non accentuare il ritardo accumulato rispetto agli altri Paesi, la gara delle frequenze per la telefonia mobile venisse conclusa entro il 2012. In questo modo lo Stato potrebbe incassare dai 3 ai 4 miliardi di euro. L’equivalente di una manovrina.
Edoardo Segantini