Stefano Vecchia, Avvenire 8/7/2010, 8 luglio 2010
SACERDOTE E SUORA: MISTERO IN CINA
BANGKOK - Due uccisioni, il cui movente resta ancora avvolto nel mistero, hanno colpito la Chiesa cinese nella provincia settentrionale della Mongolia Interna. Padre Joseph Zhang Shulai, era vicario generale della diocesi ”sotterranea” (cioè in piena comunione con il Papa, ndr ) di Ningxia e suor Maria Wei Yanhui era responsabile della casa di riposo situata all’interno di un complesso di opere della Chiesa locale a Wuda, un distretto di Wuhai, capoluogo della provincia. Il personale dell’ospizio che attorno alle 6.30 di ieri mattina ha trovato nelle rispettive stanze i corpi senza vita e molto sangue, non ha saputo dare alcuna indicazione agli inquirenti per identificare l’assassino o gli assassini. Secondo quanto emerso dalle testimonianze dei dipendenti, come da quelle della comunità cattolica locale, a causare la morte del sacerdote sono state numerose ferite, forse sette, mentre a uccidere la religiosa è stato un unico colpo di coltello al petto.
Come ha riferito l’agenzia Asia-News , suor Wei, nativa della Mongolia Interna, era la direttrice della casa di riposo che ospita una sessantina di anziani. La suora 32enne aveva preso i voti nel 2001. Padre Zhang, 55 anni, era originario della diocesi di Xianxian (Hebei) e sacerdote dal 1985; da vent’anni esplicava il servizio sacerdotale nella Mongolia Interna.
La polizia è intervenuta subito dopo la scoperta dei cadaveri e ha isolato l’ospizio procedendo a una accurata perquisizione. Da indiscrezioni, i sospetti delle autorità al momento ricadrebbero su un «laico cattolico». La polizia sarebbe sulla sue tracce. Padre Zhang era stimato nella comunità cattolica locale, come ha testimoniato un residente nelle vicinanze dell’ospizio che si è dichiarato «colpito» dalla notizia della morte «di un bravo sacerdote che si prendeva così tanta cura dei parrocchiani».
In realtà, l’attività di padre Zhang riguardava anche la conduzione della diocesi, parte della Chiesa non ufficiale, di cui si occupava attivamente insieme all’amministratore designato dal ritiro, alcuni anni fa, del 92enne vescovo ”clandestino” Joseph Ma Zhongmu, unico prelato di etnia mongola in Cina. Monsignor Ma è stato di recente ricoverato in ospedale per problemi cardiaci e molti temono che la notizia dell’assassinio di un sacerdote da lui stimato possa ulteriormente peggiorare le sue condizioni di salute.
Sconvolta da quanto è successo è anche la piccola comunità cattolica di Wuhai. «Siamo così pochi qui – ha detto un suo esponente all’agenzia
Ucan ”. Questa disgrazia contribuirà a tenere lontana dalla nostra Chiesa i non-credenti che desidererebbero avvicinarsi».
Immediatamente è stato anche informato del duplice delitto il vescovo della diocesi di Bameng, approvata dal governo, che ha giurisdizione sull’area del delitto. Monsignor Mathias Du Jiang, la cui diocesi ”aperta”, separata nel 1990 da quella ”sotterranea” di Ningxia, conta circa 30mila fedeli, in questi giorni si trova a Shanghai ma è in contatto con la polizia locale.
La Chiesa delle Mongolia Interna conta circa 200mila fedeli. Le sue comunità ”non ufficiali” sparse su un territorio assai esteso, non sono nuove a persecuzioni. Ultima in ordine di tempo la distruzione, il 7 giugno nella città di Ordos dell’unica chiesa locale, approvata dalle autorità da poco più di un anno. Responsabile una folla che ha agito indisturbata, mente il parroco e un leader laico sono stati fermati dalla polizia.
PERSEGUITATI
A wuhai i cattolici sono costretti a vivere come dei semiclandestini.
La situazione del territorio incentrato attorno sulla città di Wuhai è sintomatico della divisione tra le due diverse facce dell’unica Chiesa cinese.
La Chiesa ”sotterranea” è qui organizzata dalla diocesi di Ningxia; la Chiesa ”aperta” o ufficiale è invece sotto la diocesi di Bameng. Formalmente, nonostante il costante processo di avvicinamento tra Santa sede e Pechino, i cattolici che non si riconoscono nell’Associazione patriottica dei cattolici cinesi e nel controllo dello Stato comunista sulla Chiesa, continuano a vivere in uno stato di semiclandestinità se non di persecuzione. Non così i cattolici ufficiali, un tempo patriottici iscritti all’Associazione, che sono circa quattro milioni, un terzo dell’interna Chiesa cinese, che accettano l’autorità religiosa del Papa ma il controllo del Partito comunista.
Pechino ed il Vaticano non hanno relazioni diplomatiche dal 1949, quando il nunzio apostolico si trasferì a Taiwan. ( S.V. )