ALESSANDRO ALVIANI, La Stampa 7/7/2010, pagina 18, 7 luglio 2010
IL DALAI LAMA E LE DONNE
Anche al Dalai Lama capita di pensare alle donne. un cedimento passeggero, che arriva in sogno e dura pochi istanti, il tempo necessario al leader spirituale tibetano per ricordarsi dei suoi compiti. Eppure «a volte» succede, come ha ammesso lui stesso in un’intervista concessa al tabloid tedesco «Bild» in occasione dei suoi 75 anni.
Un compleanno che è stato celebrato ieri da centinaia di persone a Dharamsala, la città nel nord dell’India in cui il premio Nobel per la Pace vive in esilio dal 1959, anche se il festeggiato non sembra scomporsi più di tanto. «Per me come buddista il mio compleanno è semplicemente un nuovo giorno», ha spiegato alla Bild. Una sobrietà legata forse alla consapevolezza che, se i segni premonitori dovessero tradursi in realtà, potrebbero restargli da spegnere ancora 38 candeline. «C’è una profezia vecchia di 200 anni secondo cui il Dalai Lama che lascerà il Tibet vivrà 113 anni; negli anni Sessanta ho inoltre sognato che avrei compiuto 113 anni», ricorda. E da qui al 2048, sembra voler dire lanciando un segnale di speranza al popolo tibetano in lotta contro la Cina, il mondo potrebbe assistere a cesure spettacolari:«Oggi in Cina c’è un sistema totalitario, ma questo non resterà per sempre», dice.
Resta da capire come raggiungere la veneranda età di 113 anni. Il Dalai Lama una sua ricetta sembra averla: nove ore di sonno, cinque di meditazione ogni giorno e una vita di rinunce più o meno grandi. Niente computer, niente televisione («non la accendo da oltre un anno»), niente romanzi («non li leggo, sono pura finzione»), niente cena negli ultimi cinquant’anni («dagli anni Sessanta, da quando vivo in India, non mangio più nulla la sera»). E niente donne. «Sì, a volte le sogno», ammette, ma «poi mi ricordo anche nel sogno di essere un monaco». Il celibato, afferma, aiuta i monaci a dedicarsi in modo più approfondito alla loro fede. «Il sesso rende gli uomini uguali agli altri animali. Sono un uomo che sostiene determinati principi morali. Il celibato è qualcosa che mi distingue dai comuni animali». E, da ultimo, niente bambini: «portano troppe preoccupazioni», chiarisce. «Conosco una coppia che prima si lambiccava il cervello perché non riusciva ad avere dei bambini, poi ne ebbe tre e da allora arrivarono nuove preoccupazioni: abbiamo troppi bambini? Quale sarà l’istruzione giusta? Si sposeranno, avranno un buon lavoro? Preoccupazioni a non finire! Troppe, per me...», spiega il Dalai Lama. Il quale ammette di aver ammirato molto Giovanni Paolo II («un uomo sorprendente») e Willy Brandt e si definisce apertamente «pigro». Non certo quando si tratta di religione: «recito preghiere, studio gli scritti del buddismo». La pigrizia subentra semmai quando si tratta di imparare nuovi vocaboli d’inglese o di mettersi al computer: «in questi settori sono molto pigro».