Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2010  luglio 04 Domenica calendario

IL BRIGANTINO DI PREVITI PER LE OSSA DI CARAVAGGIO

A Michelangelo Merisi da Caravaggio, questo ultimo viaggio per tornare a casa sarebbe piaciuto assai. I suoi resti infilati in una teca di vetro sono partiti ieri mattina dalla cittadina in provincia di Bergamo, trasportati in auto fino all’Argenatario a Cala Galera e poi su un veliero a due alberi fino a Porto Ercole, dove il tormentato pittore trovò la morte il 18 luglio 1610 e dove adesso riposerà in pace. A dargli un passaggio in barca è stato Cesare Previti, un habitué della zona, che ha messo gentilmente a disposizione del comune toscano il suo due alberi a vela Barbarossa.
Qualcuno ha però avuto a ridire su questo passaggio fornito dal legale amico di Silvio Berlusconi, condannato per la vicenda Imi-Sir e per il Lodo Mondadori. Giuseppe Prevedini - sindaco di Caravaggio, della Lega - che pure ha accompagnato fino alla spiaggia il suo illustre concittadino si è però fermato sul molo: «Io sulla barca di Previti non sono mica salito. Non ho nemmeno bene capito perché abbiano usato proprio il suo veliero. Mi hanno detto che era lì in vacanza. Può darsi che Cesare Previti sia un altro tormentato, come lo fu Caravaggio».
Quella del viaggio in barca è solo l’ultima delle polemiche che accompagnano i resti del pittore «maledetto» - il primo maestro della scuola barocca, artista noto a livello mondiale - coinvolto in mille risse, accusato di un omicidio e per questo costretto a fuggire da Roma per finire poi i suoi giorni a Porto Ercole, dove morì il 18 luglio 1610 per una infezione intestinale. I suo resti vennero ritrovati recentemente nella chiesa del cimitero di Porto Ercole e identificati con una approssimazione dell’85%, sulla base della comparazione del Dna di alcuni discendenti, da una équipe di esperti a Ravenna. Trovati i resti si trattava di capire dove metterli.
Il sindaco di Caravaggio Giuseppe Prevedini è stato il primo a rinunciare: «Non risultano lasciti del pittore su dove volesse essere seppellito. Era giusto che finisse là dove è morto». Il sindaco di Milano Letizia Moratti - sicuro che il pittore fosse nato in città il 29 settembre 1571, ma tra gli esperti c’è più di una discussione - aveva avanzato l’ipotesi che i resti di Caravaggio venissero sepolti nel Famedio del Cimitero Monumentale: «Michelangelo Merisi è di Milano. E’ giusto che rimanga qui». A dare man forte al sindaco, gli esponenti della Lega in città che più o meno esprimevano lo stesso concetto anche se con altre parole: «Caravaggio è roba nostra. Stia qui a Milano».
Contro le pretese dei milanesi si era schierato subito il presidente del comitato degli esperti di Ravenna che aveva esaminato i resti, Silvano Vinceti: «I resti di Caravaggio devono tornare a Porto Ercole dove è morto e dove è stato seppellito». Anche il sindaco di Caravaggio Prevedini si era detto subito d’accordo: «A parte il Comune di Porto Ercole, non si capisce con quale criterio altri possano avanzare il diritto a volere i resti del pittore». Sembra di capire che l’interesse non deve essere solo di gonfalone. Il campanilismo c’entra poco. In pochi giorni i resti del pittore esposti nel Municipio della bassa bergamasca, sono stati visitati da oltre tremila persone. Roma si appresta a celebrare tra poche settimane con una serie di eventi il quattrocentesimo della morte del pittore i cui resti da ieri sono visibili a Porto Ercole. Il sindaco di Monte Argentario Arturo Cerulli si dice soddisfatto e sorvola sull’ultima parte del viaggio sul brigantino di Cesare Previti: «Dal mare Caravaggio giunse a noi quattro secoli fa. Dal mare è ritornato a noi quattro secoli dopo». Un centro multidisciplinare per la cura delle malattie renali. Dopo un anno di attività sono stati presentati i primi risultati dell’Unità operativa di Nefrologia della Cattolica di Roma, attiva presso il Complesso Columbus-Gemelli e diretta dal professor Giovanni Gambaro. La struttura è diventata centro di riferimento per gli accessi vascolari per emodialisi, nella prevenzione della calcolosi e nelle malattie rare ed ereditarie renali (come cistinuria, malattia di Fabry, malattia di Dent, rene con midollare a spugna, nefropatia diabetica e altre). Nel centro viene inoltre svolta attività di ricerca d’avanguardia, incentrata in particolare sul rischio cardiovascolare nel paziente con malattie renali.