FEDERICO RAMPINI, la Repubblica 7/7/2010, 7 luglio 2010
AFGHANISTAN, GIALLO SUL MULLAH OMAR - NEW YORK
«L´hanno preso in Pakistan, Mullah Mohammad Omar è prigioniero». La notizia esplode ieri mattina al tg di una popolare tv afgana, Tolo, che mostra la foto (d´archivio) del celebre capo dei Taliban con un occhio fasciato. Rimbalza nello stesso Pakistan poi fa il giro del mondo grazie a Xinhua, l´agenzia stampa statale di Pechino. Sarebbe una svolta clamorosa: il Mullah Omar è la ragione per cui l´America e la Nato sono in Afghanistan. Fu di fatto il capo supremo del governo afgano dal 1996 al 2001, il protettore di Al Qaeda che fece del suo paese il "santuario" di Osama bin Laden e la retrovia dell´attacco alle Torri Gemelle. La notizia non riceve conferme dagli Stati Uniti. Il silenzio è totale alla Casa Bianca, al Pentagono, alla Cia. Arriva invece una smentita dal portavoce dei Taliban, Zabeeh Ullah: «Menzogne, propaganda occidentale. Mullah Omar è libero, in buona salute, dirige le forze che cacceranno presto l´invasore».
Nessuno lo vede da anni, l´ultimo messaggio che gli viene attribuito è del settembre 2009: «La storia - diceva - è stata severa con gli aggressori stranieri dell´Afghanistan fin dai tempi di Alessandro Magno. Contro l´invasore britannico abbiamo combattuto per 80 anni e alla fine li abbiamo sconfitti». Mancava solo il riferimento alla vittoriosa campagna contro l´Armata rossa sovietica, il conflitto nel quale il Mullah si conquistò i galloni.
Quel messaggio del settembre scorso però fu diffuso solo in forma audio. Immagini del Mullah (che nessun giornalista occidentale ha mai incontrato) non ne circolano da tempo. E allora che cosa c´è dietro la frenetica ridda di voci che hanno di nuovo creato l´attesa di un "colpo grosso"? La cattura potrebbe essere avvenuta davvero, ma gli americani hanno interesse a tenere isolato un prigioniero così importante? E´ improbabile.
L´Amministrazione Obama ha un disperato bisogno di esibire qualche successo in Afghanistan, il Mullah Omar sarebbe un bottino insperato in una fase in cui tutto sembra andare storto. Una chiave di lettura la fornisce ai cinesi Aslam Khan, esperto pachistano di terrorismo: «E´ in corso una campagna - dice - per rafforzare la tesi secondo cui il Pakistan è il vero santuario dei Taliban. Occorre rinforzare l´idea che i leader fondamentalisti stanno guidando l´offensiva da rifugi in territorio pachistano». Le voci ricorrenti sulla cattura del Mullah Omar la "collocano" sempre sul territorio del Pakistan. A rafforzare la pista di una campagna pilotata c´è il ruolo di un blogger americano, Brad Thor. Esperto d´intelligence, oggi romanziere specializzato in thriller a base di trame sul terrorismo. Bersagliato di minacce da parte di alcune organizzazioni islamiche, messo all´indice in Arabia Saudita. Thor in passato lavorò come "analista" nell´unità speciale antiterrorismo dentro il super-ministero degli Interni americano, lo Homeland Security. Perciò i suoi scoop vengono spesso interpretati come delle soffiate dei servizi. E all´origine delle ultime voci sulla cattura del grande nemico c´è proprio lui.
Del Mullah Omar si occupa dettagliatamente l´ultimo rapporto firmato dal generale Stanley McChrystal prima di essere licenziato da Obama. In quel documento McChrystal non lo dava per spacciato, anzi. L´ex comandante capo delle forze Nato descriveva un «sofisticato governo-ombra» dei Taliban, che sta riprendendo il controllo di vaste regioni dell´Afghanistan. «Prelevano tasse, organizzano tribunali islamici, nominano i loro governatori regionali». Alla testa di questa armata McChrystal vedeva proprio lui. Ed era convinto che il consiglio dei leader Taliban, sotto la guida del Mullah Omar, operi da Qetta, nel Pakistan meridionale. Con il sostegno decisivo dei vertici dei servizi segreti pachistani. McChrystal è andato in pensione per l´intervista a Rolling Stones in cui attaccava l´Amministrazione Obama. Ma quel suo rapporto è rimasto in eredità al nuovo comandante, il generale David Petraeus. Che nel frattempo ha avuto conferme di un altra minaccia: il riavvicinamento tra Afghanistan e Pakistan in chiave anti-americana o forse semplicemente post-americana. Le vedute dei due paesi sembrano convergere su un´idea comune: per la presenza Nato in Afghanistan è ormai cominciato il conto alla rovescia e per il "dopo" bisogna scendere a patti con i Taliban. Petraeus sente il pericolo che questa intesa sia un ulteriore aiuto al nemico. Intervenire sulle collusioni tra il Pakistan e i leader Taliban diventa dunque indispensabile.