Lauretta Colonnelli, Corriere della Sera 07/07/2010, 7 luglio 2010
IL DON GIOVANNI DI MOZART, «OPERA-LABIRINTO» DISLOCATA A PALAZZO PISANI
Si inaugura a Palazzo Pisani di Venezia, con il Don Giovanni, il 54˚ Festival internazionale di musica contemporanea intitolato «Don Giovanni e l’uom di sasso». Il programma, presentato ieri a Roma dal presidente della Biennale Paolo Baratta e dal direttore artistico del Festival Luca Francesconi, prevede dal 23 settembre al 2 ottobre 27 prime assolute (di cui 18 commissionate dalla Biennale), 15 novità per l’Italia, 77 compositori, 31 appuntamenti tra concerti, installazioni, performance audiovisuali, musica corale, oltre a laboratori, giornate di studi, incontri. Ma la vera novità del festival è il modo in cui i vari eventi saranno organizzati. «In tutti i tipi di musica, dalla classica al pop - precisa Francesconi - continuiamo a ereditare il rituale dello spazio chiuso, con gli spettatori immobili davanti a un palco. Quest’anno abbiamo inventato una nuova formula, con eventi che si succedono in luoghi diversi e meravigliosi. Gli spettatori saranno liberi di entrare e uscire quando vogliono, di girare anche per tutta la notte, di rifocillarsi mangiando piatti di spaghetti che offriremo gratis». Verrà allestita così anche l’opera di apertura, il «Don Giovanni a Venezia», concepita da Francesconi come un’opera-labirinto che raccoglie eventi musicali, scenici, teatrali e visivi e che sarà dislocata nei cortili, nelle logge e nelle sale di Palazzo Pisani, sede del Conservatorio. La trama, squisitamente musicale e basata su incroci di epoche diverse, è costituita da tre scene chiave dell’originale mozartiano-il duello iniziale, la seduzione di Zerlina, la morte di Don Giovanni - a cui fanno da contrappunto otto nuovi brani originali ispirati al tema, commissionati dalla Biennale a Martina Tomner, Pierre Jodlowski, Federico Troncatti, Gabriella Zen, Marcello Filotei, Michele Tadini e dal Conservatorio Benedetto Marcello aMarco Marinoni e Francesco Zorzini.
Sorprendente anche la scelta di intitolare un festival di musica contemporanea a un artista di tre secoli fa. «Nulla a che vedere con sguardi malinconici al passato - spiega Francesconi - . Al di là della modernità del sommo compositore viennese, la vicenda di cui è protagonista Don Giovanni rappresenta il più importante e ricorrente mito dei nostri tempi, una vera icona di tutta la modernità». Non a caso, sottolinea Baratta, «puntiamo sui giovani, altrimenti, proprio nel paese con più conservatori e accademie del mondo, corriamo il rischio di ridurre la macchina della formazione in una macchina che gira in folle». Capita così di incontrare ensemble importanti come l’Orchestra di Padova e del Veneto, la Mitteleuropa e il quartetto Arditti, fuoriclasse come Sylvano Bussotti o Ciro Longobardi insieme a studenti delle migliori scuole. giovane anche il Leone d’oro alla carriera, ancora tutta in corso, per il maestro della Nuova Semplicità tedesca, Wolfgang Rihm. Tra omaggi a Luigi Nono e Franco Donatoni, debutta in prima mondiale il progetto Enparts: tre atti unici di Matteo Franceschini (Il gridario), César Camarero (En la medida de las cosas) e Hannes Seidl-Daniel Kotter (Freizetspektakel) in sequenza al Piccolo Arsenale. Sulla stessa lunghezza d’onda, Extempore affianca tre modi diversi di scrivere musica con l’improvvisazione radicale di Evan Parker, l’interpretazione del pianoforte di Ciro Longobardi e l’alea (improvvisazione legata al caso, al gioco dei dadi) di cinque riscritture della «Serenata per un satellite» di Bruno Maderna. Chiude la maratona Exit, trasformando il Teatro alle Tese in metafora della navigazione web.
Lauretta Colonnelli