Massimo Gaggi, Corriere della Sera 06/07/2010, 6 luglio 2010
L’INDUSTRIALIZZAZIONE DELL’ECCESSO: CAMPIONI DI HOT DOG IN DIRETTA TV
Oltre che con le parate, i barbecue, le celebrazioni in costume settecentesco, i fuochi d’ artificio, l’ America ha festeggiato il 4 luglio, anniversario dell’ Indipendenza, con gare e sagre di paese. La più celebre, perché ha quasi un secolo di storia e per il suo carattere di trionfo dell’ esagerazione, è l’ «Hot Dog Eating Contest», organizzato ogni anno dalla catena di fast food «Nathan’ s» sulla spiaggia di Coney Island, a Brooklyn. Concorrenti che, con la faccia sporca di mostarda e ketchup, divorano in pochi minuti decine di salsicciotti con relativo panino. Negli ultimi anni, grazie alla tv e all’ intraprendenza di John e Rich Shea, due fratelli manager usciti dalla Columbia University, quello delle gare a chi si rimpinza di più è diventato un vero e proprio business con tanto di campionato nazionale (80 gare in tutti gli States) e di lega organizzata: la «Federation of Competitive Eating», equiparata a quella degli altri sport. I «fenomeni» si sono esibiti davanti a un’ enorme folla in delirio (35 mila persone) mentre la Espn trasmetteva in diretta la gara in tutto il Paese. Come nel basket, i conduttori hanno declinato i record di ognuno (41 fette di pizza mangiate in 10 minuti o 4,5 chili di asparagi fritti in 12, per esempio), esaltando la capacità di questi «veri campioni» di ingurgitare anche più di 20 mila calorie in pochi attimi. Ha vinto Joey Chestnut, ma senza arrivare al record (68 salsicce in 10 minuti) dello scorso anno. Senza la pressione del giapponese Kobayashi, sette volte campione (non ammesso con un cavillo e poi arrestato quando ha tentato di irrompere sul palco) ne sono bastati 54. Dopo aver industrializzato la ristorazione e la distribuzione di cibi ipercalorici a basso costo che ha trasformato l’ America in un Paese popolato di mastodonti (definizione dei nutrizionisti, un obeso ogni tre cittadini), è arrivata, così, anche l’ industrializzazione dell’ eccesso. Alla quale si è piegato anche il sindaco «salutista» di New York, Michael Bloomberg, che, ricevendo i concorrenti, ha paragonato la loro gara a una partita della Coppa del mondo sudafricana, ma senza il fastidio delle vuvuzela.
Massimo Gaggi