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 2010  luglio 06 Martedì calendario

«CON IL MIO BRONISLAW NON FU COLPO DI FULMINE. IN POLITICA E’ ROMANTICO»

Hanno condiviso dissidenza, passione politica e una campagna elettorale entrata nella storia. Anna e Bronislaw, la borghese e l’ aristocratico. Cinquantasette anni, filologa classica appassionata di epigrammi, la first lady commenta i risultati nella sede del comitato pro Komorowski affollato di ventenni che domenica hanno fatto l’ alba. Lunga notte elettorale. «Molto, credevamo nella vittoria ma c’ è stato un momento in cui abbiamo ripensato alla sorpresa di Bush contro Gore nel 2000. Alla fine mio marito ha ottenuto oltre un milione di voti in più del rivale». pronta al ruolo di first lady? «Ho cinque figli, conosco i problemi della vita quotidiana e il mio Paese, sono moglie di un uomo che è stato ministro, deputato e Speaker della Camera, credo basti». Qual è la prima cosa che vorrebbe fare? «Usare questa nuova visibilità per risvegliare il senso civico, la coscienza che si può agire insieme per migliorare la società. La nostra democrazia è giovane, va sostenuta». La preoccupano le divisioni emerse in queste settimane? «Mi preoccupa la possibilità che certi sentimenti resistano anche dopo le elezioni, ma so che mio marito sa dialogare con chi non la pensa come lui». stato definito un conservatore tradizionalista. «Pare che per la stampa sia sinonimo di arretratezza, se è così rifiuto quest’ etichetta. Entrambi guardiamo al futuro, al progresso, all’ Europa. Certi critici dicono che Bronislaw si opponga alla fecondazione in vitro ma non si è mai espresso contro, è convinto che si tratti di una questione da lasciare alla scelta dell’ individuo. Legge e giustizia (il partito di Kaczynski, ndr) ha proposto di punirla con il carcere. Komorowski è un politico di centro». Votò a favore della legge sull’ aborto che è tra le più restrittive d’ Europa. «Votò per il compromesso che ammette l’ aborto in caso di violenza, pericolo per la vita della madre e del bambino, un compromesso che nessuna persona ragionevole in Polonia mette in dubbio». Cosa pensa di Radio Maryja? «Vanno bene i programmi religiosi, non quelli politici. Sostengo la separazione tra Stato e Chiesa e il rispetto reciproco tra le istituzioni». E di Jaroslaw Kaczynski? «Non lo conosco personalmente». Ha conosciuto suo marito ai tempi degli scout, che tipo era? «Ha sempre rivendicato la sua autonomia. Sono passati quarant’ anni dal primo incontro, non posso dire che Cupido scoccò la sua freccia, ci frequentammo a lungo prima di fidanzarci e sposarci nel ’ 77». Come ricorda la vita sotto il regime? « stato durissimo allevare i nostri figli con il razionamento alimentare, non avere mai abbastanza carne e zucchero. Come oppositori eravamo pedinati, minacciati, ci veniva sempre negato il passaporto "per motivi sociali". Partecipavamo alle riunioni clandestine degli studenti, nascondevamo in casa libri proibiti e stampavamo riviste illegali, senza un vero ciclostile usavamo mezzi rudimentali come tessuti e telai che tenevamo nel doppio fondo del mobile del frigorifero, ci perquisivano regolarmente ma quel nascondiglio non l’ hanno mai trovato». Nel 1989 non votò alle prime elezioni semi-libere per protesta contro il compromesso con i comunisti. «Pensavo che i comunisti stessero ingannando Solidarnosc. Me ne sono pentita, bisogna sempre negoziare». Che Polonia sogna per i suoi figli e nipoti? «Un Paese aperto, nel quale l’ altro non sia considerato un nemico ma qualcuno con cui collaborare, dove chiunque possa scegliere cosa diventare nella vita, un Paese del quale essere orgogliosi». Di cosa ha bisogno per diventarlo? «Di pragmatismo, con un pizzico di spirito romantico e fantasia, ma in parte siamo già così».
Maria Serena Natale