Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2010  luglio 07 Mercoledì calendario

I coniugi Rosenberg erano spie, anche se idealisti Caro Cervi, più d’un commentatore ha citato in questi giorni,occupando­si della rete di spie russe negli Stati Uniti, il caso Rosenberg

I coniugi Rosenberg erano spie, anche se idealisti Caro Cervi, più d’un commentatore ha citato in questi giorni,occupando­si della rete di spie russe negli Stati Uniti, il caso Rosenberg. A volte definito un errore giudiziario, se non la messa a morte di due innocenti. Io ho un ricordo ben diverso - basato unica­mente su letture - di quell’episodio, ma vorrei conoscere il suo parere. Lettera firmata Il mio parere, caro amico, è molto sempli­ce. Julius ed Ethel Rosenberg, i coniugi ebrei senza fortuna che avevano abbraccia­to la fede comunista, che furono portati in giudizio dal Fbi per aver passato all’Urss se­greti atomici, che furono giustiziati nel giu­gno del 1953, erano spie. Il processo dimo­strò che insieme ad altri - uno di loro, David Greenglass, era fratello di Ethel, e ne diven­ne il delatore - s’erano adoperati per passa­re a emissari sovietici dati tecnici sulla bom­ba atomica. La campagna scatenata dalle sinistre in tutto il mondo per sostenere che quel processo era una montatura di stam­p­o macchartista e che i Rosenberg erano in­nocenti non aveva fondamento. Si arrivava al paradosso ignominioso dell’Urss stali­niana, specialista in processi farsa e in ese­cuzioni spietate, che addebitava crudeltà alla democrazia americana. La vicenda dei Rosenberg è stata ricostruita ancora recen­temente da Giorgio Ferrari in un libro, Om­bre rosse , edito da Book Time. Sulla colpevolezza dunque non ho dubbi. Altra cosa è stabilire se il tradimento dei Ro­senberg avesse tale rilevanza da comporta­re una condanna capitale, e se il clima della guerra fredda avesse condizionato la sen­tenza (restando in sottofondo il tema della pena di morte e della sua legittimità). Non ci fu traccia di antisemitismo in quel «caso» perché tutti erano ebrei: gli imputati, la pub­blica accusa, il giudice, gli avvocati della di­fesa. Quando Harry Truman, alla fine del suo mandato, trasmise il fascicolo Rosen­berg, incluse le domande di grazia, al suc­cessore Eisenhower, la sorte dei due fu se­gnata. Un militare - anche se di Ike il perfi­do Montgomery aveva detto che «è un tipo simpatico ma non un soldato» - non poteva essere indulgente verso chi aveva messo a rischio la sicurezza del suo Paese. I Rosen­berg ricevettero denaro dai sovietici, ma non erano volgari mercenari dello spionag­gio, erano degli idealisti. Almeno Ethel Ro­senberg si sarebbe salvata se avesse accetta­to di collaborare con il Fbi. Non lo fece. L’amore tra i due ebbe fino all’ultimo istan­te un’intensità commovente. La lettera che Ethel affidò ai guardiani di Sing Sing perché fosse consegnata ai suoi figlioletti aveva to­ni alti. «Miei adorati, miei preziosissimi bambini, solo questa mattina pensavo an­cora che ci saremmo finalmente riuniti. Ora che ciò non è più possibile, voglio che sappiate quello che noi abbiamo impara­to... Sulle prime, per forza di cose, sarete amaramente addolorati per noi, ma non sa­rete soli nel dolore. Questa è la nostra con­solazione e con il tempo sarà anche la vo­stra. Con il tempo anche voi vi convincere­te che la vita vale la pena d’essere vissuta... Con amore papà e mamma».