Mario Cervi, il Giornale 7/7/2010, pagina 34, 7 luglio 2010
I coniugi Rosenberg erano spie, anche se idealisti Caro Cervi, più d’un commentatore ha citato in questi giorni,occupandosi della rete di spie russe negli Stati Uniti, il caso Rosenberg
I coniugi Rosenberg erano spie, anche se idealisti Caro Cervi, più d’un commentatore ha citato in questi giorni,occupandosi della rete di spie russe negli Stati Uniti, il caso Rosenberg. A volte definito un errore giudiziario, se non la messa a morte di due innocenti. Io ho un ricordo ben diverso - basato unicamente su letture - di quell’episodio, ma vorrei conoscere il suo parere. Lettera firmata Il mio parere, caro amico, è molto semplice. Julius ed Ethel Rosenberg, i coniugi ebrei senza fortuna che avevano abbracciato la fede comunista, che furono portati in giudizio dal Fbi per aver passato all’Urss segreti atomici, che furono giustiziati nel giugno del 1953, erano spie. Il processo dimostrò che insieme ad altri - uno di loro, David Greenglass, era fratello di Ethel, e ne divenne il delatore - s’erano adoperati per passare a emissari sovietici dati tecnici sulla bomba atomica. La campagna scatenata dalle sinistre in tutto il mondo per sostenere che quel processo era una montatura di stampo macchartista e che i Rosenberg erano innocenti non aveva fondamento. Si arrivava al paradosso ignominioso dell’Urss staliniana, specialista in processi farsa e in esecuzioni spietate, che addebitava crudeltà alla democrazia americana. La vicenda dei Rosenberg è stata ricostruita ancora recentemente da Giorgio Ferrari in un libro, Ombre rosse , edito da Book Time. Sulla colpevolezza dunque non ho dubbi. Altra cosa è stabilire se il tradimento dei Rosenberg avesse tale rilevanza da comportare una condanna capitale, e se il clima della guerra fredda avesse condizionato la sentenza (restando in sottofondo il tema della pena di morte e della sua legittimità). Non ci fu traccia di antisemitismo in quel «caso» perché tutti erano ebrei: gli imputati, la pubblica accusa, il giudice, gli avvocati della difesa. Quando Harry Truman, alla fine del suo mandato, trasmise il fascicolo Rosenberg, incluse le domande di grazia, al successore Eisenhower, la sorte dei due fu segnata. Un militare - anche se di Ike il perfido Montgomery aveva detto che «è un tipo simpatico ma non un soldato» - non poteva essere indulgente verso chi aveva messo a rischio la sicurezza del suo Paese. I Rosenberg ricevettero denaro dai sovietici, ma non erano volgari mercenari dello spionaggio, erano degli idealisti. Almeno Ethel Rosenberg si sarebbe salvata se avesse accettato di collaborare con il Fbi. Non lo fece. L’amore tra i due ebbe fino all’ultimo istante un’intensità commovente. La lettera che Ethel affidò ai guardiani di Sing Sing perché fosse consegnata ai suoi figlioletti aveva toni alti. «Miei adorati, miei preziosissimi bambini, solo questa mattina pensavo ancora che ci saremmo finalmente riuniti. Ora che ciò non è più possibile, voglio che sappiate quello che noi abbiamo imparato... Sulle prime, per forza di cose, sarete amaramente addolorati per noi, ma non sarete soli nel dolore. Questa è la nostra consolazione e con il tempo sarà anche la vostra. Con il tempo anche voi vi convincerete che la vita vale la pena d’essere vissuta... Con amore papà e mamma».