Varie, 7 luglio 2010
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BIANZINO Aldo
• 1963 (~), Perugia 14 ottobre 2007 (nel carcere di Capanne 36 ore dopo l’arresto per possesso e coltivazione di piante di canapa indiana.). Falegname • «[...] Era alto 1,78 e pesava 55 chili. Esile, biondo, ”quasi gandhiano” [...] Faceva il falegname e coltivava la terra. Una vita nel silenzio della collina, in una casa ristrutturata grazie ai fondi per il terremoto. Una vita diversa da tante altre, ma con una grande attenzione all’educazione del figlio [...] ”Delitto di cui agli artt. 11,73 c.1° e 1° bis dpr 309/90 per avere in concorso fra loro coltivato n.56 piante di marijuana rinvenute in sede e altre n.47 piante di marijuana estirpate e in fase di essiccazione…”. I poliziotti sono arrivati venerdì mattina. Ore di perquisizione, in casa e nei campi. ”Mio marito l’ha detto subito: se cercate l’’erba’, è dietro quel filare. Ne ho anche qui, a seccare dietro la canna fumaria. Se è un reato, sono pronto a pagare. Ma mia moglie non sapeva nulla, lasciatela in pace. L’ho coltivata per il mio consumo personale’”. [...] Sono le 8 di domenica quando un detenuto lavorante scopre il corpo di Aldo Bianzino ”sulla parte superiore di un letto a castello, con il volto sulla parte opposta al cuscino”. Il carcere parla subito di ”presumibile infarto”, di collasso cardiocircolatorio. Su richiesta della prima moglie [...] la famiglia nomina un perito. L’autopsia si svolge il martedì. Si accertano ”lesioni al cervello, a una costola e al fegato, in assenza di segni sulle parti esterne”. Si prelevano alcuni organi, per altri accertamenti. [...]» (Jenner Meletti, ”la Repubblica” 1/11/2007) • «[...] sarebbe morto per cause naturali in seguito a un aneurisma cerebrale. Così ha stabilito il giudice Massimo Ricciarelli accogliendo la richiesta di archiviazione del fascicolo per omicidio a carico di ignoti [...] L’autopsia escluse [...] patologie cardiache pregresse e rivelò sul corpo di Bianzino diverse lesioni ”compatibili con l’ipotesi di omicidio”. I medici legali dichiararono probabile che la morte fosse stata causata da un pestaggio. Una successiva perizia autoptica stabilì, invece, che la morte avvenne per aneurisma. [...]» (Giampiero Calapà, ”il Fatto Quotidiano” 17/12/2009) • «[...] Bianzino entra in prigione il 12 ottobre 2007 ma la mattina di domenica 14 viene rinvenuto, inanimato, sulla branda superiore del suo letto. I suoi indumenti si trovano, ordinati, su quella inferiore. La finestra della cella è aperta e, sebbene sia ottobre inoltrato, Aldo indossa solo una maglietta a maniche corte. Per il resto è nudo. La notte si è lamentato ma solo al mattino viene trasportato fuori della cella e deposto sul pavimento del corridoio dell’infermeria, sita a pochi metri. Viene innalzato un lenzuolo così che gli altri detenuti non vedano. Un medico dirà: ”… non so spiegarmi per quale motivo sia stato portato sul pianerottolo davanti alla porta dell’infermeria ancora chiusa poiché (in altri casi) il nostro intervento avveniva direttamente in cella”. Si tenta la rianimazione, effettuando il massaggio cardiaco: uno dei punti più controversi. Le indagini rivelano subito ”…lesioni viscerali di indubbia natura traumatica (lacerazione del fegato) e a livello cerebrale una vasta soffusione emorragica subpiale, ritenuta almomento di origine parimenti traumatica… ”. L’inchiesta si ferma lì: qualche interrogatorio, le perizie, i filmati del circuito chiuso. Viene aperto un procedimento nei confronti di una guardia per omissione di soccorso. Ma poiché l’autopsia ha rivelato che Aldo è morto per lo scoppio di un aneurisma cerebrale, il gioco è fatto. Il caso chiuso. E il fegato ”strappato” dalla sede naturale? E quella perizia secondo cui la lacerazione epatica deve ”...essere ritenuta conseguenza di un valido trauma occorso in vita e certamente non può essere ascrivibile al massaggio cardiaco, in riferimento al quale vi è prova certa che avvenne a cuore fermo”? Ma è anche quella una tragica fatalità: la lesione epatica viene ritenuta estranea all’evento letale facendo escludere ”... l’esistenza di aggressioni” perché, sostengono gli inquirenti, quella lesione fu l’effetto di un massaggio cardiaco. Così mal fatto da strappare il fegato che, com’è noto, non è esattamente di fianco al cuore. Non è lecito ipotizzare che quell’aneurisma sarebbe potuto restare dormiente per alti vent’anni se un improvviso fatto traumatico (anche solo emotivo) non lo avesse sollecitato? E non è bizzarro pensare che il massaggio di un esperto possa ”strappare” un fegato? Non era sufficiente tutto ciò almeno per un supplemento di indagine? Non aveva, Aldo Bianzino, se non il diritto di continuare a vivere, almeno quello di ottenere giustizia?» (Emanuele Giordana, ”il manifesto” 17/12/2009) • La moglie Roberta Radici è morta nel giugno 2009.