GABRIELE BECCARIA, La Stampa 6/7/2010, pagina 15, 6 luglio 2010
QUESTO L’UNIVERSO BAMBINO
«E’ questo il momento per il quale Planck è stato costruito. Non stiamo offrendo risposte. Stiamo aprendo le porte di un Eldorado in cui gli scienziati potranno andare a caccia di pepite d’oro, che approfondiranno la nostra comprensione su come l’Universo è nato e su come funziona».
E’ probabile che la frase fosse stata preparata, vista e rivista molte volte, ma David Southwood l’ha pronunciata con sicurezza, ieri, e con innegabile efficacia. Il direttore della sezione di scienza ed esplorazione robotica dell’Esa, l’ente spaziale europeo, ha salutato un evento che procura un brivido anche a chi non ha familiarità con stelle e galassie. Per la prima volta la storia del cosmo è stata racchiusa in un’unica immagine, dalla nascita subito dopo il Big Bang fino alle radiazioni diffuse oggi dalla Via Lattea. All’incirca 14 miliardi di anni compressi in un panorama che ci proietta nelle profondità della quarta dimensione, il tempo.
Una visione speciale
« una prima assoluta, una meravigliosa mappa del cielo come nessuno l’aveva mai osservato», ha aggiunto l’astrofisico Nazzareno Mandolesi, direttore dell’Istituto di astrofisica spaziale di Bologna dell’Inaf, l’Istituto nazionale di astrofisica, che ieri ha scelto un «meeting» di «Esof 2010», il forum scientifico in corso a Torino, per raccontare l’impresa. E’ lui il responsabile di uno degli strumenti a bordo della macchina che ha reso possibile lo «scatto»: si chiama Planck (in onore del padre della teoria dei quanti) il satellite che, lanciato nel maggio dell’anno scorso, orbita a un milione e mezzo di chilometri dalla Terra - all’incirca quattro volte la distanza tra noi e la Luna - e vede ciò che nessun occhio umano potrebbe: si tratta della «radiazione cosmica di fondo» - in gergo «Cosmic microwave background» - che permea l’Universo dai primordi. Fu emessa «appena» 380 mila anni dopo il Big Bang e soltanto allora cominciò a essere visibile, perché prima il cosmo era così caldo e denso che le particelle subatomiche costituivano un unico plasma opaco.
«Ora l’immagine dovrà essere analizzata fino a ”cancellare” la nebbia che permea la Via Lattea, facendo così emergere l’Universo primitivo, un po’ come accade quando ci si mette a restaurare un quadro antico», ha spiegato il «project scientist» Jan Tauber. Un lavoro molto lungo, ma lì si celano così tante informazioni - come la natura della materia e dell’energia oscura fino alla massa dei neutrini - da inaugurare una nuova era della cosmologia.