DOMENICO QUIRICO, La Stampa 6/7/2010, pagina 13, 6 luglio 2010
LO STATO VI SOCCORRE? PAGATE IL CONTO
Hervé Ghesqière e Stéphane Taponier sono due giornalisti di France 3 prigionieri, da più di sei mesi, dei taleban in Afghanistan. Sembrano spariti nel nulla, ogni tanto arrivano prove, indirette, che sono in vita, richieste di un riscatto politico, ovvero il ritiro delle truppe francesi. Ma la vicenda sembra pericolosamente immobile; tanto che i colleghi dei sequestrati hanno deciso polemicamente di rompere la cortina di silenzio imposta dal governo per «non mettere in pericolo le trattative». Quando saranno liberati, se l’Assemblea nazionale dà il via a una legge in discussione da oggi e già approvata dal senato, riceveranno una fattura dal Ministero della Difesa con la mortificante dizione: spese logistiche sostenute dall’amministrazione dello Stato per rendere possibile la vostra liberazione, ovvero operazioni di rastrellamento dei militari, trasferte di funzionari, diplomatici e agenti segreti, pagamento di informazioni, telefono fax benzina cancelleria. Una alluvione di cifre a più zeri fino al saldo finale, già calcolato, sicuramente oltre dieci milioni di euro. Più Iva. Senza sconti né rateizzazioni. Solo il riscatto eventuale sarà loro risparmiato.
La legge è pronta; con grande soddisfazione del capo di stato maggiore dell’esercito, generale Georgelin, cui le spese rese necessarie dall’imprudenza dei due reporter ficcanaso aveva suggerito pubbliche e concitate riflessioni. Colpevoli, a suo dire, di non essere rimasti barricati nelle caserme con aria condizionata delle forze francesi a Kabul a raccontare «l’eroismo dei nostri ragazzi», invece di andare a curiosare nelle valli dove dominano i taleban, ufficialmente sbriciolati da mesi.
Ora si cambia. Gli ostaggi francesi all’estero sono avvisati. Il rischio temerario in luoghi non consigliabili è affar vostro, ma a pagamento. Decidete di passare le vacanze nello Yemen dove il sequestro di persona è la prima industria nazionale? Portate il vostro yacht nelle acque somale care ai pirati per provare il brivido del proibito? Benissimo. La Francia allerta i parà della Legione, mobilita i suoi diplomatici. Poi però spedisce il conto. Meticoloso fino all’ultimo centesimo. Come quando i vigili del fuoco vengono a aprirvi la casa perché avete smarrito la chiave. Gli ostaggi sventurati sono quindi equiparati dalla legge agli alpinisti cui frulla per il capo di scalare la Nord del Bianco dopo tre lezioni al circolo della montagna o agli speleologi che bighellonano allegramente negli abissi. La legge recita: «Devono rimborsare le spese per il soccorso all’estero le persone che si sono deliberatamente esposte, senza motivo legittimo per la loro situazione professionale o per una situazione di urgenza, a rischi che non potevano ignorare».
L’idea della legge è nata per il caso di due turisti francesi che si erano recati in Pakistan per una scarpinata ed erano stati rapiti e di uno yach di milionari catturato al largo delle coste somale.
I problemi nascono su quel «motivo legittimo». Sono in ansia, giornalisti e organizzazioni non governative, che non ignorano di essere considerate al quai d’Orsay delle seccature di prima grandezza e temono, nell’applicazione della norma, uno di quei glissando logici che danno il capogiro. I giornalisti che decidono di recarsi in un luogo sconsigliato dall’Onu o dalle autorità francesi perché pericoloso dovranno pagare? Un medico che si reca nella terra di nessuno per soccorrere i profughi è un irresponsabile da sanzionare finanziariamente oppure un eroe da citare nelle lapidi della patria riconoscenza ? Con la prospettiva di fatture di milioni di dollari c’è il rischio che giornali e televisioni cancellino tutte le inchieste nei luoghi pericolosi del pianeta. Quasi un attentato strisciante alla libertà di stampa. E che le Ong rinuncino a operare laddove più c’è bisogno di loro: dalla Somalia al Congo all’Iraq.
Per questo un deputato socialista, Hervé Féron, aveva proposto un emendamento: escludere dalla sfera di applicazione della legge giornalisti, interventi umanitari, ricercatori e universitari. Proposta bocciata. Ieri, durante il dibattito, il ministro degli esteri Kouchner ha tentato di rassicurare: «Non saranno coinvolti da questa norma né i giornalisti né le Ong, che fanno il loro mestiere. Vogliamo colpire le agenzie di viaggio, affinchè si dotino di adeguate assicurazioni».
Nella primavera 2004 (nello stesso periodo fu rapito e ucciso il contractor italiano Fabrizio Quattrocchi) il governo di Tokyo constrinse Nahoko Takato ( cooperante, nella foto), Soichiro Koriyama (fotoreporter freelance) e Noriyaki Imai (studente), sequestrati e minacciati di morte per otto giorni dai guerriglieri iracheni, a rimborsare le spese del loro rimpatrio, 6 mila dollari a testa. Il motivo? Non avrebbero dovuto recarsi in Iraq, Paese ad altissimo rischio. I tre pagarono e si scusarono.