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 2010  luglio 06 Martedì calendario

LO STRESS DA FERIE ESISTE, LA CURA PURE: STARE A CASA

«Dove vai in vacanza?». Non c’è crisi che tenga:la domanda cir­cola sovrana, però, sì, però, le ri­sposte, per fortuna, non sono sempre scontate. E la verità non porta necessariamente all’equa­zione: ferie uguale benessere, uguale felicità. Due distinti signo­ri, giorni fa in treno, iniziano la lo­ro conversazione di pendolari. Uno chiede appunto: «Dove vai in vacanza? Noi siamo ancora in­decisi: Caraibi, Mar Rosso, Pata­gonia, sì, Patagonia. Affascinan­te, così lontana!».
L’altro, che pare leggere il gior­nale, lo lascia discorrere per un po’, finché, stizzito di sentirsi spiattellare l’atlante geografico, abbassa le pagine, fissa l’amico con un occhio scuro come la vec­chia Africa, dove stava scritto «hic sunt leones», ovvero ora sfodero il leone che è in me, e risponde: «Vuoi farmi la cortesia sacrosan­ta di non parlarmi di viaggi?». Quindi dà inizio a un racconto horror, che tra l’altro d’estate, epoca di fantasia, è sempre gradi­to. Una vacanza in Indonesia. Al­lucinante. Animali e primati sgra­devoli, anche un tantino con il ca­­rattere avvelenato, rumori inquie­tanti nella giungla di notte, pani­co a Giacarta per il casino di mac­chine e gente. Viene preso da tre­miti e febbri; convinto di aver con­tr­atto la malaria al ritorno si fa visi­tare dallo specialista in malattie tropicali, che alla fine gli consi­glia un calmante per stress da fe­rie. E così in Africa: macchie viola d’apparente intossicazione, che pareva la maga Magò, invece, la diagnosi: stress da vacanza. E così ancora ai Caraibi: gonfiore tre­mendo agli occhi, modello igua­na caraibica, per cheratocongiun­tivite da raggi solari, ma l’ultima realtà alla fine è la solita: somatiz­zazione per stress da vacanza. Ri­prendendo a leggere il giornale, conclude: «Se qualcuno mi parla ancora di ferie esotiche, lo spedi­sco sulla luna!».
Scusi professor Morelli, ma è proprio così? Sorride lo psichia­tra milanese: «Non sconfiniamo in casi limite. La preoccupazione da ferie è un malessere reale e tra l’altro in aumento. Il disagio della partenza e del viaggio si manife­sta in effetti con ansia, forti emi­cranie, coliti, disturbi digestivi e articolari. Il nostro cervello, oltre che intelligente, è anche molto pratico: trova il riposo dove vuole lui e in molte persone non è certo nei luoghi che mostrano i catalo­ghi: spiagge assolate, rumorose, balli tribali».
Ma esistono ferie appropriate a ogni tipo di indole? «I nostri Greci e Romani parlavano di villeggiatu­ra non di ferie: piccoli spostamen­ti di casa in casa, relax in una natu­ra conosciuta, passeggiate, lettu­re all’ombra di un albero, alimen­t­azione leggera e un riposo conte­nuto, perché non c’è nulla di più insano che scambiare il dolcefar­niente con il dormire, il troppo sonno aumenta quel senso di pas­si­vità che in molti è proprio la cau­sa dell’ansia».
Le ricerche hanno dimostrato che il sole eccessivo è nemico del sistema nervoso, come anche le avventure designate verso mete troppo distanti, che incutono il di­sagio da lontananza dal tetto na­tìo. Anche fare i bagagli è un mo­mento di crisi, soprattutto tra mo­glie e marito, perché le donne, si sa, si porterebbero la casa anche nella Savana, partendo con il fer­ro da stiro personale che fa anche il plissé, invece i maschi chiude­rebbero la porta con in borsa una camicia, un paio di pantaloni e lo spazzolino da denti.
Allora, che fare? I consigli sono elementari, come le deduzioni di Sherlock Holmes, perché se per molti la vacanza è un potenziale delitto, la soluzione è semplice: fa­te in modo che non ci scappi il ca­davere, magari il vostro. Dunque, per Raffele Morelli: «Primo. Non ascoltate mai i suggerimenti di nessuno, andate dove volete voi. Secondo: se siete soggetti inna­morati del proprio lavoro e siete abituati, come si suol dire, a tene­re le mani in pasta, allora fate la pasta, il pane, i dolci, e parlo an­che per i signori uomini. Ferieg­giare non significa rimanere con le mani in mano; soprattutto per gli individui più creativi e anche più soggetti agli stati d’ansia, è molto importante stimolare il sen­so del tatto e del contatto con cose piacevoli. Accarezzate la natura e ciò che vi circonda. Terzo: non te­mete di isolarvi dagli altri per prendervi il vostro spazio di solitu­dine, dove alimentare d’energia il rapporto con voi stessi, e se inve­ce vi trovate nella condizione ide­ale, ovvero in dolce compagnia, la panacea più efficace? Fate ro­maticamente all’amore».
Morale? Onde evitare di finire in Patagonia, tanto per non far di­spiacere agli amici, e trafficare sul telefonino per chiamare un’am­bulanza, chiedetevi: ma io dove voglio andare veramente? Oppu­re, domanda che, come si suol di­re, taglia la testa al toro: ma io vo­glio andare in vacanza?. «La rispo­sta ”no” è in controtendenza ­conclude Morelli- ma come sem­pre saggia. Non è necessario met­tersi in ferie. Chi l’ha detto? Da un certo punto di vista anch’io non le faccio mai. Ho una casa al mare, dove, quando posso vado duran­te l’inverno e anche d’estate non cambio ritmo o abitudine. Non cerco alcun viaggio, vado là». E se qualcuno insistesse per portarvi via, scrivete un bel cartello con un VF: Vietato Ferieggiare.