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 2010  luglio 06 Martedì calendario

AUDACE PARAGONE SUL «GHE PENSI MI»

Il ”ghe pensi mi” vanta un antenato illustre: «Voi state certi che nelle quarantott’ore successive a questo mio discorso, la situazione sarà chiarita su tutta l’area» Non solo. Anche la frattura con Gianfranco Fini ha un diretto antecedente: «Voi intendete che dopo aver lungamente camminato insieme con dei compagni di viaggio, ai quali del resto andrebbe sempre la nostra gratitudine per quello che hanno fatto, è necessaria una sosta per vedere se la stessa strada con gli stessi compagni può essere ancora percorsa nell’avvenire». Le citazioni sono tratte da uno dei più noti discorsi di Benito Mussolini, quello pronunciato alla Camera il 3 gennaio ’25, comunemente reputato come il prodromo all’instaurazione della dittatura mediante le successive leggi speciali. Mussolini, nei mesi precedenti, si era cacciato in un angolo, abbandonato da molti amici dopo il delitto Matteotti; ma, per sua fortuna, aveva contro di sé un’opposizione che pare quella odierna: divisa, incapace di strategia, addirittura pronta a lasciargli campo mercé l’assurda fuga sull’Aventino. Alla fine, stanco di essere cotto a fuoco lento, decise di venir fuori dalle condizioni nelle quali si trovava, intollerabili politicamente (e altresì personalmente, se dobbiamo dar retta alle testimonianze sulle sue condizioni psicofisiche nell’autunno del ’24). Mussolini ricorse, appunto, al «ghe pensi mi»: rimpasto di governo, rinnovo delle cariche nel partito, approvazione di una miriade di provvedimenti legislativi. Aspettiamo i prossimi giorni per riscontrare se egualmente Berlusconi sia capace di trarsi d’impiccio dalla grave crisi incontrata.