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 2010  luglio 04 Domenica calendario

BENEDETTE CASALINGHE

Cara Carla, sono un bastardo inglese, lo so, ma malgrado il sangiovese ti amo alla follia. Non solo perché sei una bellissima ragazza «very very sexy» di sangue romagnolo doc. in possesso di un’intelligenza strepitosa terra-terra e non da salotto o da discoteca o di sinistra (che Dio ci salvi) ma perché sei una madre fantastica dei nostri quattro piccoli che ha deciso di mollare il lavoro per fare la casalinga. Mi è venuto in mente di scriverti questa lettera dopo la pubblicazione su Libero ieri della lettera di una signora, Lilia Terni, e la risposta del nostro Mattias Mainiero, intitolato ”Salvate le casalinghe (se le trovate)”.
La signora Lilia, casalinga anche lei, pensa che dobbiamo pagare le casalinghe, ma Mainiero ha risposto secco: «Troppo tardi, cara Lilia perché oggi si lavora in due»; per concludere «lei è un esemplare raro. Una bellissima, utilissima, nobilissima casalinga, specie in via di estinzione».
Carla, mia Carla, anche tu sei quella donna rara e bella e nobile ma secondo me non sei in via di estinzione. Anzi. E voglio spiegare il perché. Tu sei il futuro. Mi hai regalato quattro bambini spettacolari Caterina (6 anni, ormai quasi 7), Francesco Winston (4 anni, quasi 5), Magdalena (2 anni e mezzo) e Rita (20 mesi). Dopo la nascita di Caterina, nell’agosto 2003, hai deciso di mollare il lavoro per dedicarti a un lavoro molto più impegnativo, cioè: quello di fare la madre. Non hai ascoltato le voci della maggioranza. «Sei pazza!» ti hanno detto. Invece sono pazzi loro. Hai scelto la tua strada. Ed io ero d’accordo. E hai fatto solo bene.
Così, anche se è molto dura, fai solo bene ai nostri quattro piccoli mostricciattoli per un motivo ormai scientificamente provato. Il bambino piccolo abbandonato a casa dalla madre, a una colf o a un parente, mentre lei va a lavorare soffre alla grande. Ovviamente, non c’era bisogno della scienza per capirlo ma al giorno d’oggi nessuno ti dà retta se non hai in tasca una marea di rapporti ”scientifici”.
Ormai anche le post-femministe anglosassoni stanno pensando alla stessa cosa. E si rimangiano tutto, praticamente. Nel passato, il movimento femminista ha puntato tutto sulle pari opportunità e la negazione delle differenze fra maschio e femmina. Questo potrebbe andare bene, al limite, se non ci fosse di mezzo la questione di bambini. Le post-femministe si sono rese conto di una cosa fondamentale: cioè che una donna non può fare sia il direttore responsabile della Ferrari sia la madre-casalinga. disumano.
Ma viviamo ancora oggi sotto il giogo del femminismo tradizionale e perciò le donne occidentali fanno molto meno figli di una volta (prima del 1968 diciamo) e in fondo alla classifica ci sono le italiane (un miserabile uno virgola qualcosa a testa).
Questo, in pratica, vuol dire il suicidio di nazioni intere perché un popolo che non fa figli è destinato al bidone della spazzatura. Senza giovani non possono neanche pagare le pensioni dell’esercito enorme e sempre crescente di vecchi, figuriamoci fare una guerra o produrre qualcosa vendibile sui mercati mondiali. Lo sappiamo tutti: è solo grazie agli immigrati che la
popolazione italiana si mantiene (loro sì che fanno figli). Ma come sarà l’Italia fra 20 anni se le cose vanno avanti così? Tu Carla fai solo bene mentre la maggioranza delle donne sbaglia. Ti castigano lo so ma tu hai scelto la strada giusta, loro no. «Quattro figli! Che coraggio», ti dicono. Perché loro non ne farebbero mai due, figurati quattro. E lui chi è, ti chiedano, guardando a me: «Il nonno?».
Loro hanno scelto la strada dell’indipendenza, ti dicono tutte. Ma che cazzo vuol dire l’indipendenza. Tagliare le teste ai polli? Controllare il motore di avviamento di una lavatrice? Tagliare i capelli a qualcuna? Tutto per mille euro al mese.
E quanto costa alla fine l’asilo e la badante alla donna-madre che lavora? Le conviene, dal punto di vista del denaro? Lo dubito. E come mai la donna messa così si ferma a un figlio solo? Certo, gli uomini hanno sbagliato. In nome della vita tranquilla hanno mollato. Hanno detto: sì, va bene, tu, donna, puoi lavorare. Ma facendo così hanno raddoppiato il totale di operai in giro e hanno diminuito drammaticamente il loro peso sul mercato. Oggi tutti dicono: «Con uno stipendio solo non ci arriviamo alla fine del mese». Una volta sì invece, quando lavoravano solo gli uomini. E dicono: «Non possiamo fare figli o più di un figlio perché non abbiamo i soldi».
Non è vero. I soldi, in fondo, non c’entrano. I vostri nonni erano molto più poveri di voi ma hanno fatto una marea di figli lo stesso. Qui, mi dispiace, ce l’ho un po’ con le donne. Le donne, secondo me, non vogliono fare figli non per motivi pecuniari ma per motivi di vanità. Preferiscono la ”libertà” di lavorare in una fabbrica o di vendere assicurazioni sulla vita per strada piuttosto la ”galera” di fare la madrecasalinga. Diciamolo: fare la madrecasalinga come si deve è molto più creativo e interessante di qualsiasi ”lavoro”, no?
Odio il ”lavoro”. Se fossi una donna farei di tutto per evitarlo. Ma sono un uomo e non posso. Una donna invece può, a patto che seppellisca la sua vanità. Per quanto riguardo il governo, le soluzioni ci ne sono. Si potrebbe premiare, ad esempio, sul serio, tramite le detrazioni sullo stipendio del marito, la donna che rimane a casa per fare figli. Si potrebbe anche dare uno stipendio alla casalinghe come suggerisce la Signora Lilia. E si potrebbe anche fare qualcosa nelle scuole. Si potrebbe magari spiegare alla fanciulle che forse alla fine sarebbe più chic e più interessante fare figli e casalinghe piuttosto che lavorare in una fabbrica.
Per tutto ciò Carla ti amo. Perché tu hai deciso di seguire la tua strada e non la strade delle pecore. Tu, insomma, sei una vera donna, una donna veramente realizzata. Le altre no. Anche se al cancello della scuola dove va la nostra Caterina ti sorridono sotto i baffi. Ma sono convinto di una cosa: l’Italia pullula di donne come te ma hanno ascoltato le voci falsi del femminismo.
Un bacio Tuo marito, Farrell l’inglese.