Benedetta Vitetta, Libero 4/7/2010, 4 luglio 2010
IL PROCESSO DEI POVERI RUBA 90 CENTESIMI E FINISCE IN TRIBUNALE
Questa è la storia di un processo che costerà ai contribuenti migliaia di euro. Un processo che, in realtà, vale solo 90 centesimi.
Sì, sì avete capito bene meno di un euro, meno di un caffè al bar: questa è, infatti, il ”bottino” che un ”pericoloso malvivente” un quarantenne di Ostuni (Brindisi) ha sottratto da una cabina telefonica pubblica della stazione di Bologna. Somma per cui andrà a processo.
Facendo un rapido calcolo, l’andare a processo costerà circa 650 volte in più rispetto alla somma contestata, visto che mediamente, in Italia, un processo civile costa all’incirca 650 euro.
Il ”colpaccio” in salsa bolognese ha avuto anche nel capo d’imputazione anche l’aggravante di essere stato commesso ”avvalendosi di due asticine metalliche”. Per Matteo Murgo, avvocato dell’imputato «considerata la palese irrilevanza penale del fatto, il reato si poteva archiviare». In casi come questo, infatti, il nostro ordinamento prevede l’immediata iscrizione nel registro delle pseudo-notizie di reato, il cosiddetto ”modello 45”. «Ma la giustizia è giustizia e chi delinque paga», avrà pensato l’indefesso giudice cui è stato affidato lo spinoso caso. E così il processo si farà. Anzi, si sarebbe già dovuto tenere lo scorso 1 luglio, ma è stato rinviato al 18 novembre a causa dello sciopero nazionale dei magistrati. «Il processo andava fatto» è stata la secca replica arrivata dalla Procura di Bologna a chi invocava l’ipotesi di iscrivere il ”fattaccio” a modello 45, come fascicolo nato da esposti senza notizia di reato.
Durante il dibattimento saranno sentiti inoltre due agenti della Polfer, quelli che hanno catturato il ”malvivente” con le mani sul bottino. Inoltre c’è stata pure la notifica al legale rappresentate di Telecom Italia a Milano, identificato come persona offesa. Operazioni queste che hanno tutte un costo. Un costo spropositato se confrontato appunto con la somma che è stata sottratta dalla cabina telefonica.
E, purtroppo, il caso di Bologna non è l’eccezione. Il Belpaese è ricco di episodi di questo tipo: come, ad esempio, quello accaduto a Cagliari salito alla ribalta delle cronache nei giorni scorsi. In questo caso Salvatore Schievenin, imprenditore edile di 68 anni, è da cinque anni sotto processo con l’accusa di aver rubato un ”cappelletto” di pneumatico (un tappino del valore commerciale di circa 10 centesimi), E se dovesse essere condannato rischia da 2 a 8 anni di reclusione.