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 2010  luglio 04 Domenica calendario

«SONO VACCINATO A QUESTA SINISTRA»

Pubblichiamo l’intervista integrale rilasciata ieri da Silvio Berlusconi al Tg4 di Emilio Fede.
Quanto è difficile signor presidente, guidare un Paese dove c’è un’opposizione che non soltanto non condivide nulla, ma pone di continuo ostacoli?
« difficile, perché l’ostilità preconcetta dell’opposizione di sinistra è un’anomalia tutta italiana che purtroppo ci portiamo dietro dalla Prima Repubblica. Soprattutto nei momenti di crisi, ci sarebbe bisogno di un confronto politico serrato ma sereno, nell’interesse del Paese. Invece ci troviamo di fronte a una raffica sistematica di ”no” su tutto, senza che ci venga fatta una sola proposta alternativa. Vede, questa legislatura era nata sotto il segno del rinnovamento della politica, l’allora segretario del Pd aveva assicurato un’opposizione costruttiva e la disponibilità a fare insieme le riforme istituzionali. Poi abbiamo visto com’è andata: il Partito Democratico ha già cambiato tre segretari e si è indebolito seguendo l’ala più giustizialista e illiberale del centrosinistra. Quindi dobbiamo andare avanti da soli, e lo facciamo con il massimo impegno e con ottimi risultati. Il governo ha mantenuto un alto indice di consenso, e i partiti della maggioranza hanno vinto tutte, dico tutte, le elezioni a cui hanno partecipato negli ultimi due anni. Nonostante la piena legittimazione popolare, in questo Paese ci sono continui tentativi di impedire al governo la realizzazione del programma concordato con gli elettori. Il nostro premier ha molto meno poteri rispetto ai capi di governo di tutti gli altri Paesi europei, e i tempi delle decisioni parlamentari in Italia sono biblici rispetto alle esigenze del mondo globalizzato. Per questo dobbiamo fare le riforme entro questa legislatura, altrimenti verremmo meno al patto con gli elettori».
La manovra economica: all’opposizione non piace. Invece è stata apprezzata dal Fondo Monetario Internazionale e dalla Commissione Economica Europea.
«Gli ultimi dati economici confermano la validità della linea del governo in questi mesi difficili. La produzione industriale in giugno è infatti tornata a salire del 10 per cento rispetto a un anno fa. aumentata la velocità della ripresa, tanto che Confindustria ha assicurato che la recessione è finita e che il secondo trimestre dell’anno si chiuderà con un più 2,5 per cento della produzione italiana rispetto al primo trimestre. La ripresa sarà tanto più salda quanto più coniugata ad una politica di rigore della spesa pubblica e sotto questo aspetto l’Italia se la sta cavando meglio di altri e più robusti Paesi dell’Europa. La nostra manovra da 24,9 miliardi di euro è infatti inferiore come entità, ma anche sotto il profilo dei sacrifici individuali, rispetto a Francia, Gran Bretagna, perfino Germania. La politica di non mettere le mani in tasca a nessuno rende ora disponibili per investimenti capitali che altrimenti sarebbero stati drenati da nuove tasse o dall’aumento dell’imposizione già esistente. Noi abbiamo ottenuto di non considerare solo il debito pubblico come parametro per giudicare la salute economica di un Paese, ma anche i conti dei privati e, seguendo questo criterio, l’Italia sta meglio di Germania, Gran Bretagna e degli stessi Stati Uniti. Ce lo hanno riconosciuto tutti gli organismi internazionali e tutte le agenzie di rating: solo l’opposizione continua a dire che tutto va male. Mi chiedo se fossero stati loro al governo dove sarebbe oggi l’Italia: probabilmente nel mirino della speculazione internazionale come è successo alla Grecia. Noi abbiamo la coscienza tranquilla: abbiamo mantenuto la rotta in un frangente drammatico come la più grande crisi finanziaria internazionale dal 1929, e siamo pronti a intercettare la ripresa. Mi permetta ora di precisare una cosa: ho letto che è stato presentato un emendamento che prevede la riduzione delle tredicesime per le forze dell’ordine. Assicuro che questa non ci sarà nella manovra».
Il disegno di legge sulle intercettazioni telefoniche non raccoglie neppure un’ombra di disponibilità al dialogo, ma proteste di ogni tipo, viene mobilitata la piazza per denunciare che e’ il bavaglio dell’informazione, mentre invece vuole essere qualcosa di più e di diverso per la difesa dei diritti dei cittadini tutti.
«Le legge sulle intercettazioni non è un attacco alla libertà di stampa, ma è una difesa del diritto dei cittadini a non essere spiati quando telefonano e a non vedersi pubblicare sui giornali le proprie conversazioni private, anche quelle che non hanno alcuna rilevanza penale. una legge che difende la privacy, che impedisce la violazione del segreto istruttorio e che impedisce di trasformare gli articoli di giornale in sentenze anticipate prima dei tre gradi di giudizio, magari enfatizzando aspetti della vita privata delle persone. E stupisce che la sinistra italiana, che pure in passato aveva una forte componente libertaria, ora si accodi a chi invoca ”intercettateci tutti”, ritenendo a quanto pare che i modelli a cui dovremmo attingere siano l’Urss dei Soviet e del Kgb, l’Italia dell’Ovra mussoliniana o la Germania democratica della Stasi. Conforta che una parte di intellettuali e giuristi italiani abbia trovato il coraggio di firmare un manifesto in cui si dice che l’articolo 15 della Costituzione viene prima dell’articolo 21, e cioè che la libertà e la dignità della persona in un Paese civile vengono prima di tutto. Si tratta del confronto tra due idee contrapposte: da un lato c’è chi ritiene che lo Stato può tutto, può entrare nella vita di una persona e massacrarla senza confini, e dall’altro chi, come noi, ritiene che fatte salve le esigenze delle indagini e dell’informazione – c’è il diritto inviolabile alla libertà e alla privacy che vengono prima della legge e che appartengono alla sfera di libertà individuale dei cittadini. Nessuno sta mettendo in discussione l’utilità delle intercettazioni nella lotta al terrorismo e alla criminalità organizzata e non è vero che si vuol tutelare una casta. Il problema invece è che siamo tutti spiati, che i cittadini italiani sono i più spiati del mondo».
All’estero, da Toronto dove ha mediato il vertice mondiale dei capi di Stato e di governo ricevendo il ringraziamento e l’abbraccio anche di Obama e di Medvedev, al Brasile dove il presidente Lula lo ha accolto con grande affetto. Lei si è lamentato, però, che certa informazione di tutto questo che è prestigio per l’Italia all’estero non ha tenuto conto, o quasi. «La mia è stata una provocazione voluta: ho detto che in molti casi ci vorrebbe uno sciopero contro i giornalisti per come rappresentano la realtà italiana, anche quando il presidente del consiglio va in missione all’estero. La stampa ha una funzione essenziale: quella del controllo del potere, ma la storia recente del nostro Paese ci insegna che troppo spesso siamo di fronte a un’informazione schierata a senso unico, che non esita ad affermare che in Italia non c’è libertà di stampa: una falsità che io non mi stancherò mai di denunciare. E mi permetta di sottolineare che nel mio viaggio all’estero non solo siamo stati protagonisti al vertice del G8 e poi del G20 a Toronto, ma anche che in Brasile e a Panama abbiamo firmato degli accordi di straordinaria importanza. Noi lavoriamo e portiamo a casa dei risultati. Ricordo la soluzione della tragedia dei rifiuti a Napoli e in Campania, l’essere riusciti a mantenere in mani italiane la nostra compagnia di bandiera, la gestione straordinaria del dopo terremoto in Abruzzo, il G8, la nostra politica estera che ha ridato prestigio e peso all’Italia, la lotta alla criminalità organizzata, il contrasto all’evasione fiscale, lo stop all’entrata di clandestini in Italia, le opere pubbliche rimesse in moto a partire dal ponte sullo stretto e infine la tenuta dei conti pubblici nel mezzo della tempesta internazionale. La sinistra, senza leader credibili, senza idee e senza progetti sa solo insultare, calunniare e deformare la realtà. Ma noi siamo vaccinati e continuiamo ad andare avanti realizzando tanti risultati per il bene dell’Italia e degli italiani».