Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2010  luglio 06 Martedì calendario

SEQUESTRATI 15 MILIONI AGLI SPIONI TELECOM

davvero cambiata l’aria nei confronti di Marco Tronchetti Provera nelle stanze del tribunale di Milano. Il gip Mariolina Panasiti che aveva in carico una raffica di cause di risarcimento promosse da manager e giornalisti illegalmente spiati nei confronti dell’antico Tiger Team di Telecom Italia (guidato da Giuliano Tavaroli), ha disposto il sequestro conservativo di almeno 15 milioni di euro di beni mobili e immobili intestati agli imputati ma anche stabilendo per la prima volta la responsabilità civile della società, e cioè di Telecom Italia.
Le cause sono state promosse da tutti i professionisti che hanno appreso dalla stampa quando è esploso il caso di essere stati illegalmente spiati in vario modo dal Tiger Team di Tavaroli. Imputati oltre al capo anche Marco Bernardini, Fabio Ghioni, Angelo Jannone, Rocco Lucia, Alfredo Melloni, Andrea Pompili e Roberto Preatoni Rangoni.
A promuovere le cause le vittime illegalmente intercettate anche con raffinati strumenti informatici e intrusioni nei sistemi di posta elettronica. Un lungo elenco in cui figurano giornalisti come il vicedirettore del Corriere della Sera, Massimo Mucchetti e il vicedirettore di Libero, Fausto Carioti, consulenti come Giannalberto e Pierluigi D’Ecclesia Farace, Davide Giacalone e il professore Francesco Giorgianni, sportivi come l’arbitro Massimo De Santis, ex dirigenti Telecom come Vittorio Nola e Pierluigi Gallina e numerosi altri. Tutti si sono costituiti parte civile e hanno chiesto risarcimenti danni che vanno da 1,5 milioni di euro in su. Molti di loro (non tutti, Mucchetti ad esempio no) hanno citato Telecom Italia, presso cui il tiger team era impiegato, quale responsabile civile in solido.
Una mossa comprensibile, che però per la linea giudiziaria fin qui tenuta dal tribunale di Milano, si immaginava dall’esito assai incerto. Invece il giudice Panasiti a fine giugno ha accolto tutte le richieste di risarcimento emettendo un provvedimento di sequestro conservativo ex articoli 316 e 317 del codice di procedura penale sia nei confronti dei componenti del tiger team sia nei confronti di Telecom Italia anche se per un importo inferiore alle domande ricevute (circa 1 milione di euro per singola richiesta).
Nei confronti di Telecom (presumendo quindi la responsabilità della società allora guidata da Tronchetti Provera) il sequestro conservativo riguarda sia beni immobili (sedi e palazzi della società) sia beni mobili (azioni, obbligazioni e titoli) depositati
presso terzi. Il valore complessivo dovrebbe aggirarsi sui 15-20 milioni di euro. Ma la somma potrebbe lievitare perché come ha notato il giudice ”nel procedimento sono costituite parti civili centinaia di parti, che tutte lamentano danni di rilevante entità”. Il sequestro conservativo è stato accolto per l’evidente fumus dei reati commessi che viene dal procedimento penale: alcuni imputati sono stati rinviati a giudizio, altri sono già ricorsi al patteggiamento. Nei provvedimenti del giudice poi si segnala che se anche nel bilancio 2009 la nuova Telecom Italia non ha posto accantonamenti a fondo rischi per queste cause, la possibilità viene annunciata espressamente nella relazione finanziaria ”nella quale Telecom ha indicato il rischio di soccombenza quale responsabile civile come possibile, procedendo a iscrivere passivitò per complessivi 660 milioni di euro”. Di questi 570 legati al caso Telecom Sparkle e altri 90 alle vicende del Tiger team e ulteriori cause.