Franco Bechis, Libero 6/7/2010, 6 luglio 2010
PIET SULLE TASSE: LA MANOVRA DIVENTA DI DESTRA
Gha pensà lù. Ci ha pensato Silvio, come aveva annunciato, senza perdere troppo tempo. In un solo pomeriggio di faccia a faccia con Giulio Tremonti e prendendo al telefono solo il presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, Berlusconi ha blindato la legge finanziaria. Spolverando un po’ la seconda parte, quella fiscale, per toglierle quelle tracce organiche di ”vischismo” contestati dalle imprese, accogliendo qualche emendamento già esaminato dalla commissione Bilancio, tirando un bel ceffone alle Regioni e portando tutto in un maxi emendamento su cui il governo chiederà la fiducia sia in Senato (dove non ce ne sarebbe bisogno) che alla Camera, per non offendere nessuno. Si offenderà Vasco Errani, il presidente della conferenza delle Regioni quando oggi Berlusconi lo incontrerà, ma sul punto il presidente del Consiglio ha deciso di sposare in pieno la linea di Tremonti. bastata una paginetta portata dal ministero dell’Economia per accantonare l’argomento. Sopra una cifra, quella dei trasferimenti statali alle Regioni: più di 175 miliardi di euro. Parte di questa somma è inemendabile: sono il finanziamento della spesa sanitaria, che ammonta a 106 miliardi di euro. Restano circa 70 miliardi di euro all’anno. Il taglio contenuto nella manovra ammonta a 4 miliardi. meno del 6 per cento dei trasferimenti. Il governo lascia totale autonomia alle Regioni sulla scelta della spesa su cui applicare la sforbiciata. I presidenti delle giunte regionali che protestano avrebbero voluto una riduzione di almeno un miliardo di euro. Realizzabile non potendo toccare i saldi della finanziaria in un solo modo: tagliando quel miliardo di euro al bilancio dei ministeri. Per loro però il taglio è già previsto dalla finanziaria, ed è superiore a quello proposto per le Regioni: il 10 per cento. Di più significherebbe mettere i ministeri e anche la politica del governo centrale in ginocchio. Conseguenza evidente: non si fa, resta tutto come è.
Berlusconi aveva un solo obiettivo ieri, nel giorno in cui ha preso in mano la finanziaria. Quello di rendere la manovra compatibile con le politiche e i programmi del suo governo. La situazione internazionale impone di tirare la cinghia. E allora si tiri la cinghia. Ma non si può farlo come avrebbe scelto un governo di centrosinistra, perché le decisioni di politica economica non sono solo tecniche. da governo di centro destra ridurre la spesa pubblica? Sì. da governo di centro destra eliminare gli sprechi? Sì. Quindi la parte sui tagli non costituiva problemi politici veri, è più che difendibile. da governo liberista e di centro destra dare alla macchina fiscale l’ordine di una caccia cieca al contribuente? No, quello no. E se ne è reso perfettamente conto lo stesso Tremonti, che ha ammesso l’esagerazione di alcune norme inserite dai suoi uffici tecnici. Erano proprio quelle che avevano fatto imbufalire le imprese. Sembravano partorite da un governo di Vincenzo Visco, non dal centro destra di Berlusconi. Per cui si cambia, e non poco. Nel testo originario in sostanza si stabiliva una brusca accelerazione fra accertamento e incassi. Con un’inversione del principio: il contribuente è sempre colpevole, quando arriva l’accertamento deve pagare entro poche settimane. Se poi il processo tributario rivelerà la sua innocenza, allora lo Stato gli restituirà quanto preso. La norma era sembrata subito pesante anche allo stesso Tremonti, tanto che aveva autorizzato un emendamento che portava a 300 giorni la sospensione del pregiudizio di colpevolezza del contribuente prima di procedere all’esecuzione e quindi all’incasso delle somme contestate. Dopo avere parlato con la Marcegaglia Berlusconi ha concordato con Tremonti ieri una ulteriore modifica: per procedere all’incasso sarà necessaria una sentenza di primo grado che indichi la colpevolezza del contribuente. Altra norma fiscale chiave che verrà cambiata per decisione di Berlusconi (accettata da Tremonti) sarà quella sul divieto di compensare crediti e debiti fiscali in presenza di un accertamento di valore superiore ai 1.500 euro. La somma era bassina davvero e avrebbe creato problemi a migliaia di piccole imprese. Quel tetto salirà (i conti si stanno facendo) fino a una somma compresa fra 5 e 10 mila euro, che terrebbe fuori tutte le situazioni marginali. La modifica avrà un costo in tabella non superiore ai 100 milioni di euro che verranno trovati altrove. Ma almeno si ripulisce tutta la parte fiscale dalle tossine improprie. Ed è il segnale che Berlusconi ha deciso di governare, e governare davvero.