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 2010  luglio 06 Martedì calendario

INDIA, MUTILATO UN PROFESSORE CRISTIANO


Un episodio di estrema gravità mette in discussione da domenica la tolleranza che ha finora garantito il difficile equi­librio tra le fedi nello Stato indiano meridiona­le del Kerala. In un atto che i media locali han­no definito «di talebanizzazione», domenica un gruppo di fanatici musulmani ha aggredito e mutilato di una mano e parte del braccio de­stro un insegnante cristiano che stava rien­trando con la famiglia da una funzione religio­sa.

Gli individui, secondo gli investigatori perso­naggi legati all’islamismo militante, hanno fer­mato l’auto di T. J. Joseph presso la sua casa e, dopo averlo trascinato fuori dal veicolo lo han­no colpito con armi da taglio prima di mutilar­lo. Questo davanti alla sua famiglia terrorizza­ta che era sull’auto con lui. La sorella di Joseph, Mary Stella, ha ricordato ieri come «gli assali­tori hanno distrutto il vetro dell’auto e hanno tirato fuori mio fratello per giustiziarlo. Mia ma­dre, anziana, era in macchina con noi ed è sta­ta testimone del crimine». Il docente è stato trasportato subito in un o­spedale di Muvattupuzha, dove i chirurghi han­no cercato di riattaccare la mano mozzata con un lungo intervento dall’esito incerto. Saranno necessari ulteriori operazioni per contenere i danni di altre numerose lesioni. In una testi­monianza rilasciata all’agenzia AsiaNews , Sajan K. George, presidente del Concilio globale dei cristiani dell’India ha condannato questo «at­to barbaro», ricordando che ’la sharia non è legge di questo Paese’.

Dallo scorso marzo, il professor Joseph, kerale­se e docente nel cristiano Newman’s College di Thodupuzha, era sotto continua minaccia do­po che aveva preparato un questionario per gli esami in cui ci sarebbero state domande con­siderate da alcuni musulmani offensive verso il profeta Maometto. Per questo Joseph era sta­to denunciato e, sospeso dalla scuola, era in at­tesa di processo. Avviate le indagini, la polizia ha trovato il vei­colo usato dagli aggressori e nella giornata di ie­ri ha fermato due uomini, sospettati di far par­te del gruppo di assalitori, che apparterrebbe­ro al Fronte popolare dell’India, un gruppo mu­sulmano molto attivo in Kerala. Proprio l’isla­mismo radicale, che da tempo ha preso di mi­ra il Kerala, nei secoli zona di sbarco privilegia­to di mercanzie e predicatori arrivati dalle co­ste della Penisola Arabica e che ospita una con­sistente minoranza islamica, è ora sotto accu­sa.

Sajan K. George ha ricordato anche che in Ke­rala si assiste a una crescita di estremismo isla­mico: «Le scuole cristiane sono spesso prese di mira sulla questione del velo o su altro e pur­troppo molte scuole soccombono sotto la pres­sione. Il progetto di questi militanti islamici è esasperare le pacifiche comunità cristiane e provocare una guerra civile. Il rapido incre­mento della popolazione musulmana e il cre­scente peso elettorale contribuiscono all’insi­curezza per i cristiani in tutto il Paese». Mentre il partito capofila delle istanze politiche degli indù radicali, il Bharatiya Janata Party, indica il grave fatto di domenica come «conseguenza della debolezza della Sinistra e del Partito del Congresso verso le cellule terroristiche», l’ag­gressione al professor Joseph, è stato condan­nata da diverse organizzazioni musulmane.