varie, 6 luglio 2010
LA MANOVRA PER STYLE.IT
(versione del frammento 211720, aggiornata al 6 luglio)
La manovra finanziaria per il 2011-2012 adesso è pronta davvero. Con alcune variazioni rispetto al testo approvato il martedì precedente dal Consiglio dei ministri, il decreto è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il 31 maggio e presentato al Senato, che dovrà approvarlo entro sessanta giorni. Il governo, il 5 luglio, ha annunciato che porrà la fiducia a Palazzo Madama, dopodiché il testo passerà alla Camera. La legge comunque è già in vigore.
LE ULTIME CORREZIONI
Le ultime correzioni del testo sono state decise tra sabato e domenica nella trattativa tra il governo e Giorgio Napolitano. Il presidente della Repubblica domenica ha fatto al governo delle «osservazioni sulla sostenibilità giuridica e istituzionale del provvedimento». Sembra che sia stato il Quirinale a proporre all’esecutivo lo sdoppiamento delle norme: nel decreto pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale sono contenute solo le misure finanziarie, mentre i tagli agli enti culturali e un eventuale intervento sulle Province finiranno in un disegno di legge separato.
I TFR
L’esecutivo ha modificato all’ultimo momento anche il meccanismo della rateizzazione del Tfr degli statali: si prevede un pagamento della liquidazione in due rate annuali, invece che in una soluzione unica, se l’importo è compreso tra 90mila e 150mila euro, in tre se pari o superiore a 150mila euro.
QUELLO CHE RESTA
Il valore complessivo della manovra resta però più o meno lo stesso: 24,9 miliardi di euro di risparmi, 12,45 per il 2010 e altri 12,45 per il 2011. L’obiettivo del provvedimento è riportare il deficit dall’attuale 5% al 2,7% del Pil nel 2012. Il grosso dei sacrifici viene chiesto agli enti locali: i trasferimenti verso le regioni saranno tagliati di 10 miliardi in due anni, quelli verso le province di 800 milioni, quelli verso i comuni di 4 miliardi. Altri 5,3 miliardi dovrebbero arrivare dai risparmi sul pubblico impiego, da 1 a 5 miliardi miliardi dalla sanatoria sugli immobili fantasma e il resto da tagli e risparmi vari.
LE PROVINCE CANCELLATE
Quella sulle Province è stata la mossa a sorpresa del governo. dagli anni Settanta che si parla delle Province come di istituzioni inutili: un articolo nella bozza della manovra prevedeva la soppressione di quelle con meno di 220mila abitanti (sulla base delle rilevazioni dell’Istat al primo gennaio 2009). Con due limiti, però: si salvavano quelle nelle regioni a statuto speciale e quelle che confinano con altre nazioni (su questo secondo punto avrebbe insistito molto la Lega). Il risultato: dieci province (nove al Sud) che avrebbero dovuto essere abolite e passare sotto l’amministrazione di una provincia confinante a scelta. La misura, però, è stata da subito molto criticata, anche all’interno del governo. E alla fine è stata cancellata dal decreto della manovra per passare nel disegno di legge sulla Carta delle Autonomie, con un emendamento del relatore Donato Bruno (del Pdl) che riguarda le Province con meno di 200mila abitanti [1].
I TAGLI AGLI STATALI
I dipendenti pubblici sono i lavoratori più colpiti dalla manovra. «Paga solo il nostro elettorato» ha commentato Rosy Bindi dal Pd. I contratti del pubblico impiego non saranno rinnovati dal 2011 al 2013, il turn over sarà limitato: un assunto ogni 5 pensionati come regola generale, un assunto ogni due pensionati nelle università. Nell’esercito e nelle forze di sicurezza il ricambio non sarà modificato. Gli aumenti del salario fissati dai contratti firmati tra il 2008 e il 2009 saranno annullati nella parte che supera una crescita del 3,2%. Alla fine di questo piano i dipendenti pubblici in Italia scenderanno dagli attuali 3,3 milioni a 2,9 milioni. Tra i medici in molti, secondo le stime, perderanno anche 5mila euro lordi all’anno.
QUELLI ALLA POLITICA
Gli stipendi dei dirigenti pubblici, dei parlamentari, dei ministri e dei magistrati saranno tagliati. Per i membri del governo la riduzione è fissata nel 10% del compenso per la parte che supera gli 80mila euro lordi, per i dirigenti pubblici il taglio è del 5% per la parte che eccede i 90mila euro lordi annui e del 10% per quella che supera i 130mila annui. Camera, Senato e Quirinale decideranno autonomamente come risparmiare. In più i gettoni di presenza per gli incarichi in organi di società e enti pubblici non potranno superare i 30 euro. Ridotto del 10% il finanziamento ai partiti.
DA OGGI IN PENSIONE PIU’ TARDI
Le finestre di uscita dal lavoro vengono ridotte da tre a una sola: il risultato è che molti lavoratori pronti alla pensione dovranno lavorare tre mesi in più. Tra gli statali, l’innalzamento a 65 anni dell’età per la pensione delle donne inizialmente veniva anticipato dal 2018 al 2016. Ma un sub emendamento di Maria Ida Gelmini ha modificato il testo, attenuando il passaggio: la seconda revisione ci sarà nel 2019 [7], mentre il tasso di invalidità minima per avere diritto alla pensione di invalidità sale dal 74 all’85%. Su questo punto il governo prevede una stretta nei controlli. [5]
ENTI PUBBLICI CHE CHIUDONO, TAGLI AGLI ISTITUTI CULTURALI
stato separato dalla manovra il discorso sui finanziamenti agli istituti culturali, dei quali, nelle prime bozze, era stato fatto un elenco con 232 fondazioni e istituti ai quali lo stato avrebbe negato qualsiasi risorsa. Dopo le proteste del ministro dei Beni culturali Sandro Bondi e i rilievi del presidente Napolitano, i finanziamenti sono stati ripristinati, anche se ridotti del 50%, a poco più di 10 milioni di euro. E sarà direttamente il ministero a decidere dove e come tagliare (il decreto con la nuova assegnazione dei finanziamenti deve essere messo a punto entro due mesi). Sono nella manovra, invece, gli enti pubblici da sopprimere. Sono circa 25, tra cui i più noti Isae (che si occupa di ricerca economica) e Isfol (ricerche sul lavoro). Sembrava che dovesse sparire anche l’Istituto per il commercio estero, che invece si è salvato. Colpo di scure sugli istituti previdenziali Ipsema (Istituto di previdenza per il settore marittimo), Ispesl (Istituto superiore prevenzione e sicurezza sul lavoro) e Ipost (Istituto postelegrafonici) che con effetto immediato vengono assorbiti dall’Inail e dall’Inps. Tra gli enti salvati, su pressione del Quirinale, la stazione zoologica Dohrn di Napoli e l’Istituto nazionale di astrofisica.
LA LOTTA AGLI EVASORI
Oltre ai risparmi sulla spesa pubblica, il governo punta a fare salire le entrate attraverso un miglioramento della lotta all’evasione. La strategia si basa su un redditometro rinnovato, per dare la caccia agli evasori: per valutare il reale reddito del contribuente si terrà conto, tra l’altro, del possesso di mini-car, dell’iscrizione in circoli esclusivi, dei viaggi. L’accertamento scatterà con uno scostamento del reddito dichiarato da quello presunto che superi il 20%. Per controllare meglio le entrate di autonomi e professionisti, la manovra impone una fattura elettronica per i pagamenti sopra i 3mila euro e vieta i pagamenti in contante sopra i 5mila euro.
GLI IMMOBILI FANTASMA
L’Agenzia del territorio ha fotografato le città italiane dal cielo e ha individuato 2 milioni di case mai dichiarate al catasto. Ad Avellino il record negativo: 112 irregolarità su mille abitanti. L’elenco di queste case «fantasma» è già stato pubblicato dall’Agenzia delle entrate, ai proprietari è stata data la possibilità di mettersi in regola entro sette mesi. La manovra dà tempo entro il 31 dicembre 2010 per farlo, prevedendo uno sconto fiscale. Possibile sanare anche «gli interventi edilizi che abbiano determinato una variazione di consistenza, ovvero di destinazione». In questo campo l’erario conta di incassare più di 5 miliardi di euro. Si continua a parlare di un ”condono immobiliare” che qualcuno del Pdl vorrebbe aggiungere alla manovra con un emendamento. Per ora in realtà ci sono solo smentite. [4]
TRA LE ALTRE COSE
Sale dal 12,5% al 22% la tassazione sulle stock option date ai manager come parte del loro compenso e anche sui bonus che incassano nel caso eccedano il triplo della parte fissa della retribuzione. Dovrebbero diventare a pagamento tratti autostradali come la Salerno-Reggio Calabria, il Gra di Roma. E a Roma, per ripianare il buco sulla sanità del Lazio, dovrebbe essere imposta una nuova tassa sui turisti che dormono negli alberghi. Dovrebbe essere compresa entro i 10 euro. Tra le novità dell’ultimo momento anche la possibilità di differire l’acconto Irpef per gli anni 2011-2012 (su modello di quanto avvenuto quest’anno), 320 milioni di euro per le missioni internazionali, 18,5 milioni per la celebrazione del 150° anniversario dell’unità d’Italia.
UN PENSIERINO ALLA CRESCITA
Nella manovra correttiva ci sono anche misure pensate per stimolare la crescita. Si dà alle Regioni del Sud la possibilità di non fare pagare l’Irap alle nuove imprese, si prevedono agevolazioni fiscali per i ricercatori che tornano in Italia, contratti «alla tedesca» per favorire la produttività e zone a «burocrazia zero» nel Sud.
LE IMPRESE. Della manovra le imprese contestavano due articoli: il 31, che impediva la compensazione tra debiti e crediti erariali in presenza di accertamenti anche di importo modesto (1.500 euro), e l’88, che accelerava i tempi di riscossione da parte dell’Erario sempre dopo un accertamento fiscale, portando da 150 a 800 giorni la durata massima della sospensione giudiziale degli atti di recupero dei creduti verso l’amministrazione. Criticato anche l’articolo 45, che toglieva l’obbligo, per il Gestore dei servizi elettrici, di ritirare i "certificati verdi". Il 5 luglio la Marcegaglia ha spiegato di avere parlato con Berlusconi e di avere avuto assicurazioni sul fatto che queste misure siano state "aggiustate" [6].
ALL’ESTERO LA MANOVRA PIACIUTA
La Commissione Ue ha detto che il piano va «nella giusta direzione», l’Ocse ha applaudito Tremonti «per il coraggio che ha avuto con le misure emanate per la riduzione del debito e del deficit». Tra le agenzie di rating si sono complimentate Standard&Poor’s e Fitch. E per il Fondo monetario internazionale la manovra è «molto positiva». Il Financial Times è stato più critico.
IN ITALIA ABBASTANZA
Il governo può contare sul sostanziale via libera di Cisl e Uil, mentre la Cgil si prepara a dare battaglia, con lo sciopero generale che sta organizzando per il 25 giugno. La Confindustria ha apprezzato, ma si è lamentata della povertà delle misure per la crescita. Berlusconi ha risposto, polemicamente, che «non hanno letto la manovra». Anche le altre associazioni degli imprenditori, da Confesercenti a Confartigianato, hanno accettato le novità. Molto arrabbiati invece i magistrati – che sciopereranno contro il taglio del 10% dei loro stipendi – e i farmacisti, infuriati per la riduzione del 12,5% dei prezzi dei farmaci generici [2].
DAL GOVERNO
Tremonti è il vero artefice di una manovra che ha sostanzialmente imposto a Berlusconi. Il ministro del Tesoro ha detto che questa è la risposta a una situazione decisiva: «Siamo a un tornante della storia». Il premier invece prima ha detto «non era la manovra che avrei voluto», poi ha ammesso che «era necessaria», ma ha pure citato Mussolini dicendo che il vero potere «ce l’hanno i gerarchi» e anche il fatto che abbia fatto presentare la manovra, la prima volta, a Gianni Letta, dimostra quanto la senta estranea. Per i tagli alla cultura è molto arrabbiato Sandro Bondi (ministro dei Beni culturali), per quelli agli enti locali è irritato il ministro per la Semplificazione, Roberto Calderoli.
DALL’OPPOSIZIONE
Il Pd dice che con questa manovra il governo dimostra di avere mentito sulla realtà della crisi per tutti gli ultimi due anni. Il segretario Pierluigi Bersani ha parlato di una situazione «ai limiti estremi del quadro costituzionale» e ha aggiunto che «sono capaci anche i bambini di tagliare così». L’Italia dei valori andrà in piazza con la Cgil il 12 giugno [3], l’Udc è critico, ma ancora scettico sul da farsi. Casini ha chiesto più misure di stimolo alla crescita.
I PIANI DEGLI ALTRI
Se il piano di tagli italiano vale 12,5 miliardi di euro all’anno per due anni, la Germania ne ha presentato uno da 10 miliardi all’anno per cinque anni, il Regno Unito uno da 7 miliardi immediati e altri 15 in due anni. La Francia ha un programma di risparmi che arriva addirittura a 100 miliardi in tre anni, mentre la Spagna ha già approvato risparmi per 50 miliardi a febbraio e un altro piano da 15 miliardi il mese scorso.
[1] L’emendamento di Bruno è del 3 giugno, ne parla il Corriere il 4 giugno ma già il giorno stesso la notizia era uscita in agenzia. [Tutta la questione aggiornata in frammento 213187]
[2] Il 3 giugno i magistrati hanno confermato di stare organizzando uno sciopero nazionale, la protesta dei farmacisti, per ora, non prevede manifestazioni.
[3] Data annunciata il 4 giugno.
[4] Repubblica ha rilanciato la cosa il 6 giugno, ma già il 7 i giornali riportavano le smentite della maggioranza.
[5] Il Fatto Quotidiano dell’8 giugno scrive che quasi tutti i 38mila Down italiani hanno un handicap riconosciuto del 75%, e resteranno quindi tagliati fuori dal contributo. «Si tratta di 256 euro al mese. La finanziaria li ha cancellati così, in due righe» (Pietro Vittorio Barbieri, presidente della Federazione italiana per il superamento dell’handicap). I 256 euro vanno solo a chi è iscritto alle liste di collocamento in quanto disoccupato e dichiara un reddito annuo non superiore ai 4.408 euro.
[6] Lo confermano tutti i principali quotidiani. Su come però i tre articoli siano stati modificati, scrive Roberto Giovannini sulla Stampa, del 6 luglio ancora non ci sono dettagli.
[7] Lo scrive il Sole 24 Ore il 6 luglio