Pietro Del Re, la Repubblica, 6/7/2010; La Stampa, 6 luglio 2010
TURCHIA/ ISRAELE
(riassunto)- La Turchia ha annunciato la chiusura degli spazi aerei ai voli militari israeliani e minacciato la rottura delle relazioni in caso di mancate scuse da parte dello Stato ebraico per il raid contro la Freedom Flottilla che trasportava aiuti umanitari a Gaza. «Le relazioni saranno troncate se Israele non si scuserà e se non accetterà le conclusioni di un’inchiesta interanzionale sull’attacco del 31 maggio che causò la morte di nove attivisti turchi» ha detto il ministro degli Esteri turco, Ahmet Davutoglu, parlando coi giornalisti a bordo dell’aereo che lo riportava in patria al termine di una visitia in Kirghizistan. Il capo della diplomazia turca ha poi avvisato Gerusalemme che il suo paese potrebbe chiudere gli spazi aerei anche ai voli civili israelia e ha insistito affinché Israele paghi alle famiglie delle vittime un congruo risarcimento danni per la perdita dei loro congiunti.
Le ritorsioni turche si annunciano alla vigilia della visita alla Casa Bianca del premier israeliano Benjamin Netanyahu, il quale, pochi giorni fa, aveva dichiarato che il suo governo non avrebbe in alcun caso presentato scuse formali ad Ankara. «Naturalmente siamo dispiaciuti per la perdita di vite umane ma non siamo stati noi a cominciare a usare la violenza», ha ribadito un portavoce del premier, spiegando che «quando si desidera avere della scuse non si usano minacce o ultimatum».
A queste dichiarazione hanno fatto eco quelle del ministro degli Esteri israeliano, Avigdor Lieberman, che ha escluso di scusarsi con la Turchia per il raid al largo delle coste di Gaza. «Non abbiamo alcuna intenzione di scusarci. Pensiamo sia vero il contrario», ha detto Lieberman da Riga, in Lituania, dove si trova in visita ufficiale.
Anche per il ministro della Difesa israeliano, Ehud Barak, non sono ancora maturi i tempi perché i ministri di Israele e Turchia si incontrino dopo il raid sulla "Freedom flottiglia". Ieri, alla Commissione affari Esteri e della Difesa della Knesset, Barak ha svelato di aver rifiutato un incontro con Ahmet Davutoglu a Washington due settimane fa. «I turchi hanno provato a farmi incontrare il loro ministro degli Esteri e l´ambasciatore a Washington, ma quell´incontro era mirato a chiarire la posizione della Turchia e a presentare rivendicazioni contro di noi, come un´indagine internazionale, compensazioni e scuse», ha spiegato Barak, che fu il ministro a ordinare l´attacco delle navi turche e del quale, all´indomani del raid, la maggioranza degli israeliani avrebbe gradito le dimissioni.
UN MESE DI POLEMICHE:
31 maggio
Il raid contro la Flotilla
Per impedire che venga forzato il blocco israeliano attorno alle acque di Gaza, un commando della Marina israeliana assalta nel cuore della notte e in acque internazionali la Mavi Marmara, la nave turca che fa parte della «Flotilla» di pacifisti in navigazione verso Gaza con un carico di aiuti umanitari. Uccisi negli scontri nove attivisti turchi filopalestinesi.
14 giugno
Commissione d’inchiesta
Dopo settimane di pressioni per un’indagine internazionale, Israele acconsente alla formazione di una commissione pubblica d’inchiesta. Il pool d’indagine è composto da tre saggi israeliani (tra cui un ex giudice della Corte Suprema) e due osservatori stranieri, il Nobel per la Pace 1998 Lord Trimble e l’ex avvocato generale dell’esercito canadese, Watkin.
28 giugno
Cieli chiusi ai voli militari
La Turchia chiude lo spazio aereo ai voli militari israeliani. Non è un divieto «totale» e non riguarda i voli commerciali: ogni richiesta di sorvolo «sarà analizzata caso per caso». La notizia emerge quando viene negato l’ok a un cargo con cento ufficiali israeliani diretti ad Auschwitz e Israele non reagisce ufficialmente per non inasprire ancora i rapporti
30 giugno
L’incontro segreto
A Zurigo (ma qualcuno dice a Bruxelles) si incontrano in segreto il ministro del Commercio israeliano, Eliezer, e il ministro degli Esteri turco, Davutoglu. E’ un tentativo (autorizzato da Netanyahu) di riannodare, grazie ai loro rapporti personali, le relazioni tra i due Paesi, interrotte dal giorno del raid. Il ministro degli Esteri israeliano Lieberman si infuria.
LE TAPPE:
Gennaio 2009: in un incontro a Davos Erdogan s’infuria con Peres e condanna la morte di oltre 1400 palestinesi;
Ottobre 2009: Ankara esclude l’aviazione dalle esercitazioni internazionali che si tengono in Turchia;
11 gennaio 2010: Per protesta contro il telefilm di un’emittente privata turca, Tel Aviv convoca l’ambasciatore;
13 gennaio 2010: dopo la serie tv, il vice ministro degli Esteri non stringe la mano all’ambasciatore turco. Israele deve scusarsi;
Maggio 2010: il primo inistro Netanyahu definisce "un’impostura" il patto strtto da Turchia e Brasile con l’Iran.
31 maggio 2010: l’attacco israeliano alla Freedom Flottilla diretta a Gaza uccide nove turchi. Ankara ritira l’ambasciatore.
Giugno 2010: Erdogan accusa Israele di massacro, riduce i legami economici e vieta i cieli a due aerei militari israeliani.