e. buj., il Fatto Quotidiano 4/7/2010;, 4 luglio 2010
RISCOSSIONI AL PALO RECUPERATO MENO DEL 7%
Si sente sempre parlare degli enormi costi della Giustizia, a partire dagli stipendi dei magistrati per finire con le intercettazioni, così onerose, si dice, da dover essere drasticamente limitate. Non si sente mai parlare, però, degli incassi che un sistema giudiziario efficiente potrebbe far confluire nelle casse dello Stato, con i quali si potrebbero coprire le spese, e forse anche di più. Secondo una relazione del ministero di Giustizia relativa al 2007, infatti, dei 650 milioni di euro recuperabili tra pene pecuniarie e sanzioni erano stati effettivamente riscossi meno di 44 milioni. E la somma complessiva (comprensiva di pene e sanzioni) che attraverso la macchina giudiziaria poteva essere messa a disposizione dello Stato ammontava a 2 miliardi e 400 milioni di euro. evidente che se cifre di questo genere fossero effettivamente riscattate, ben gestite e rese disponibili alle casse dello Stato, il bilancio pubblico potrebbe prendere una boccata d’aria. E non solo si coprirebbero ampiamente i costi delle intercettazioni, che si stimano in circa 250 milioni all’anno, ma la stessa amministrazione giudiziaria, tolti gli stipendi, potrebbe autofinanziarsi per il 40% - come sostiene Claudio Castelli, ex Direttore Generale dell’Organizzazione Giudiziaria.
Considerati i dati deludenti del 2007, la Finanziaria 2008 ha affidato il compito di recuperare i crediti relativi alle spese di giustizia e le pene pecuniarie riscuotibili dal 1° gennaio 2008 ad Equitalia Giustizia (la società di proprietà di Equitalia Spa al 49% dell’Inps e al 51% dell’Agenzia delle Entrate, quella che riscuote anche i tributi). Sono migliorate le cose per il 2008-2009? ”Al momento – spiegano dall’azienda – siamo ancora in attesa della firma della convenzione tra noi e il ministero. Quindi non ci occupiamo noi di recuperare le spese di giustizia”. Dal 2008 ad oggi non è ancora stata firmata la convenzione. davvero curioso che il recupero dei propri crediti non sia per lo Stato una priorità assoluta, ancor più in tempo di tagli e di manovre anticrisi.