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 2010  luglio 05 Lunedì calendario

TURNO DI NOTTE ALLA CASA BIANCA COS L´AMERICA VEGLIA SUL MONDO

Sono i "Portieri di notte" che vegliano sulle porte dell´inferno, i guardiani che non possono mai dormire, perché i demoni non dormono mai. Mentre Washington russa e Obama riposa al piano di sopra con la moglie e le due bambine, gli uomini e le donne condannati alle notti bianche ingurgitano torrenti di caffè nelle budella della residenza presidenziale. Si appisolano a turno e in un riposo inquieto su aerei che non smettono mai di vagare nel cielo di tutti i fusi orari. Fissano fino alla congiuntivite le dozzine di monitor che trasmettono segnali, immagini, ascoltano le voci dal mondo, nella speranza di poter dire alle 7 del giorno dopo, quando la Cia presenterà al Presidente il mattinale: «Anche questa notte è passata, mister President». E l´America, siano ringraziati Dio e noi portieri di notte, esiste ancora.
Li ha seguiti ora per ora il Washington Post, ricostruendo quello che noi non vediamo, quando anche l´ultima telecamera chiude finalmente gli occhi, nelle witching hours, come dicono gli americani che di queste cose s´intendono, le ore della strega fra la mezzanotte e le sei.
Non c´è sonno ininterrotto, né sonniferi - guai a intontirli - per questi falchi della notte, che hanno accettato di servire la loro America per una frazione dei guadagni che avrebbero potuto mietere lavorando per una banca, una finanziaria, per il consiglio d´amministrazione di una grande azienda.
A mezzanotte, il direttore della Cia Leon Panetta e il consigliere per la Sicurezza nazionale, generale James Jones, sono magari già in volo per il Pakistan, dove tenteranno per l´ennesima volta di sapere dagli ambigui servizi segreti pakistani a che gioco giochino nel vicino Afghanistan.
Panetta, che a 72 anni ha rinunciato a comode cattedre universitarie, consulenze e presidenze di fondazioni che gli rendevano 4 milioni l´anno per i 240 mila dollari lordi della massima poltrona spionistica, tenta invano di chiamare al telefono il Cremlino che non risponde, mentre il generale dei Marines in pensione Jones, che da bambino andava a letto con il terrore che i Russi lanciassero una salva nucleare sulla sua Kansas City, ingurgita pastiglie di paracetamolo contro il mal di testa che gli impedisce di prendere sonno nel frastuono dell´aereo militare. Lascia la giacca per un felpa della sua università, Georgetown, per stare almeno più comodo.
Proprio a Kansas City, il ministro della Difesa, l´unico repubblicano sopravvissuto nel governo Obama dalla squadra di Bush, svuota la suite di un albergo per installare monitor, altoparlanti, tavolo da conferenza. Guarda la fessura sotto la porta, dove un sergente di guardia ha l´ordine di far scivolare le buste che lui teme di più. I fax con il nome e cognome dell´ultimo soldato americano caduto in Afghanistan. «Dormire? E chi può dormire quando sa che uno dei tuoi ragazzi sta morendo perché ce lo hai mandato tu?».
Alla una di notte, il generale Jones in volo sull´Atlantico è avvertito che la nuora ha finalmente partorito un nipotino prematuro, dopo un travaglio difficilissimo, ma il neonato in incubatrice ce la dovrebbe fare, mentre alle due del mattino la ministra per la Sicurezza Nazionale, Janet Napolitano, prende a schiaffi un vecchio fax che continua a intorcinare il rotolo della carta. «Ma è possibile che non si trovi un fax che funzioni?» Poi si calma quando finalmente il rotolo si dipana, le copie escono. Janet mette nello stereo la sua opera preferita, Così fan tutte. Mozart. Vorrebbe dormire e leggere la storia del Cristianesimo, un tomo di mille e 400 pagine, ma non osa. «Se mi addormento e mi casca in faccia, mi spacca il naso».
Nella sua casa di Washington, alle tre del mattino Eric Holder, avvocato multimilionario dopo avere lavorato con Bill Clinton e oggi ministro della Giustizia, si scalda l´acqua per il tè nero che ingurgita a secchi, mentre la moglie, ostetrica, dorme. «Una volta era lei quella svegliata di notte dalle partorienti, quante contrazioni? Di quanto è dilatata? Ora sono io». Le indagini su possibili attentati non si fermano mai, le richieste di mandati di perquisizione, di incriminazioni, di autorizzazioni per intercettare questo o quel sospetto da inoltrare ai magistrati di turno perché le approvino o le boccino, piovono dai fusi orari di una nazione che raggiunge il Pacifico nella Hawaii e lo stretto di Bering in Alaska.
«Obama era mio amico fraterno, potevo dirgli di no quando mi ha convocato?». Non poteva. Si caccia le cuffiette dell´iPod nelle orecchie, per ascoltare Jay-Z e il rap, con il cellulare su "vibrazione" per non svegliare la figlia che va a scuola e la moglie.
Nella Situation Room, il centro nervoso sotto la Casa Bianca che da lontano sembra addormentata, ma dove tutti gli impulsi e le scariche di adrenalina e i brividi della caffeina confluiscono, alle quattro i nighthawks i falchi della notte, come si sono auto-soprannominati, volano sul mondo senza muoversi dalle sedie, attraverso gli occhi di satelliti, telecamere di sorveglianza, cimici piazzate ovunque. Possono andare da Islamabad a una piazza di Roma, da New York a un hotel di Rio de Janeiro pigiando un interruttore. Michael Leitner, il loro supervisore di turno questa notte, ronza in piedi fino alle cinque quando arriva il momento di raccogliere tutti i "portieri di notte", ministri o generali, sergenti o segretarie, analisti o tecnici che siano, ovunque siano. «Il sonno è il mio nemico peggiore - dice Leitner, che a 41 anni dorme al massimo due ore filate e sempre di giorno - perché nel sonno il mio cervello continua a funzionare e mi manda immagini idee pensieri che poi al risveglio scarico sui miei».
Poco dopo le sei, tutta la messe della notte viene raccolta in una valigetta con le rotelle, come quelle che i viaggiatori si trascinano negli aeroporti, per formare il "PDB", il Presidential Daily Briefing, il mattinale per il Presidente e il "SDB", il rapporto al segretario di Stato, Hillary Clinton, e trascinato verso lo Studio ovale dove Obama lo attende. Sono poche pagine, una ventina, ma nel trolley ci sono i documenti, gli approfondimenti, le mappe, le intercettazioni, nel caso il "boss" volesse sapere più del riassunto. Reagan si accontentava di una pagina sola, che voleva ascoltare, non leggere, alle 9 del mattino. Carter, ex ingegnere nucleare sui sottomarini, pretendeva volumi enciclopedici alle 5. Bush puntava subito alle conclusioni operative: ditemi che devo fare? Niente enciclopedie o sfumature per lui. Obama è un avvocato, non si sa mai quali documenti voglia, quali domande faccia, quali prove o indizi richieda. Leitner affida al Servizio segreto la valigetta con le rotelline e alla consegna delle chiavi dell´America ai portieri del turno di giorno. La notte è finita. Tra poche ore, un´altra comincerà.