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 2010  luglio 05 Lunedì calendario

PIDIELLINI DELUSI, CENTRISTI E MONTEZEMOLO ECCO LA TELA DEL TERZO POLO TESSUTA DA FINI - ROMA

La tela che si tesse al primo piano di Montecitorio, in questa vigilia da resa dei conti, è una rete fitta di telefonate e incontri, con gli interlocutori più interessati. I contatti con Rutelli e i convegni con Montezemolo. I faccia a faccia mensili col governatore siciliano Raffaele Lombardo e i rendez-vous più o meno casuali con Casini. Il sodalizio politico con Beppe Pisanu e il dialogo con i pidiellini insoddisfatti. E lo showdown in atto col premier Berlusconi sta finendo con l´accelerare le operazioni.
Gianfranco Fini resta dov´è, «provino pure a cacciarmi», fa sapere. Ma adesso che la rottura è meno improbabile di quanto sembrasse solo pochi giorni fa, il presidente della Camera si sbilancia fino al punto da dire che in quel caso non farebbe certo «una An in sedicesimo, nascerebbe qualcosa di nuovo, c´è tanta gente alla finestra che aspetta». Preludio di qualcosa che molto somiglia al «terzo polo, come in Gran Bretagna».
I «tanti alla finestra» che in quell´aggregazione ampia, moderata, liberale ed europeista guardano da tempo hanno drizzato le orecchie, dopo la lettura di Repubblica di ieri. Non solo i «berlusconiani delusi», categoria evocata ancora ieri dal periodico web finiano FareFuturo. No, soprattutto coloro che hanno già rotto con i due poli e invocano un governo di larghe intese. Intanto i centristi dell´Udc (39 deputati e 13 senatori), che il partito lo hanno quasi sciolto per dar vita al "terzista" Partito della nazione. Pier Ferdinando Casini guarda con attenzione ma anche con una certa diffidenza alle manovre del presidente della Camera (32 deputati e una dozzina di senatori). Il leader centrista ricorda ai suoi l´uscita di Fini sulle «comiche finali di Berlusconi» nel 2008, alla quale era seguito accordo con tanto di incontro segreto in casa di Ferdinando Adornato per dar vita a un partito nuovo. Poi An è rientrata nei ranghi e tutto è andato com´è andato. «Senza di noi il terzo polo non può nascere, ma siamo rimasti troppo scottati, in questi anni, per concedere adesso una sponda a occhi chiusi, cautela» predica Casini dentro il partito. «Anche perché non siamo per nulla convinti che nel Pdl la rottura maturi in tempi brevi» prevede Lorenzo Cesa. Scetticismo che i centristi coltivano da qualche tempo anche nei confronti di Luca Cordero di Montezemolo e del suo «passo del gambero». Anche se il presidente Ferrari, proprio con un´intervista al Financial Times di sabato ha rilanciato: «Voglio fare qualcosa di positivo per il futuro del mio Paese, questo non significa diventare leader di un partito. Almeno per il momento». Perché è chiaro che il leader della fondazione ItaliaFutura non immagina per sé un impegno diretto che non sia di prima linea. Convegni e seminari alla presenza di Montezemolo e Fini si sono sprecati, da un anno a questa parte. I due si stimano e si studiano a distanza.
Ma se c´è un interlocutore ancor più interessato ai sommovimenti in corso, è il leader dell´Alleanza per l´Italia, Francesco Rutelli (8 deputati e 5 senatori). «Il terzo polo si candida a diventare il primo soggetto all´indomani dell´inevitabile tracollo dell´attuale schema bipolare» scrive l´ex pd nel documento approvato dal direttivo del suo partito, venerdì scorso, con tanto di appello all´Udc. «Fini è nostro interlocutore nei fatti - spiega Linda Lanzillotta - dal momento che detta un´agenda liberale per l´Italia: quell´agenda è la base per il futuro terzo polo». Alla finestra sono anche i pidiellini che ora guardano a Fini e all´evoluzione in corso. Antonio Martino e Giorgio La Malfa, Marcello Pera e in ultimo l´eurodeputato Clemente Mastella. Tanto più il presidente dell´Antimafia Beppe Pisanu, che giorno dopo giorno si è ritrovato sulla stessa sponda sui temi della legalità, dell´immigrazione, delle intercettazioni. «Apprezzo le sue posizioni - precisa - ma non gradisco essere inserito nelle liste dei finiani. Ho una mia storia politica alla quale resto coerente». Nel centrodestra fino a poco tempo fa i liberali alla Guzzanti e i meridionalisti della Poli Bortone (6 deputati), come gli autonomisti dell´Mpa di Raffaele Lombardo (5 alla Camera e 3 al Senato). I finiani fanno già parte della giunta "ribelle" del governatore, in Sicilia. L´incontro di giovedì scorso tra i due, alla presidenza di Montecitorio, è stato solo l´ultimo di una serie. «Con lui rapporto privilegiato, siamo d´accordo su tanto, dalle intercettazioni alle politiche per il Sud - racconta il senatore Giovanni Pistorio, braccio destro di Lombardo - Se questo porterà a un´aggregazione comune, lo vedremo». Tutto in movimento, in questo luglio caldissimo aperto con la minaccia del premier di voler chiudere il match col co-fondatore. Dovrà fare i conti col pallottoliere che, solo sulla carta, attribuirebbe una novantina di deputati al "terzo polo". Sommati ai 206 democratici e 24 dipietristi farebbero 320 deputati: maggioranza sufficiente (10 voti) per un governo istituzionale. Fantapolitica, per ora.