MARILYN MONROE, la Repubblica 4/7/2010, 4 luglio 2010
MENO SONO ME STESSA PI NORMA JEAN FELICE
Ho tante cattive abitudini in società. La gente mi rimprovera sempre per questo. Agli appuntamenti sono immancabilmente in ritardo, a volte anche di due ore. Ho provato a cambiare questi miei modi, ma i motivi che mi fanno ritardare sono troppo forti e troppo piacevoli. Quando devo essere da qualche parte per cena alle otto, me ne rimango nella vasca da bagno per un´ora e più. Si fanno le otto e io sono ancora nella vasca. Continuo a versare essenze profumate nell´acqua, lascio scorrere l´acqua e riempio la vasca con acqua fresca. Mi dimentico che sono le otto e che ho un appuntamento a cena. Mi perdo nei miei pensieri e mi sento lontana da tutto.
A volte so il vero motivo di quello che faccio. Nella vasca non c´è , ma Norma Jean. Sto facendo un regalo a Norma Jean. Lei doveva farsi il bagno con dell´acqua che era stata usata da sei o otto persone. Adesso può farsi il bagno in un´acqua limpida e trasparente come una lastra di vetro. E sembra che Norma non ne abbia mai abbastanza di quell´acqua limpida che profuma di essenze vere.
C´è anche un´altra cosa che mi «aiuta» a ritardare. Quando esco dalla vasca passo molto tempo a stendere la crema sulla pelle. Mi piace moltissimo farlo. E a volte se ne va, felicemente, un´altra ora. Quando finalmente mi vesto mi muovo più lentamente che posso. Inizio a sentirmi un po´ colpevole perché sembra che ci sia un impulso che mi fa essere il più possibile in ritardo per l´appuntamento. C´è qualcosa in me che è felice quando sono in ritardo.
La gente mi aspetta. La gente è ansiosa di vedermi. Sono desiderata. E mi ritornano in mente gli anni in cui non lo ero. Le centinaia di volte nelle quali nessuno voleva vedere la piccola servetta, Norma Jean, nemmeno sua madre. Provo una strana soddisfazione nel punire le persone che ora mi vogliono. In realtà non sto punendo loro, ma tutte quelle persone del passato che non volevano Norma Jean. Quello che provo non è soltanto una punizione. Mi emoziono come se io fossi Norma Jean che va a un party e non Marilyn Monroe. Meno sono io, più Norma Jean è felice.
La gente mi disapprova per questo mio essere una ritardataria cronica. Mi riprendono e mi spiegano che lo faccio perché voglio sembrare importante e fare un´entrata spettacolare. Questo in parte è vero, tranne che a desiderare di essere importante non sono io, ma Norma.
Le mie pecche mondane come questa, e anche la mia incapacità di ridere tutto il tempo a una festa come se stessi svenendo dalla gioia o di stare a chiacchierare come un pappagallo con altri pappagalli, mi sembrano meno importanti di quelle che noto negli altri. [...]
Le feste di Hollywood non solo mi confondono, ma spesso mi deludono. La disillusione scatta quando incontro una star che ammiro da quando ero bambina.
Ho sempre pensato che le stelle del cinema fossero persone eccitanti, di talento, dalla grandissima personalità. Quando ne incontro una a una festa di solito scopro che, uomo o donna che sia, è scialba e persino spaventata. Ci sono stati party nei quali me ne sono rimasta in silenzio per ore ascoltando i miei idoli mentre si tramutavano in persone sciocche e meschine.
Traduzione di Andrea Mecacci © 2010 Donzelli editore