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 2010  luglio 04 Domenica calendario

SCOMMETTO, DUNQUE SONO BOOM DELLE PUNTATE ONLINE

Non è ancora chiaro se i Mondiali di calcio che si giocano in Sud Africa saranno ricordati come belli, brutti o così così, ma un record lo hanno già stabilito: saranno i Mondiali con il maggior numero di scommesse. L´entità delle puntate supererà il miliardo di euro. E’ la previsione di uno dei più grossi bookmaker britannici, William Hill. E un quarto delle puntate sarà piazzata senza bisogno di recarsi agli sportelli di un´agenzia di scommesse: basterà un clic del mouse, arriveranno su internet, provenienti da 188 nazioni. Il Mondiale sudafricano verrà dunque probabilmente considerato come l´evento che ha segnato la svolta, nel mondo delle scommesse e del gioco d´azzardo: il passaggio definitivo di massa al web. Un rapporto della Gambling Commission, l´organismo che regolamenta le scommesse nel Regno Unito, ha accertato che il 68 per cento degli inglesi aveva fatto almeno una scommessa o una giocata nel corso del 2007: se togliamo i bambini, significa che praticamente tutti i cittadini adulti scommettono. Anche escludendo coloro che si limitano ad acquistare un biglietto della Lotteria o a giocare al Lotto, la percentuale degli scommettitori rimane considerevolmente alta: il 48 per cento, 23 milioni di britannici adulti.
Una volta, per scommettere, bisognava uscire di casa o dal posto di lavoro, recarsi in un´apposita agenzia, solitamente situata in zone non particolarmente fra le migliori di una città. Erano spesso locali squallidi, fumosi, maleodoranti, frequentati da tipi che sembravano malavitosi e talvolta lo erano. Anche gli onesti assumevano un´aria vagamente equivoca in un ambiente simile. Oggi per scommettere basta accendere il computer e collegarsi a Internet. Una volta gli scommettitori erano quasi tutti uomini e di età mediamente avanzata. Oggi tra di loro ci sono sempre più donne e sempre più giovani, appartenenti a ogni classe sociale, comprese quelle più benestanti e meglio istruite. Betfair, la maggiore agenzia di scommesse online al mondo, ebbe un fatturato di 6 milioni di sterline nel 2002, due anni dopo la sua fondazione. Nel 2009 ha avuto un fatturato di 303 milioni di sterline. E il suo business continua a crescere a livello impressionante, così come quello delle agenzie concorrenti. Un paese europeo dopo l´altro apre il proprio mercato alle scommesse online. In Italia è rapidamente diventata una florida attività. In Francia ha appena ricevuto l´autorizzazione a operare. L´America puritana resiste, ma non resisterà per molto.
Su Internet si può scommettere su tutto. Il calcio, il tennis, la Formula Uno, l´ippica. Ma anche la politica, i concorsi canori, l´elezione del papa. Nell´ambito di una partita di calcio si può scommettere sul risultato, sul numero dei gol, su chi li segnerà, su chi segnerà per primo. Si può scommettere, con quotazioni differenti, prima della gara, a metà primo tempo, a pochi minuti dalla fine. Si può scommettere sulle quotazioni dei bookmaker, ma anche fare le proprie quotazioni e scommettere contro altri scommettitori. I bookmaker guadagnano sulle puntate che non indovinano, ma prendono una percentuale anche su quelle tra scommettitori, in cui si limitano a offrire un´arena, un territorio di scontro. Altro che il vecchio Totocalcio, dunque.
«Per noi, ai Mondiali, il risultato migliore sarebbe stato la vittoria dell´Honduras», racconta un portavoce dell´agenzia William Hill, «perché avevamo raccolto solamente 304 sterline di puntate su questa squadra». Tra le scommesse più bizzarre c´è stata quella di un americano che ha puntato 85 mila sterline sulla qualificazione alle fasi finali di sei squadre diverse. La singola puntata più alta, cioè su una sola squadra, è stata di 15mila sterline sulla vittoria finale dell´Argentina, quando veniva data 7 a 1. Da segnalare anche una giocata da 10 mila sterline sull´Italia, che era data 16-1: se gli azzurri avessero vinto il Mondiale, avrebbe fruttato 160mila sterline, quasi 200mila euro. L´ha fatta un anonimo da Glasgow. Lippi e company hanno evidentemente illuso, e poi deluso, anche uno scozzese.