FRANCESCO ERBANI, la Repubblica 3/7/2010, 3 luglio 2010
EDITOR, RELAZIONI E VOTI: COS SI DIVENTA PADRONI DELLO STREGA - C’è
stato anche il tempo in cui al premio Strega partecipavano due autori di una stessa casa editrice. L´ha ricordato lo storico della lingua Giuseppe Antonelli nel film Senza scrittori di Andrea Cortellessa e Luca Archibugi. Oggi questo non accade più e se accade che qualcuno si impunti e voglia partecipare lo stesso, come Rosa Matteucci quest´anno, lo fa in contrasto con il proprio editore, rischiando la rotta di collisione e con poche speranze di entrare in cinquina. Le case editrici si preparano allo Strega con mesi di anticipo e a volte anche di più, se è vero, come si sente dire, che la Mondadori si prepari già a incassare nel 2011 la quinta vittoria consecutiva candidando Alessandro Piperno, dopo Niccolò Ammaniti, Paolo Giordano, l´einaudiano Tiziano Scarpa e, la scorsa notte, Antonio Pennacchi.
Il più celebre e movimentato fra i premi letterari italiani, lo Strega appunto, è una macchina complessa, nel cui funzionamento si ritiene che l´industria editoriale eserciti il proprio dominio. Non più come una volta, lo Strega comunque fa vendere ed è in ogni caso una vetrina. Il miglior piazzamento fra i tre primi classificati di giovedì se l´è assicurato Sorrentino, con 140 mila copie vendute, secondo Feltrinelli, oltre a traduzioni in sei paesi. Dietro di lui c´è la Avallone, oggi entrata nella top ten. Più staccato è Pennacchi, che però potrebbe, dopo la vittoria, scalare posti in classifica. E, così per costruire una vittoria, si affinano strategie sofisticate di solito consegnate agli uffici stampa, ma esercitate anche da altri livelli aziendali. Quest´anno molti fra i quattrocento Amici della domenica, i giurati dello Strega, raccontano di essere stati contattati direttamente da Paolo Mieli, presidente della Rcs Libri.
Di solito, però, sono i capi degli uffici stampa o gli editor che si dividono la lista dei votanti e con telefonate, inviti a colazione, mail ed sms, mescolando toni suadenti o più pressanti, raccontano quanto sia importante il proprio libro e quanto l´editore conti su quel voto. Su questi passaggi la letteratura è vastissima e spesso declina nelle leggende metropolitane. In realtà parte dei giurati ha relazioni stabili con un editore, perché dipendente (pochi) oppure perché a sua volta autore o consulente. Qualcuno fa anche dei conti. Stefano Mauri, presidente del Gruppo Gems (Longanesi, Guanda, Ponte alle Grazie, e altri marchi) in un´intervista ad Affaritaliani. it dice che «i due principali gruppi nell´era post Rimoaldi si muovono su un numero di voti di cui molto probabilmente parecchi di scuderia, cioè indipendenti dai libri candidati. Tra i 119 e i 163 per il primo gruppo (la Mondadori, n. d. r.) e tra i 118 e i 129 il secondo (la Rizzoli, n. d. r.). Noi come sempre siamo sotto i 50». Grosso modo siamo vicini ai risultati di giovedì notte. «Lo Strega è un premio che si lavora», incalza Antonio Franchini, responsabile della narrativa Mondadori. «Fin dagli esordi era previsto, nelle intenzioni di Maria Bellonci, che gli Amici della Domenica andassero convinti della bontà di un libro. persuasione, non scambio di favori».
La strategia editoriale inizia con la scelta del libro da candidare. In teoria dovrebbe essere il Comitato direttivo del premio Strega a fare la selezione sulla base di proposte avanzate da due Amici della domenica, motivando le decisioni e poi pubblicandole in rete. Ma la scelta, appunto, avviene su quelle fatte a monte dagli editori.
Quest´anno, per esempio, molti ritenevano che, dopo tre vittorie negli ultimi tre anni, la Mondadori si sarebbe rilassata. Il pallino del gioco, quindi, passava nel campo della Rizzoli. Il primo nome che abbia circolato è stato quello di Walter Veltroni, autore di Noi. Candidato fortissimo, l´ex segretario del Pd. Ma subito ritiratosi. A quel punto si è fatta avanti la Feltrinelli, l´unico editore che sia riuscito in questi ultimi decenni a incrinare il duopolio Mondadori-Rizzoli. Ed è emerso Paolo Sorrentino. In casa Feltrinelli si sostiene che si possa vincere se ci si trova di fronte un solo concorrente forte, appartenente a uno dei due colossi. Contro tutti e due è impossibile persino sperare. E in effetti per un po´ è parso che questa fosse la condizione di quest´anno. Tanto più quando è scaturita la candidatura rizzoliana di Silvia Avallone, anche lei esordiente, ma senza la notorietà di Sorrentino. In casa Rizzoli la Avallone è stata preferita a Emanuele Trevi (Il libro della gioia perpetua) e a Rosa Matteucci, che per Bompiani ha scritto Tutta suo padre. «Avremmo preferito vincere, questo è naturale», sosteneva ieri Paolo Mieli, «ma abbiamo fatto la nostra corsa con grande soddisfazione, scegliendo un´esordiente e ci va benissimo così».
La Mondadori è stata l´ultima a scoprire le carte, puntando su Pennacchi. Ma, a detta di molti, senza grandissima convinzione. E anzi con la consapevolezza che quest´anno si trattava di aspettare il successo del 2011 con Piperno. Le cose si sono poi svolte diversamente. Franchini parla di Canale Mussolini come del «libro di una vita, un libro come se ne vedono raramente». La Mondadori si è accorta insomma di potercela fare e da Segrate si è messa in moto la potente macchina organizzativa. La più forte di tutti. Qualche imbarazzo a vincere per la quarta volta consecutiva? Franchini: «Ma sarebbe per caso più saggio far prevalere un criterio dell´alternanza, come se il Nobel per la fisica dovesse essere assegnato un anno a un iraniano, l´anno dopo a un russo, quello ancora dopo a un americano? Quando la Rizzoli pubblicherà romanzi in grado di vincere lo Strega, potrà anche vincere il premio per quattro anni».