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 2010  luglio 03 Sabato calendario

IL RATING DELLA DISCORDIA

Le società di rating sono sotto accusa. Secondo i governi europei hanno aggravato la crisi del debito pubblico, emettendo valutazioni intempestive su Grecia, Spagna e Portogallo, con l´apparente scopo di favorire alcuni grandi investitori. Negli Usa, l´accusa è di connivenza con emittenti e banche di investimento, per le valutazioni grossolanamente generose attribuite alle cartolarizzazioni di mutui. Il rating non è nuovo alle accuse: è sotto tiro da quando non ha saputo segnalare grossi dissesti come Enron o Parmalat. Nonostante si parli del problema da dieci anni, non si vedono proposte compiute di riforma o anche solo soluzioni sensate. Segno che il problema è complesso. Ma anche che alcune accuse sono infondate, frutto della scarsa comprensione di quale debba, e possa, essere la funzione del rating, e dei compiti impropri che gli sono stati attribuiti nel tempo.
Alcuni governi europei propongono di istituire una società di rating "europea", che agisca sotto la supervisione di un´entità pubblica. Una triplice sciocchezza. Primo: una delle tre grandi società di rating è controllata dalla francese Fimalac, la holding di Marc de Lacharrière (dove tutti i consiglieri sono francesi); quindi il problema non è la nazionalità. Secondo: un rating dei titoli di stato europei, fatto da un´entità sotto la diretta influenza degli stessi Stati, sarebbe considerato politicamente manipolabile, quindi meno credibile perfino dell´attuale. Terzo: il rating dei titoli di stato ha un valore risibile, perché tutte le informazioni sulle finanze pubbliche dei Paesi, sulle loro economie e sulla credibilità dei loro governi sono facilmente disponibili a tutti, a costo zero.
Le società di rating nascono negli Usa all´inizio del Novecento per facilitare il collocamento di obbligazioni presso il pubblico, necessario a finanziare la costruzione delle ferrovie. La loro funzione era, e rimane, quella di raccogliere informazioni sui debitori, a vantaggio di chi non può averle. In Europa, dove questo ruolo è sempre stato svolto prevalentemente dal sistema bancario, e il mercato del debito non bancario rimane asfittico, non c´è mai stato lo spazio per la crescita di un rating "europeo". Inoltre, quando tutte le informazioni sono facilmente disponibili, come per i titoli di stato, il rating diventa irrilevante per le decisioni di investimento delle grandi istituzioni, perché ha un valore informativo risibile. Quello del rapporto tra investitori e rating è una leggenda da sfatare. Studi empirici hanno dimostrato come anche per i corporate bond negli Usa, dove il rating è cruciale, questo spieghi poco più di metà del costo pagato dall´emittente: circa 20% dei bond con rating A- paga mediamente un rendimento superiore a quello di un terzo dei bond BB, senza merito creditizio. Il rating conta, ma gli investitori guardano anche ad altro.
Il problema vero nasce dall´enorme potere che proprio i regolamentatori hanno concesso alle società di rating, obbligando banche, fondi e investitori istituzionali a investire e collocare solo titoli dotati di merito creditizio. Per banche e fondi, è una comoda scappatoia per non assumersi la responsabilità di valutare autonomamente il rischio di credito (ci si aspetterebbe che ne abbiano la capacità); per le società di rating, un potere contrattuale enorme sugli emittenti. Una vera riforma sarebbe abolire l´obbligo dell´investimento in titoli con rating: responsabilizzerebbe banche e investitori istituzionali, che utilizzerebbero il rating solo se il servizio avesse un vero valore.
Il secondo problema è che le società di rating sono pagate dal debitore (l´emittente che, nel caso delle cartolarizzazioni, spesso coincide con la banca collocatrice): facile che si dimentichino di dover agire nell´interesse esclusivo del creditore (cioè di milioni di investitori). Un problema analogo lo hanno vissuto le società di revisione, con lo scandalo Enron e similari. Analoga dovrebbe essere la soluzione: imporre sanzioni per comportamenti scorretti o colposamente negligenti, e facilitare le azioni risarcitorie. Da allora, qualità, affidabilità e valore della revisione sono migliorati sensibilmente. Per le società di rating, la strada è quella.