ULRICH BECK, la Repubblica 3/7/2010, 3 luglio 2010
IL MOMENTO DI ASSALTARE LA BASTIGLIA DEL PETROLIO
Perché di fronte alla pestilenza petrolifera di Deepwater Horizon, una delle più grandi catastrofi ambientali della storia degli Stati Uniti, non avviene l´assalto alla Bastiglia ecologica di Big Oil? Perché i problemi più urgenti del nostro tempo – le crisi ecologiche e il mutamento climatico – non sono affrontati con la stessa energia, lo stesso idealismo, lo stesso entusiasmo, lo stesso ottimismo e lo stesso lungimirante spirito democratico con il quale sono state affrontate le tragedie della povertà, della tirannia e della guerra? Oppure un giorno si ripenserà a Deepwater Horizon come all´Ottobre rosso ecologico del "capitalismo big oil"? Effettivamente, la situazione dell´industria petrolifera ricorda quella dell´Ancien Régime poco prima del crollo.
Il disastro petrolifero del Golfo del Messico ha diverse verità. C´è la sciatteria e l´indifferenza dell´azienda BP. Ma ci sono anche le inadempienze dei controllori statali. Ciò che finora è stato celebrato come una politica che incoraggia l´economia viene adesso tacciato di "complicità con i malfattori". Di fronte alle immagini impressionanti della fuoriuscita di petrolio che circolano in tutto il mondo si assiste ovunque alla rappresentazione nei teatri culturali di antichi drammi riscritti in chiave ecologica. Ecco allora draghi e uccisori di draghi, odissee, dei e demoni, solo che ora essi corrispondono a formule tecniche e assumono i volti del capo della BP, Hayward, e del presidente americano Obama.
I l capo della BP fa il peccatore pentito e parla di una «combinazione di guasti mai verificatasi». Nel corso di un´audizione presso la Camera dei rappresentanti americana un deputato gli mostra il lungo elenco dei disastri della BP e così rivela un´ulteriore verità: solo in questa regione, ma anche nel resto del mondo sono attive centinaia o addirittura migliaia di piattaforme petrolifere intestate alle altre grandi compagnie. troppo facile bastonare soltanto la BP. Deepwater Horizon è il simbolo della crisi strisciante di un esperimento mondiale, di un modello di crescita e progresso basato sullo sfruttamento delle risorse fossili e che di fronte alle crisi ecologiche e al mutamento climatico scuote inesorabilmente la fiducia dell´umanità in sé stessa. E il punto è che nessuno può dire che non lo sapeva.
Da 200 anni il fuoco e il vapore muovono macchine e motori. La loro invenzione è stata il punto di partenza del benessere materiale e ne è rimasta fino ad oggi la base. Nel frattempo, però, un´intera generazione è cresciuta con la convinzione che un´industria che si affida allo sfruttamento di combustibili fossili, in particolare del petrolio, con il suo trionfo in tutto il pianeta distrugge i suoi stessi fondamenti, data l´esauribilità di tali risorse. Già più di cent´anni fa Max Weber aveva preconizzato questa fine del capitalismo del petrolio, "quando sarà stato consumato l´ultimo barile di combustibile fossile". Nel frattempo, questa economia alimentata dal carburante fossile lavora senza sosta al proprio tramonto, come se non ci fosse alternativa. Tuttavia, ciò irride il buon senso. Perché mai un mondo al quale il sole offre ogni giorno gratis e inesauribilmente un multiplo del suo fabbisogno di energia dovrebbe mettere deliberatamente nel conto nubi d´olio scaturite da 1500 metri di profondità, capaci di soffocare ogni forma di vita? Qui c´è bisogno, una buona volta, della tanto evocata capacità innovativa del capitale e dell´entusiasmo utopistico dell´arte ingegneristica. Il motto del movimento pacifista era "Trasformare le spade in vomeri". Quello del movimento ecologico è: "Trasformare i deserti in fonti di energia solare!".
La tecnologia della sicurezza assomiglia sempre più ad un freno da bicicletta applicato ad un aereo intercontinentale. La legge americana prevede, in caso di catastrofi petrolifere, un limite massimo di 5 milioni di dollari al risarcimento dei danni. Barack Obama ha - per ora - condannato la compagnia colpevole al pagamento di 20 miliardi di dollari. Ma quest´ultima, messa alle strette dall´opinione pubblica, ha ammesso che - solo in termini economici - il disastro costerà almeno il doppio.
Una politica diventata finalmente realistica, capace di superare questi "errori del secolo" deve anche tenere conto del mutamento dei rapporti di potere globali. La Cina, l´India, il Brasile e i Paesi africani non accetteranno - e a ragione - alcun approccio internazionale che intenda porre dei limiti alla loro crescita economica in corso. Dopo che il benessere del dopoguerra in Occidente ha posto le basi della nascita della coscienza ambientale, oggi le basi della coscienza ambientale devono creare le basi del benessere nei Paesi in via di sviluppo. Questi Paesi troveranno la via di una politica sostenibile solo a condizione che i Paesi ricchi investano nel loro sviluppo e facciano propria una nuova visione della ricchezza e della crescita nell´incontro con gli "altri" su scala globale.
La politica ambientale globale continuerà a ridursi al commercio delle indulgenze per i peccati di CO2 fonte di contrasti nel mondo, condannando così a un prevedibile fallimento dopo l´altro le conferenze sul clima? Oppure avrà il coraggio di inventare e mettere al mondo una modernità ad energia solare, per la quale il benessere non comporti alcun peccato ecologico?
Nelle gabbie d´acciaio tecnocratiche della politica ambientale le missioni per l´anidride carbonica sono il criterio di ogni cosa. Quanta CO2 produce uno spazzolino da denti elettrico a differenza da uno spazzolino tradizionale (94,5 grammi contro 0 grammi)? Quanta ne produce una sveglia elettrica a differenza da una meccanica (22,26 grammi contro 0 grammi)? Nella rappresentazione cristiana della redenzione in Paradiso scorrono latte e miele, ma sulla Terra il consumo di latte porta direttamente alla morte dell´ambiente. La mucca, questo "killer del clima", produce quotidianamente qualche litro di gas metano, ossia l´equivalente di quasi un chilogrammo di CO2 per litro di latte. Perfino per i divorzi si deve rispondere non solo dinnanzi a Dio, ma anche dinnanzi all´ambiente. Perché? Perché i consumi delle coppie sono in proporzione più sostenibili per l´ambiente dei consumi dei single.
Barack Obama lo ha annunciato solennemente. " giunto il tempo di introdurre le energie pulite", ha dichiarato alla nazione e al mondo dalla Casa Bianca. Da questo momento, dunque, potrebbe iniziare l´assalto alla "Bastiglia petrolio" (BP). Forse sul Golfo del Messico suona un´ora decisiva della storia americana. Obama potrebbe imprimere sul futuro il suo sigillo e dare davvero il via alla nuova era "Beyond Petroleum" (BP): al di là del petrolio.
(Traduzione di Carlo Sandrelli)