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 2010  luglio 05 Lunedì calendario

NICHI IL CIALTRONE CHE FA IL SECESSIONISTA

Incluso a pieni voti nel­la lista tremontiana dei «cialtroni» incapaci di spendere i fondi Ue per il Sud, il governatore della Puglia h a perso l a trebison­da. Anziché replicare a to­no alla garbata giornalista de La Stampa che gli chie­deva conto dei suoi acclara­ti demeriti, Nichi Vendola ha dato in escandescenze. Doveva semplicemente spiegare perché sta man­dando i n fumo 3.064 milio­ni di euro destinati alla P u­glia s e solo l a Regione si de­gn­asse di approntare un de­cente piano di spesa. Ripe­to: seimila miliardi di vec­chie lire che Bruxelles è pronta a versare sull’un­ghia in cambio di uno strac­cio di idea su come utiliz­zarli.
Beh, invece di dire qual­cosa di intelligente, Vendo­la ha minacciato la seces­sione dal Paese. Imbufalito ha detto: «Al Sud, sta mon­tando la rabbia: sento dire adesso basta, meglio sepa­rarsi dal resto dell’Italia». Non è ancora chiaro se pen­si a una solitaria Repubbli­ca di Puglia o a un’uscita collettiva d a Napoli a Paler­mo, Sardegna compresa. I n attesa d i capire s e si pun­ti al trasloco del tacco o del­­l’intero mezzo stivale, spie­go la ragione primaria del travaso di bile.
A rodergli particolarmen­t e l e budella è , infatti, l a de­cisione di Giulio Tremonti di affidare la somma nelle mani di Raffaele Fitto: sia il ministro delle Regioni - vi­sta l’insipienza vendoliana - a fare il programma e pre­sentarlo all’Ue. Ma Fitto, agli occhi tardo comunisti di Nichi, ha il grave difetto di essere del Pdl e pugliese. Quindi avversario politico e rivale regionale. Un af­fronto che gli h a fatto tintin­nare l’orecchino al lobo. «Se bloccano quei fondi per l a Puglia - h a detto il go­vernatore dimezzato- è co­me scoppiasse la bomba atomica».
Vagli a spiegare che a bloccarli è l a sua inadegua­tezza e che compito d i Fitto è sbloccarli. Ma siccome i soldi sono soldi, il solo pen­si­ero che a maneggiarli sia­n o altri, l o manda i n bestia. Non sia mai che Fitto li spenda bene e la Puglia ne ricavi vantaggio. Che n e sa­rebbe di Nichi se accades­se? La fine della luna di mie­le con i pugliesi già durata cinque anni, il brusco risve­glio dal sogno di farsi ca­pataz dei conterranei per i prossimi dieci emulando il regno d i Formigoni in Lom­bardia, l’incubo che il suo pavoneggiarsi da statista si riveli per quello che è: un bluff impastato d i re­torica, chiacchiere e abissale vanagloria.
Ecco perché l’intervi­sta, a mano a mano che procede, si libra nel sur­reale. Anziché indivi­duare una strategia per riacciuffare il denaro Ue, evitandone lo storno verso Paesi più concreti, Nichi si autosviolina.
«Sono appena stato a Shanghai e sa perché?», chiede all’intervistatrice.
Pare di vederlo mentre pi­toneggia la giornalista cercando di imbam­bolarla. Segue u n at­timo di silenzio denso di mistero, poi riprende: «La regione più indu­strializzata della Cina chiede a noi (pugliesi, ndr) co­me risolvere i suoi enormi problemi di smaltimento rifiuti, ri­pulitura delle acque, qualità dell’aria». Già.
Per tutto il Celeste Impe­ro, da Shanghai a Pe­chino, è tutto u n in­vocare: «Ven-do-la, plego, da-le a noi, tua licet-ta per smalti­le la mon-ne-zza».
Con che faccia Nichi evochi proprio i rifiuti per vantare benemeren­ze, non si capisce. La Pu­glia è una pattumiera a cie­l o aperto. Per il Corpo fore­stale dello Stato è il regno delle discariche abusive. Si contano a centinaia, mentre quelle ufficiali so­n o in via di esaurimento. Il 6 0 per cento delle cavità na­turali (le meravigliose grot­te pugliesi) è ricettacolo di rifiuti: auto, rottami, inqui­nanti vari. In base al rap­porto di quest’anno di Le­gambiente, la terra gover­nata dal redentore della Ci­n a occupa saldamente il se­condo posto nel ciclo ille­gale dei rifiuti, è al top per i traffici internazionali dei ri­fiuti in entrata o in uscita, imperano le ecomafie. Il tutto per il caparbio rifiuto di Vichi, imbevuto di ecolo­gismo pecoraroscaniesco, d i utilizzare i termovaloriz­zatori dei quali ha ordina­to il blocco.
Quanto alle acque, me­glio stendere u n velo pieto­so. La Regione è titolare del più noto acquedotto d’Italia - quello pugliese, appunto - che è anche il più bucherellato. Gli spre­chi sono mastodontici. No­nostante ciò Vendola si è messo alla testa del movi­mento che vuole impedir­ne la privatizzazione - e modernizzazione- suggeri­ta dal governo. Se è con questo bagaglio che Vichi darà una mano alla Cina, il pericolo giallo è bello che risolto: il lanciatissimo Pae­se si inabisserà nella prei­storia e chi s’è visto, s’è vi­sto.
Per li rami della strampa­lata intervista, trova anche spazio la protesta di Nichi per le farragini burocrati­che che ostacolano l e gran­di opere. Non è perciò col­pa sua se non gli riesce manco un brogliaccio per intercettare i tre miliardi e passa di fondi Ue. Che le scartoffie siano di inciam­po, non ci piove. Bastereb­b e però attrezzarsi e ingag­giare qualche fine cervello sul mercato - s e non c e l’ha in casa- , anziché piagnuco­lare a mezzo stampa. nel Mezzogiorno che l’uso dei finanziamenti europei non decolla. In Lombar­dia, con gli stessi ostacoli, si utilizzano che è una bel­lezza.
In conclusione, messo di fronte alle difficoltà, il go­vernatore, anziché di rim­boccarsi le maniche, pren­d e una scorciatoia d a Bossi dei poveri: urla che il Sud è stufo e minaccia la seces­sione di Bari. Ridicolo se non fosse penoso. Se già ciurla con l o Stato alle spal­le - e con l’Ue che gli offre tre miliardi su un vassoio d’argento - figurarsi come se la caverà domani con la sola consulenza di Lecce, i consigli di Foggia, i punti d i vista d i Brindisi. Può dar­si però che abbia ragione lui. Seceda. Sarà la volta che, messo alle strette, pro­verà almeno a cavare u n ra­gno dal buco.
Adesso, comunque, dà solo prova di strafottenza smargiassa per nasconde­r e impreparazione e impo­tenza. il limite delle clas­si dirigenti del Meridione. Mentre l’Umberto vaneg­gia di autodeterminazio­ne, m a almeno lo fa da una posizione di forza, Vichi fa altrettanto senza neanche avere un santo cui votarsi. E dell’Italia - la vera vitti­ma dei tornei verbali dei politici - chissene importa. il corpore vili che da de­stra e da sinistra si tagliuz­za a piacimento.
Quando Vendola nel 2005 fu eletto per la prima volta governatore, pianse. « gioia?», gli f u chiesto. « dolore - rispose - . Soffro perché entro nel cuore del potere». Aggiunse: «Per e s­sere felici col potere biso­gna amarlo e io sono disa­morato del potere. H o pau­ra di sporcarmi la faccia». Perfetto. Se l’è sporcata. Faccia fagotto.