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 2010  luglio 05 Lunedì calendario

SE L’INDUSTRIA DEL MEZZOGIORNO UNA CARTIERA DI FATTURE FALSE

Il pesce dei fondi europei pur­troppo è marcio. Se questo fiume di denaro fosse semplicemente sta­to gestito da «cialtroni», come ha detto il ministro Tremonti, sareb­be già un buon risultato, capita pe­rò che la sciatteria e l’incuria che portano al non utilizzo delle risor­se siano solo l’aperitivo di un pasto indigesto, dove il malaffare e la truf­fa affiorano per ogni dove.
L’alzata di scudi dei governatori delle regioni meridionali ha vera­mente poca ragione d’essere: l’uni­ca scusante che si può dare a molti di loro è che, essendosi insediati da poco, non gli si può attribuire re­sponsabilità personali, che spesso ricadono sulle amministrazioni precedenti. Peccato però che la re­sponsabilità di un ente prescinda da chi lo gestisce: il debito pubbli­co italiano ad esempio non viene azzerato dai cambi di governo e, al­lo stesso modo, gli sprechi o l’incu­ria delle regioni del Sud sono un fat­to acquisito; pretendere di non su­birne le conseguenze perché di fre­sca nomina è un trucchetto che non sta in piedi e rientra in una commedia da smantellare a tutti i costi che vede i furbi arlecchini del­le regioni tanto più bravi quanti più zecchini riescono ad ottenere da Pantalone, senza subire conse­guenze per le inefficienze loro o di chi li ha preceduti.
«Cento miliardi di euro per il Sud» fu lo slogan scelto dal gover­no Prodi nella sobria cornice della Reggia di Caserta dopo l’approva­zione finale del piano dei fondi eu­ropei, su progetto iniziale dello scorso governo di centrodestra. La cifra è enorme e basterebbe ad esempio ad abbattere il debito pub­blico della Grecia, a livelli non lon­tani da quelli della Germania. Pur­troppo alla verifica dei fatti il qua­dro dei risultati risulta desolante. Scorrendo le cronache degli ultimi anni si ha l’impressione che la più fiorente industria nata in meridio­ne grazie ai fondi Ue a loro dedicati sia quella delle «cartiere», società che invece di produrre fogli si dedi­cano alla ben più remunerativa atti­vità di stampare fatture, ovviamen­te false, da presentare all’incasso perché vengano coperte con i soldi veri dell’Europa a fronte di lavori mai eseguiti. La frequenza delle segnalazioni è preoccupante: risale alla settima­na scorsa un’operazione che ha portato alla denuncia di numerose persone a Termini Imerese, un ter­ritorio che pure avrebbe bisogno di lavoro,con l’accusadi aver incassa­to centinaia di migliaia di euro ero­gati dall’Europa per creare agrituri­smi presentando una «contabilità fittizia». Pochi giorni prima altri tre arresti a Palermo per il solito gio­chetto: un bel progetto approvato per creare «attività industriali e agriturismi» e soldi incassati a fron­te di un sistema di spese totalmen­te falso, dalle fatture alla documen­tazione bancaria. Il rischio poi è che le truffe scoperte siano solo una piccola frazione del totale.
Quando gli ispettori della Ue si degnano di fare qualche scampa­gnata dalle nostre parti ricevono dossier inquietanti: basti ricordare la relazione finita nelle mani di uno di essi dove si dava conto che qualcosa non andava perché a se­guito di indagini si era scoperto che un tale, non appena incassava il finanziamento europeo per la viti­coltura, si precipitava a giocarselo alle slot-machines a botte di qua­rantamila euro a settimana.
Si tratta forse di truffatori astutis­simi e le Regioni sono anch’esse vit­time?
Difficile sostenerlo: il siste­ma dei contributi europei è ispira­to al principio dell’«addizionali­tà », vale a dire che i denari si som­mano ad altri contributi deliberati ed approvati dagli enti locali, tan­t’è vero che spesso tra gli indagati vi è anche il funzionario statale ac­cusato di aver «spinto» la pratica in cambio della propria fetta, oppure qualche dirigente di banca che ha «venduto» a caro prezzo il finanzia­mento iniziale necessario per otte­nere il sospirato euroassegno. Da­to quindi che l’ente locale ha una funzione essenziale per l’erogazio­ne dei fondi spetta a lui in prima persona l’onere del controllo. I di­pendenti delle Regioni meridiona­li sono un esercito, impossibile pensare che non si riesca a trovare qualcuno che abbia il tempo di pro­grammare con un minimo di crite­rio i progetti e di verificare come procedano, magari da premiare in proporzione ai successi e alle truf­fe scoperte.
Prima di piangere miseria biso­gnerebbe almeno dimostrare di aver smesso di soffiarsi plateal­mente il naso con i soldi che ci so­no.