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 2010  luglio 05 Lunedì calendario

CHI HA PAURA DELLO SCIENZIATO

Che cosa può fare la scienza per la società? E la società per la scienza?
Al Lingotto i ricercatori riuniti per Esof 2010 parlano di evoluzione biologica ed ecologia, politica della scienza e risorse energetiche, salute e ricerche sul cervello, etologia e meccanismi sociali con due obiettivi: proporre una ricerca che ci accompagni in un mondo più vivibile, e lanciare una operazione simpatia per rinsaldare la fiducia tra cittadini e ricercatori.
Perché l’immagine dello scienziato sta perdendo smalto. I dati dell’ultimo Eurobarometro (24 giugno) dicono che gli ottimisti sugli effetti della scienza e della tecnologia sono in calo. Trenta europei su 100 sono molto interessati alla scienza e 49 «abbastanza interessati», ma tra questi solo uno su dieci risulta ben informato. Nel Medioevo lo scienziato era un mago. In epoca positivista un benefattore dell’umanità. Oggi serpeggiano sospetti, diffidenza e incomprensioni. Fondamentalismi religiosi e ideologici guardano alla scienza con ostilità. Tornano pensiero magico e irrazionalismo. I politici tagliano finanziamenti già miseri, i ricercatori faticano ad affermare le loro ragioni. Eppure tutti sanno che l’innovazione è decisiva per uscire dalla crisi.
C’è un paradosso. La nostra vita è intrisa di scienza. Viaggiamo con un navigatore satellitare che, se non applicasse la relatività di Einstein, ci porterebbe a tre chilometri dalla meta desiderata. Scaldiamo il pasto nel forno a microonde con i magnetron che furono sviluppati per il radar. Ascoltiamo cd grazie a un raggio laser, altra intuizione di Einstein, poi tradotta in realtà da Theodore Maiman. Le tecnologie hanno quasi raddoppiato la speranza di vita. La rete informatica offre comunicazioni istantanee e un inatteso strumento di democrazia; l’ingegneria genetica vaccini più sicuri, cibo più abbondante e, a milioni di diabetici, una insulina uguale a quella umana. come se ognuno di noi nella vita quotidiana ripetesse con successo a proprio vantaggio esperimenti di fisica, chimica, biologia. Eppure nessuno vuole centrali elettriche, gli ogm sono considerati veleno, fisici e biologi per molti sono irresponsabili apprendisti stregoni. Un incidente come la drammatica perdita di greggio nel Golfo del Messico, dovuta più all’avidità delle multinazionali che alla tecnologia, oscura tutto il resto.
Il problema è che la ricerca sta mettendo in crisi concetti fondamentali e senso comune, e troppo spesso l’informazione non riesce a tenere il passo, rappresenta i laboratori come un circo Barnum di meraviglie e orrori.
Prendiamo le idee di vita e di morte. Per la scienza, oggi, nascita e morte non sono più nitidi eventi puntuali, ma processi sfumati. Con la nutrizione forzata un «cadavere cerebrale» può vivere (o morire) per decenni. Quando è lecito dire che un girino è diventato rana? O che, togliendo un granello di riso da un mucchio, non c’è più il mucchio? Di qui la difficoltà per il senso comune di affrontare questioni come la riproduzione assistita, la ricerca su cellule staminali embrionali, il testamento biologico. E di conseguenza lo spazio che si apre alle speculazioni politiche.
Non è una semplice contrapposizione tra scientisti e antiscientisti, come vorrebbero certi sociologi. O un disorientamento dovuto alla constatazione che gli scienziati stessi non sempre sono d’accordo tra loro (ci mancherebbe altro: a Esof domani avrà ampio rilievo l’«eretico» Vladimir Kutcherov, che sostiene l’origine non biologica del petrolio e quindi l’inesauribilità di questa risorsa). Alla radice c’è una carenza culturale che solo una buona scuola può colmare. Senza valide conoscenze - come è emerso alla Summer School di Esof - è impossibile discutere di scelte in campo energetico, ogm, bioetica.
Il metodo scientifico - osservazione della natura, ipotesi interpretativa, esperimento ripetibile in laboratori indipendenti - ha in sé gli anticorpi contro lo scientismo proprio perché è una Carta costituzionale della Ragione. Lo scienziato sa che il consenso sui risultati ottenuti è sempre provvisorio, la scienza non trova Verità ma verificabilità soggette a continue revisioni, e in fondo, come ogni attività umana, è una forma di ermeneutica, cioè di interpretazione.
Un punto però dev’essere saldo, ed è la libertà della ricerca di base, quella messa in discussione in Italia proibendo gli studi sulle cellule staminali embrionali. Sulle applicazioni, la società, la politica e la bioetica potranno e dovranno dire la loro. Ma non esiste un primato dell’etica o della politica sulla conoscenza pura, e quindi sulla libertà di cercarla. Se non altro perché non si può giudicare ciò che, per definizione, è ancora da scoprire.