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 2010  luglio 05 Lunedì calendario

DIO SALVI LA REGINA DALLA FATICA

L’ultimo colpo di accetta sui conti del Paese assestato dalla banda «Twilight», vampiri al potere (così li chiamano i tabloid), ha fatto sobbalzare anche Elisabetta II, che nelle ore in cui il perfido Danny Alexander consegnava ai ministeri una lettera asciutta e senza precedenti invitandoli a nome del Tesoro a tagliare il 40% del budget, faceva sapere la data di una nuova mostra.

La mostra si terrà a Buckingham Palace e s’intitolerà «L’anno della Regina». Vi raccontiamo a che cosa serve la Corona. Una scelta distensivo-difensiva.
Messa sotto pressione dalla crescente aggressività dei laburisti, che attraverso Ian Davidson hanno chiarito di ritenere «inappropriati» i quasi otto milioni di fondi a sua disposizione (appena due di più di quelli di Capello), Sua Maestà ha deciso di aprire le porte della reggia dal 27 luglio al primo ottobre e di consegnare ai quotidiani i dati sulla propria vita. «Non esiste distinzione tra pubblico e privato». In una busta gli appuntamenti della giornata, in un’altra la programmazione stagionale. C’è qualcuno che lavora più di me?
Elisabetta II, che nel 2012 festeggia le sue nozze di diamante con il trono, si sveglia alle sette e dopo una frugale colazione alle otto si occupa della corrispondenza col segretario personale, Sir Christhopher Geidt, un signore distinto che guadagna 146 mila sterline l’anno, quattromila più di David Cameron. Mediamente riceve 250 messaggi. Risponde a tutti, lasciando allo staff le lettere che non riesce a curare personalmente. Alle nove, due attendenti le consegnano i documenti del governo custoditi all’interno di borse rosse. Il cuore del suo potere. Solo lei, dal 1952, ha accesso ad ogni segreto del Paese. I ministri cambiano, la monarchia resta.
Due ore più tardi cominciano i ricevimenti. In genere si tratta di riconoscimenti civili e militari - stinge mani, consegna medaglie, ringrazia -, oppure di incontri con gli ambasciatori, che accoglie solitaria al centro della «Sala 1844». L’ambasciatore in frac avanza, si inchina tre volte, consegna le credenziali del proprio Paese e poi presenta la moglie. Venti minuti di dialogo. Dieci sulla politica economica interna e internazionale, dieci sulla vita privata dell’ospite. Solo una sceneggiata? «Il suo ruolo è decisivo e le polemiche sull’appannaggio reale, congelato da vent’anni, mi fanno venire la pelle d’oca», commenta infastidito il conservatore David Nuttall.
Alle 12,30 Sua Maestà si siede a tavola. A volte con il marito Filippo, Duca di Edimburgo, più spesso con dodici invitati selezionati tra migliaia di sudditi, industriali, politici e aristocratici che chiedono di vederla. Il pomeriggio è dedicato alle scuole, alle parate militari, alle gallerie d’arte, agli ospedali o ai senza tetto. In un anno gli incontri ufficiali sono oltre quattrocento, i biglietti vergati 41.241 e le tazze di tè che a 84 anni è costretta a bere in compagnia sono ventisettemila. Il mercoledì incontra il primo ministro e ogni giorno, prima di cena, legge i rapporti dal Parlamento. La sera è divisa tra concerti di beneficenza, prime cinematografiche e televisione. Alle undici spegne la luce. Sfinita.
Ci sono solo 45 minuti a margine del protocollo reale che sente veramente suoi, quelli del tè delle quattro quando incontra i suoi cani e li nutre personalmente. Sono cinque Welsh Corgi. E’ l’unico momento in cui la si vede ancora con gli occhi da bambina, assente, come se avesse una gran voglia di mollare tutto e di unirsi urlando alla folla della metropolitana: «Faccio davvero poco per questo Paese?».