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 2010  luglio 05 Lunedì calendario

[Intervista a Lech Walesa, elezioni polacche luglio 2010] «Adesso è il momento di fare ordine a casa nostra, e di non distruggere tutto quello che abbiamo costruito

[Intervista a Lech Walesa, elezioni polacche luglio 2010] «Adesso è il momento di fare ordine a casa nostra, e di non distruggere tutto quello che abbiamo costruito. Così la Polonia potrà solo essere più forte». Lech Walesa, leader della rivoluzione non violenta di Solidarnosc che cambiò volto all´Europa, ex primo presidente democratico, Nobel per la pace, esprime il suo sollievo parlando con Repubblica. Dove andrà la Polonia, quali sono pericoli e speranze? «La Polonia moderna non ha più bisogno di affrontare scelte drammatiche. Gli ultimi ventun anni sono stati l´epoca della trasformazione, delle riforme, della costruzione dello Stato di diritto, e noi abbiamo usato bene questo spazio di tempo. Abbiamo costruito stabili fondamenta, poi il nuovo edificio. Ora è tempo di far pulizia nel nuovo edificio e di non distruggere le nostre conquiste. Così la Polonia sarà più forte». Kaczynski è o sarà un pericolo presente o futuro? «No, ora non è pericoloso. Può mostrarsi più gradevole, o può impensierire solo chi si spaventa del rumore di sciabole, ma non può essere un pericolo reale. Non ha il potere di essere un pericolo, non lo avrebbe avuto neanche da presidente. Vincendo avrebbe potuto o potrebbe solo creare un´atmosfera sgradevole. Il mondo non ha paura del suo rumor di sciabole. Kaczynski non ha e non avrà i mezzi per spaventare nessuno». La rivoluzione del 1989 fu anche la vittoria dei valori costitutivi di tolleranza e riconciliazione. Valori siano oggi o domani in pericolo? «No, il mondo non lo permetterebbe. Abbiamo leggi e norme conquistate con la nostra lotta, e nessuno le può cambiare. Un candidato ha parlato più di valori, l´altro più di stabilità, ma le conquiste dell´89 non sono e non sono state in pericolo». Come vede le relazioni con l´Unione europea e la Russia? «Su questo campo sono possibili solo piccoli cambiamenti. Ci sono accordi, regole, linee di condotta della politica estera che non è così facile cambiare. Non possiamo cambiarle, e Kaczynski non può cambiarle nonostante alluda ogni volta a proposte simili. E poi, ricordiamolo, il presidente in Polonia ha poteri limitati in politica estera. Kaczynski avrebbe solo potuto danneggiare il clima nelle nostre relazioni internazionali». Intolleranza, muro contro muro, polarizzazione, sono state a lungo la strategia del PiS, il partito di Kaczynski. Un pericolo per Polonia ed Europa? «Il PiS non è capace di formare coalizioni, né di fornire argomenti di discussione, né lanciare nuove iniziative o riforme. Per questo decidono politiche basate su conflitti, disaccordi e polemiche. Possono solo creare conflitti tra polacchi, sfruttare i sentimenti degli insoddisfatti». Da Praga a Budapest, dalla Slovacchia all´Olanda, partiti di destra vincono le elezioni ovunque in Europa. Il trend funziona o funzionerà anche in Polonia? «La maggior parte dei polacchi non partecipa attivamente al sistema dei partiti. La gente cerca valori, e se crede che un politico è moralmente più coerente è più pronta a votare per lui. Ciò non ha nulla a che vedere con una contrapposizione destra-sinistra».