Giorgio Santilli, Il Sole-24 Ore 4/7/2010;, 4 luglio 2010
«ALMENO 40 MILIARDI DA RIPROGRAMMARE»
«Ci sono almeno 40 mi-liardi di euro di fondi strutturali vecchi e nuovi da riprogrammare, da concentrare su obiettivi infrastrutturali strategici. Dobbiamo farlo con un piano condiviso, con un percorso che metta a un tavolo, da qui a settembre, i ministri competenti, a partire da Matteoli, le regioni e le aziende di stato. evidente che nelle regioni del sud si toccano punte negative di capacità di spesa, come ha giustamente denunciato Tremonti, ma siamo tutti consapevoli che è il meccanismo più generale dei fondi europei e nazionali che non funziona ed è a quello che dobbiamo porre rimedio tutti insieme ». Il ministro per gli affari regionali, Raffaele Fitto, da un mese ha avuto da Silvio Berlusconi la delega sul piano sud e sulla riprogrammazione dei fondi europei e nazionali: le due cose coincidono, in effetti, perché i 40-42 miliardi della riprogrammazione saranno la base finanziaria da cui il piano sud partirà.
Come si arriva a questa somma iniziale di 40-42 miliardi, ministro Fitto?
Stiamo ancora completando il monitoraggio, in un confronto con i presidenti delle regioni. Quindi avremo le cifre definitive solo fra una decina di giorni. Però abbiamo già un primo ordine di grandezza. Abbiamo dai 26 ai 29 miliardi di risorse che arrivano dalla programmazione del Fas regionale 2007-2013. Poi abbiamo vecchi fondi nazionali ed europei non spesi che possono essere riprogrammati: mi riferisco ad almeno due miliardi di Fas 2000-2006 mai programmati e a circa 12 miliardi di risorse liberate dai progetti sponda dei fondi Ue 2000-2006. Così si arriva a una cifra di almeno 40 miliardi.
Ci sono altre somme che potranno aggiungersi?
Bisognerebbe aggiungere anche una parziale riprogrammazione dei fondi europei 2007-2013. Inoltre, dei fondi Fas 2000-2006 stiamo considerando solo la quota mai programmata ma c’è un’altra quota programmata che ha percentuali di spesa effettiva dell’ordine dell’8, del 10 o del 12% a seconda dei programmi.
Queste risorse per fare cosa?
Dobbiamo creare un tavolo con Matteoli, le regioni, Fs e Anas per individuare alcune priorità infrastrutturali strategiche su cui concentrare le risorse.
Lei pensa che le regioni ci stiano? Il clima non è dei migliori.
Ho trovato finora interesse dai presidenti Caldoro e Scopelliti. Positivo, forse anche oltre la previsione, anche l’atteggiamento del governatore Lombardo. Qualche rigidità in più l’ho trovata dal presidente De Filippo perché la Basilicata vanta standard di spesa migliori. Però non c’è una chiusura. La prossima settimana mi incontrerò con gli altri presidenti.
Lei dice che bisogna concentrare le risorse su Anas e Fs, ma le grandi aziende di Stato sono le prime ad avere performance non certo brillanti in termini di capacità di spesa al Sud. Lo dimostrano anche relazioni recenti sulle grandi opere.
Sono assolutamente consapevole che il problema della capacità di spesa dei fondi strutturali nazionali e comunitari è generale e non si limita alle regioni del Sud. Ne è lucidamente consapevole anche il ministro Tremonti che semplicemente ha denunciato la follia di tenere impegnate risorse ingenti in un meccanismo che chiaramente non funziona. Proprio per questo dico mettiamoci al tavolo e accordiamoci sulle cose da fare per rilanciare questi investimenti.
curioso questo spiraglio di dialogo in un momento di tensione così forte con le regioni.
Rilanciare questi investimenti, accelerare la spesa, fare cose davvero strategiche è nell’interesse di tutti.
Sempre che la manovra non si metta di mezzo chiudendo qualunque canale di comunicazione istituzionale. Vede qualche via di uscita al muro contro muro?
Sulla manovra non ci sono margini per discutere dei saldi né della ripartizione dei sacrifici fra i vari livelli istituzionali. Possiamo solo ragionare sulle modalità di ripartizione dei tagli. A questo tipo di confronto il governo è sempre disponibile.
L’emendamento sul premio alle regioni virtuose non ha avuto molto successo.
Alcuni governatori, come Polverini, Caldoro, Scopelliti, hanno obiettato che non si possono addossare loro responsabilità dei loro predecessori. Mi pare un’osservazione sensata. Credo che i parametri di virtuosità debbano essere applicati con una certa gradualità, diciamo dal 2012, in modo da dare a tutti la possibilità di mettere in moto azioni virtuose.
Il piano sui fondi strutturali che lei sta preparando è un modo per gettare un ponte alle regioni dopo la manovra?
Il percorso io l’ho già iniziato e con la manovra non c’entra. Qui l’obiettivo è rafforzare la programmazione e integrare i diversi livelli, riducendo la parcellizzazione. Oltre a questo tema dovremo confrontarci sul federalismo.
C’è un nesso fra questo piano dei fondi per il sud e il federalismo?
Dobbiamo sbloccare la spesa dei fondi strutturali nazionali ed europei, vecchi e nuovi, perché questa dovrà risultare una componente fondamentale delle politiche perequative nord-sud all’interno del riassetto federalista. fondamentale oggi e lo sarà in prospettiva, considerando il dibattito in sede comunitaria sulla necessità di proseguire la politica regionale di coesione oltre la scadenza del 2013. Noi siamo su questa posizione, che oggi sembra prevalere e che abbiamo rappresentato al commissario Hahn giovedì scorso sia io che Tremonti.