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 2010  luglio 04 Domenica calendario

ANCHE I MINISTERI COSTRETTI ALLO SPRINT

«Una tempesta in un bicchier d’acqua». Così ieri il governatore della Sicilia Raffaele Lombardo ha provato a ridimensionare la polemica Tremonti-Sud nata venerdì sui fondi europei. In realtà, con la prospettiva di rimodulare le risorse dove possibile e di rivedere le strategie quando scatterà la nuova programmazione dal 2014, il dibattito sembra solo agli inizi. Partiamo dai numeri.
La gestione dei fondi comunitari 2000-2006 è stata deludente, per Banca d’Italia «ha avuto nel nostro paese un impatto relativamente limitato» e risultati migliori hanno ottenuto Francia, Germania, Spagna. La programmazione in corso – 2007-2013 – è partita con il freno tirato. L’Italia è destinataria di 28,8 miliardi di fondi strutturali (fondo sociale e fondo di sviluppo regionale) ai quali ha aggiunto come cofinanziamento nazionale 31,5 miliardi. In tutto oltre 60 miliardi. Di questo grande "tesoretto", circa 44 miliardi sono destinati al Sud (Obiettivo convergenza) e 16 a centro-nord più Sardegna (Obiettivo competitività).
Tremonti si è soffermato sui circa 44 miliardi assegnati al Mezzogiorno che a tre anni e mezzo dall’avvio del programma, quindi a metà strada, fanno segnare una spesa di 3,6 miliardi (8,2%). Se si considera invece la totalità dei fondi Ue, inclusi quelli per il centro-nord, si sale ma solo di quattro punti percentuali (12,3%). La Spagna fa appena meglio, mentre la Francia supera il 15% e la Germania sfiora il 20%.
Per entrare nel vivo della polemica tra il ministro dell’Economia e i governatori bisogna però fare un’ulteriore valutazione. Dei 43,6 miliardi destinati al Sud, infatti, 32,7 sono gestiti direttamente dalle regioni mentre 10,9 costituiscono la dote dei Programmi operativi nazionali affidati a cinque ministeri: Istruzione e ricerca, Sviluppo economico, Ambiente, Infrastrutture, Interno. Le criticità nella spesa di fondi europei, pur con evidenti differenze e picchi nelle regioni, finiscono dunque per essere spalmate su diversi livelli di governo.
Fondo aree sottoutilizzate
La possibilità di fare ordine nei fondi europei è solo uno dei due obiettivi che il governo accarezza ormai da diversi mesi. Al centro delle strategie per il Mezzogiorno ci sono anche le risorse Fas, cioè finanziamenti nazionali.
Il bilancio di quelle gestite dalle regioni nel periodo 2000-2006, con un livello di spesa del 40%, è giudicato insoddisfacente da Tremonti e Fitto. C’è da rimettere in gioco ciò che non è stato programmato.
A questo si aggiunge una dote intorno a 12 miliardi – secondo stime in corso di aggiornamento – costituita dalle risorse 2000-2006 liberate coprendo con le risorse ordinarie i "progetti sponda" inseriti inizialmente nella programmazione comunitaria. Al tempo stesso sono ancora fermi al Cipe i piani regionali del Fas per il periodo 2007-2013: 14 miliardi destinati alle regioni meridionali (tutte meno la Sicilia che ha un piano già approvato).
La qualità della spesa
Fin qui i numeri e le risorse in campo per il piano Sud. Ma i calcoli non bastano. Il governo mira infatti alla concentrazione per migliorare la qualità degli interventi fino ad oggi caratterizzati da un’eccessiva frammentazione. Si punterà in larga misura a grandi opere come le infrastrutture ferroviarie. Le Regioni, responsabili in prima battuta del numero eccessivo di progetti, ricordano però al governo che spesso i fondi strutturali sono stati impiegati in micro-interventi, anziché per grandi opere, solo per sostituire risorse ordinarie (cioè a carico dello stato) in costante calo. Fino all’ultimo Dpef, che non l’ha confermata, esisteva una soglia minima per la spesa in conto capitale destinata al Mezzogiorno. Il target era del 41%, nel biennio 2008-2009 si è scesi al 35 per cento. sempre più in bi-lico così il principio di addizionalità – pilastro della politica comunitaria di coesione – in base al quale i fondi Ue non possono sostituire le spese pubbliche ordinarie di uno stato membro.