Lorenzo Cremonesi, Corriere della Sera 04/07/2010 Maria Luisa Agnese, Corriere della Sera 04/07/2010, 4 luglio 2010
2 articoli - CAPE D’ANTIBES, 1923 NASCONO LE VACANZE INVENTATE DAGLI ARTISTI – Cap d’Antibes, luglio 1923, ci vuole una coppia di ricchi artisti americani per scoprire il mare della Costa Azzurra d’estate
2 articoli - CAPE D’ANTIBES, 1923 NASCONO LE VACANZE INVENTATE DAGLI ARTISTI – Cap d’Antibes, luglio 1923, ci vuole una coppia di ricchi artisti americani per scoprire il mare della Costa Azzurra d’estate. Sono Sara e Gerald Murphy, figli della miglior aristocrazia statunitense, emigrati da New York a Parigi, entrati in contatto con il fior fiore dei circoli artistico-letterari di Montparnasse, e curiosi di sperimentare il nuovo nell’incanto del Mediterraneo. Precorritori delle vacanze al mare, inventori dell’abbronzatura e dell’evasione nella natura. Tra i giovani futuristi rivoluzionari e cubisti sperimentali restava prevalente l’antico cliché, per cui pallido e grasso fanno ricco, mentre il povero resta magro e abbronzato. «Sono Sara e Gerald a diffondere un progetto considerato al tempo un po’ folle: passare l’estate sul bordo del Mediterraneo, approfittare del sole bollente e di questa immensa distesa d’acqua salata nella quale allora nessuno pensava di venire dalla città per nuotare», nota Libération sull’ultimo supplemento letterario. Sarah ha 40 anni, Gerald 35, partono da Parigi verso il meridione insieme ai tre figli piccoli. Il 3 luglio convincono il proprietario dell’Hotel du Cap a restare aperto durante l’estate. L’idea di vacanza per le élite europee ha già un secolo di vita (si allargherà alla masse negli anni Trenta). Ma non quella del godere del mare nel torrido dell’estate. I clienti dell’hotel d’abitudine tra giugno e settembre si trasferiscono nei resort sulla costa atlantica. Il più antico, costruito nel 1822, si trova presso le dune sabbiose e battute dal vento a Dieppe, affacciato sulla Manica. Gli americani convincono la famiglia molto discreta di un diplomatico cinese a restare. Poi invitano gli amici a raggiungerli. Tra loro c’è lo scrittore americano John Dos Passos, che nel suo libro intitolato guarda caso «La bella vita» ben descrive quella piccola rivoluzione: «I francesi e gli inglesi che usavano frequentare la Riviera durante l’inverno sarebbero morti pur di non venirci d’estate. Il posto appariva troppo caldo. Eppure, per noi americani, le temperature sembravano perfette, i bagni deliziosi, e Antibes era il piccolo porto provinciale e vergine che noi avevamo sognato di scoprire. Il culto del sole era appena cominciato». Un altro che si unisce alla compagnia è Pablo Picasso, che nei suoi quadri del periodo prende spesso a soggetto Sarah. Poi arrivano Jean Cocteau, Igor Stravinsky, Fernand Legér. E un ospite d’eccezione: Ernest Hemingway, che più tardi si rifarà alla coppia per descrivere i caratteri del suo «Il giardino dell’Eden». Anche Scott Fitzgerald ci arriva con la compagna Zelda. Gode delle passeggiate sulla spiaggia. Nuotano poco, ma fanno i bagni di sole e lunghe letture all’ombra di pini marittimi. Sarah e Gerald saranno i personaggi centrali del suo «Tenera è la notte». Il romanzo apre con la descrizione di un palazzo che evoca l’Hotel du Cap: « a metà strada tra Marsiglia e la frontiera italiana, un grande hotel dall’intonaco rosa che si erige orgogliosamente sul bordo di una costa affascinante... Un piccolo gruppo di persone eleganti e celebri lo hanno scelto di recente per trascorrervi l’estate». In verità non sono iMurphy i primi stranieri a «inventare» le bellezze della vacanza estiva sulla Riviera. Sembra siano stati i soldati americani durante la Prima guerra mondiale a scoprire lo charme di questo paradiso allora sconosciuto. Ma senza i Murphy e l’alone di fascino creato attorno a loro dagli amici artisti il mito non sarebbe diventato tanto potente. Acqua cristallina, spiagge vuote, mulattiere difficili, nessuna linea telefonica. Gerald si alza presto la mattina per dipingere, poi tutti alla spiaggia, dove vengono organizzati giochi senza fine, divertissement letterari, accompagnati da pesce appena pescato e vino bianco tenuto fresco nei pozzi. l’idealtipo della vacanza perfetta. Certo diversa dal ritratto che ne fornisce l’ultima edizione del settimanale Le Point: una Costa Azzurra sovrappopolata e dominata dagli eccessi. Le ville che costano sui 50 milioni di dollari sono all’80 per cento comprate dai nuovi miliardari russi. Un emiro del Golfo ha di recente pagato 25.000 euro per una bottiglia di cognac all’hotel Metropol di Monaco. In maggio Elton John ne ha sborsati 38.000 a notte per la nuova suite all’Hotel Majestic di Cannes. Lorenzo Cremonesi MA AI BAGNI DI VENEZIA C’ERA GIA’ MANN - E in Italia chi e quando ha scoperto gli ozi vacanzieri? In realtà i grandi talent scout delle potenzialità della penisola sono stati gli inglesi, che nelle tappe del gran tour si fermarono in Liguria colonizzandola per i loro svaghi nelle sue due punte estreme, nella zona intorno a Bordighera ribattezzata da De Amicis Paradiso degli inglesi, e nel golfo della Spezia da allora e per sempre Golfo dei poeti, dove Byron fece la famosa traversata a nuoto da Portovenere a San Terenzo e Shelley riceveva a Villa Magni gli amici scrittori dal mondo. Poi, con il nuovo secolo, il grande pubblico internazionale partì alla scoperta di tutta la Riviera, e presto elesse come quartier generale Portofino. Ma nel Paese dei tanti campanili anche le vacanze hanno più di una capitale. Dopo la Liguria gli inglesi scesero a Forte dei marmi, nel frattempo scelta come luogo di villeggiatura anche dalla vicina nobiltà fiorentina. Nella villa dei Contini Bonacossi si consumavano le prime ferie letterarie, da Milano arrivava Eugenio Montale con la moglie Drusilla (per lui «Mosca») per serate di ozio e di cultura con altri intellettuali e melomani. Sulla spiaggia profonda e piatta i numerosi bambini Agnelli si bruciavano la pelle al sole nonostante avessero, come ha raccontato Susanna nel suo libro «Vestivamo alla marinara», una tenda tutta per sé, distinta da quella dei grandi, e la terribile governante Miss Parker contasse iminuti delle loro esposizioni. A Venezia intanto sulla spiaggia del Lido frequentata anche da Thomas Mann (che all’hotel des Bains ambientò il suo «Morte a Venezia») vicino al primo stabilimento balneare (1857), sorgevano i bianchi capanni con tenda e veranda, dove nel tempo le elite internazionali avrebbero consumato i riti più sontuosi della villeggiatura. E Capri, prima di diventare il crocevia di tutta la bella società, aveva accolto a lungo l’esule Maxim Gorky che nella primavera del 1908 ospitò Vladimir Lenin con cui, nonostante le divergenze politiche, si intratteneva in serrate partite a scacchi davanti al mare dell’isola. Sulla vicina costiera amalfitana, tanto amata da Gore Vidal (neo-signorotto di Ravello), Jacqueline Kennedy con una piccola corte parentale passò una villeggiatura estiva indimenticabile in luoghi esclusivi e democratici insieme, con le donne del luogo che la chiamavano familiarmente Jacquelì. Succedeva quando la vacanza non voleva dire ammassarsi chiassosamente in un delirio di stress, ma cercare di ritrovarsi in luoghi dell’altrove e dell’anima. Maria Luisa Agnese